Anche nel nuovo film, Isle of Dogs, Wes Anderson continua a ricorrere al suo modo del tutto particolare di realizzare film, in questo caso per raccontare la storia di un giovane ragazzo giapponese che va alla ricerca del suo amato cane, dopo che tutti i cani sono stati esiliati su un’isola-discarica. Il cartone in stop-motion è costruito con elementi intrisi di quello stile andersoniano che il pubblico ormai si è abituato a vedere sul grande schermo.
Tuttavia, fondamentale è stato il contributo di Kunichi Nomura, un attore, scrittore e personaggio radiofonico che ha partecipato al progetto in qualità di co-sceneggiatore per contribuire al rispetto dell’aderenza allo stile giapponese, fondamentale all’interno del film film.
Nomura e il suo importante punto di vista in Isle of Dogs
Nomura si è unito al progetto di Isle of Dogs dopo che Anderson e il suo team avevano sviluppato la storia, ma non è del tutto estraneo alla compagnia Anderson-Coppola. È comparso nel precedente Grand Budapest Hotel così come in Lost in Translation di Sofia Coppola. Nell’ultimo film di Wes Anderson però ha rivestito un ruolo più importante, offrendo un punto di vista per assicurare che il film fosse vicino alla cultura giapponese e in modo corretto.
“Abbiamo avuto un’idea chiara su quello che volevamo fare”, ha dichiarato Nomura, “Ho aiutato a renderlo autentico pur mantenendo la sua visione”.
Wes Anderson contro il whitewashing
Hollywood non ha fatto una gran figura con la sua operazione di “whitewashing” e di appropriazione della cultura asiatica: per ricordare qualche esempio basti pensare ad alcuni ruoli assegnati ad attori e attrici hollywoodiane dai lineamenti ben poco orientali come Emma Stone in Aloha, Scarlett Johansson in Ghost in the Shell e Matt Damon in La grande muraglia.
Con Isle of Dogs, Anderson ha fatto lo sforzo invece di evitare questa trappola estetico-culturale grazie all’aiuto di Nomura. In quanto nato in Giappone, Nomura ha detto che Wes Anderson ha chiesto se potesse collaborare al suo progetto e che non esitava mai a rivolgersi a lui per curare i dettagli del film. E ancora, i personaggi giapponesi presenti in Isle of Dogs sono doppiati da personaggi giapponesi che parlano nella loro lingua, spesso senza sottotitoli. Tra questi ci sono Koyu Rankin, Yoko Ono e lo stesso Nomura. Invece, tutti i cani e alcuni personaggi particolarmente ambigui sono doppiati da americani. Questo offre un senso di maggiore autenticità che, a detta di Nomura, Anderson ha sperato di ottenere con la sua favola originale di cani esiliati.
A Nomura è piaciuta la storia: “la prima bozza era interessante” e ha pensato che quella era una storia che poteva essere ambientata in Giappone. “Pensavo che sarebbe stato difficile essere l’unica persona giapponese nel team”, ma era entusiasta di contribuire nel rendere i dettagli della storia come i dialoghi e l’estetica del film in generale il più raffinati possibile.
Un ruolo importante inaspettato
Nomura vive a Tokyo e mentre stava là ha reclutato diversi altri attori giapponesi per dare voce a diversi personaggi del film. Alla fine è stato lui ad essere scelto per dare voce al personaggio del malvagio Kobayashi, cosa che non si aspettava.
“È stato divertente, Wes mi ha chiesto di dare la voce al più importante dei personaggi giapponesi”, ha raccontato, “Alla fine, Wes ha detto che la mia voce suonava come quella del diabolico sindaco e ho chiesto ‘credi che sia un cattivo?’”.
Nomura è stato contento di contribuire all’autenticità della cultura giapponese nella storia di Isle of Dogs e crede che tutti l’ameranno. “Questa è una storia molto diretta su un ragazzo e sul suo cane”, ha detto, “è avventuroso e commuoverà bambini e adulti. Le persone lo ameranno in modi diversi”.
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Fonte: Deadline