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La verità

Venezia 76: recensione di “Le Verità” di Kore-eda Hirokazu

La 76esima Mostra d’Arte Cinematografica Internazionale di Venezia accoglie in Concorso il cineasta giapponese Hirokazu Kore-eda offrendogli l’onore di aprire le danza con Le verità, la sua prima produzione al di fuori dei suoi confini e con cast internazionale.

Le verità: la sinossi

Fabienne (Catherine Deneuve) è un’attrice molto famosa e richiesta del cinema francese. Nel periodo in cui viene pubblicata la sua autobiografia, dal titolo “La verità”, viene raggiunta nella casa di Parigi dalla figlia Lumir (Juliette Binoche) insieme al marito (Ethan Hawke) e figlia. L’incontro tra madre e figlia si trasforma ben presto in un confronto/scontro tra le due: le verità nascoste verranno a galla.

Le verità: le nostre impressioni

Per il primo film fuori dai suoi confini, Hirokazu Kore-eda sceglie una sua vecchia sceneggiatura scritta per una piéce teatrale e la riadatta per il grande schermo.

Come già successo molte volte nei suoi lavori più illustri, anche in Le verità il centro nevralgico della storia sono le dinamiche familiari. Tra detto e non detto e segreti taciuti, Kore-eda inquadra con la sua lente d’ingrandimento ciò che accade all’interno di una famiglia matriarcale francese. Una madre ingombrante e diva, come lo è il personaggio della Deneuve, riceve la figlia a casa nel periodo in cui sta uscendo nelle libreria la sua autobiografia, sapendo bene che alcune cose inserite nel libro verranno a galla e andranno affrontate.

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Non tutto quello che è presente nell’autobiografia di Fabienne è vero. Perlomeno per la figlia. Ma la verità è un concetto astratto, volatile e di scarsa importanza a sentire quel che afferma il personaggio della Deneuve. Kore-eda, anche sceneggiatura, cerca il più delle volte di immettersi nella commedia piuttosto che nel dramma, terreno a lui più abituale. Peccato però che i dialoghi, al netto di qualche battuta anche metacinematografica, siano scarsamente brillanti e poco incisivi. Si ha quasi la sensazione di assistere ad una versione soft e meno cinica – soprattutto meno riuscita – di alcuni film di Olivier Assayas (su tutti Il gioco delle coppie e, ancor di più, Sils Maria).

Il lato emotivo e poetico presente nei precedenti lavori di Kore-eda qui viene meno. E dire che ad un certo punto il giapponese fa dire al personaggio di Fabienne che “il cinema ha bisogno di poesia”.

Al termine dei 106 minuti di durata si resta con una sensazione di insoddisfazione, quasi come se il film, al netto di qualche dialogo un po’ più brillante di altri, non fosse mai partito ed “esploso”.

Le verità

Valutazione globale - 5.5

5.5

Kore-eda con il freno a mano

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Le verità: dichiarazioni e curiosità

In conferenza stampa il regista Palma d’Oro ha dichiarato che “sicuramente in questo film come negli altri miei c’è una dimensione di dramma famigliare, ma in questo caso quello che mi interessava principalmente era il rapporto fra queste due donne, questa madre e questa figlia che non arrivano ad una risposta sul loro rapporto, ma cercando di andare avanti accettando la presenza una dell’altra. La magia e la bugia sono gli elementi che contraddistinguono queste relazioni.

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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