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Ethan Hawke e Noomi Rapace

Rapina a Stoccolma: recensione del film con Ethan Hawke e Noomi Rapace

Rapina a Stoccolma è un film del 2018 del regista canadese Robert Budreau, autore in precedenza del film sul jazzista Chet Baker Born to blue (2015), in cui compare di nuovo Ethan Hawke. Il film ha ottenuto dei riconoscimenti ai Canadian Screen Awards 2019 tra cui quello per la migliore sceneggiatura. Ethan Hawke ha ottenuto il premio per il miglior attore al Method Fest Independent Film Festival 2019.

Rapina a Stoccolma: la sinossi

Ethan Hawke

1973. Un bizzarro rapinatore, Lars Nystrom (Ethan Hawke), irrompe nella Kreditbank di Stoccolma e si barrica dentro con tre ostaggi, due donne, Bianca Lund (Noomi Rapace), moglie di Christopher (Thorbjorn Harr), e madre di due bambini, e Klara Mardh (Bea Santos), oltre ad un uomo (Elov Erikson). Nystrom chiede e ottiene la liberazione dal carcere del suo amico Gunnar Sorensson (Mark Strong), che si unirà quindi al quartetto asserragliato nella banca. Col passare del tempo gli ostaggi si accorgono che Nystrom non è poi così cattivo iniziando a familiarizzare coi malviventi fino a prenderne le parti ed affermare di fidarsi più di loro che della polizia. In particolare nasce una forte empatia tra Nystrom e Bianca Lund, mentre i giorni passano e il braccio di ferro tra la polizia, capitanata dal comandante Mattsson (Christopher Heyerdahl) e i due malviventi, che tentano di ottenere un’auto Mustang, soldi e giubbotti antiproiettile per fuggire, entra nel vivo.

Rapina a Stoccolma: le nostre impressioni

Il film racconta una storia realmente accaduta. Rapina a Stoccolma, pur nella sua veste compassata, potremmo dire molto svedese, dalla quale si sottrae solo l’ottimo Ethan Hawke, efficace nei panni dello spostato iniettato da una vena di velleitarismo romantico, raggiunge l’obiettivo di interessare lo spettatore. La storia infatti è sfiziosa e da una bella mano al regista nell’attrarre l’occhio dello spettatore: la storia d’amore tra il malvivente e la sequestrata, riproposta in più di un’occasione, nasce in realtà qui, nel 1973, prendendo il nome per l’appunto di Sindrome di Stoccolma, e possiede un indubbio fascino drammaturgico.

Il male e il bene qui giocano a invertirsi e ad attrarsi, il cocktail è di quelli forti, anche se il regista tutto sommato pare annacquarli, non sembra convinto che la pulsione che attrae Noomi Rapace, pur brava nel rappresentare l’inquietudine a tratti comica di un’azzimata casalinga svedese alle prese con una situazione così estrema, e Ethan Hawke (nella storia vera la sindrome di Stoccolma interessò prevalentemente l’altro malvivente) sia poi troppo seria. Il finale infatti appare raffreddato e deludente.

Nel complesso il film risulta troppo schematico, e la recitazione degli attori, eccetto i due protagonisti, non sembra andare oltre una sensazione di superficialità. Gli altri nodi che potevano aggiungere pepe a questa storia inoltre, le diadi capo della polizia-Lars Nystrom, Bianca -marito e quello trai due malviventi Nystrom e Sorensson in realtà appaiono piuttosto opachi, eccetto una scena ironico-culinaria tra Bianca Lund e il marito Christopher . Sarà che forse fin da subito il regista calca la mano sugli aspetti eccessivi e grotteschi di questa storia, e tutto ciò anche se strappa qualche risata tende poi a risultare un freno per lo sviluppo del film, a causa dello stile probabilmente troppo tiepido di Budreau, che pare quasi scimmiottare la sit-com televisiva in alcuni frangenti.

Rapina a Stoccolma

Valutazione globale - 5.5

5.5

Interessante, ma troppo compassato

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Rapina a Stoccolma: giudizio in sintesi

Una scena di Rapina a Stoccolma

Rapina a Stoccolma è un film che trae linfa dalla sfiziosa vicenda realmente accaduta che racconta, ma purtroppo risulta essere troppo compassato e schematico per funzionare davvero, e anche gli attori, con le lodevoli eccezioni dei protagonisti Bianca e Lars interpretati da Ethan Hawke e Noomi Rapace, in particolare Hawke molto brioso, si accodano al clima generale. Peccato perché il film comunque riesce a interessare e a strappare qualche risata sfruttando in chiave ironico-grottesca gli aspetti estremi della storia, anche se questo a lungo andare forse costituisce un limite per il film.

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About Tommaso Perissi

Scopre la magia del cinema d'autore verso la fine degli anni 90 grazie ad una videoteca vicino alla stazione di santa maria novella che offre titoli ancora in vhs...poi frequenta saltuariamente vari cineforum in giro per la città

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