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Isle of Dogs

Isle of Dogs le nostre impressioni sul film di apertura della Berlinale 68

È oramai iniziato il Festival di Berlino, che quest’anno ha deciso di aprire le danze con l’ultimo film del talentuoso regista texano Wes Anderson, Isle of Dogs, film d’animazione in cui è il mondo animale a farla da padrone. Ora, che cosa hanno tra loro in comune un’isola della spazzatura, abitata da cani e il Giappone? Non molto, come concorda Wes Anderson. Ma per il regista era una sfida tentare di trovare un punto di unione tra due idee così diverse; e ci è riuscito anche grazie alla sceneggiatura di Roman Coppola, Jason Schwartzman e Kunichi Nomura. Il risultato è un film sulla scoperta di sé stessi, sulla lealtà e, secondo alcuni, una parabola sul tema, oggi caldissimo, della condizione dei rifugiati nel mondo.

Isle of Dogs: la sinossi

Isle of DogsLa storia è ambientata 20 anni avanti nel futuro in una metropoli di finzione del Giappone, chiamata Megasaki City. Il sindaco, Kobayashi (Kunichi Nomura), dato il suo odio per i cani, decide di deportarli tutti in massa nell’Isola della Spazzatura, discarica a cielo aperto nelle acque fuori dal porto della città. Il primo a compiere il viaggio è il cane Spots (Liev Schreiber), la guardia del corpo del nipote dodicenne di Kobayashi, Atari (Koyu Rankin).Il ragazzino, non potendo sopportare di essere separato dal suo cane, presto escogita un piano per sbarcare sull’isola e salvare il suo fido compagno.  Una volta arrivato, Atari incontra altri cani: Chief (Bryan Cranston), Rex (Edward Norton), Duke (Jeff Goldblum), Boss (Bill Murray) e King (Bob Balaban). Il branco lo accompagna alla ricerca di Spots, anche se il perfido Kobayashis tenterà più e più volte di stanare il ragazzino e la sua squadra di ricerca canina.

Isle of Dogs: le nostre impressioni

Isle of DogsIl film di Wes Anderson è un’impresa coraggiosa, che porta i segni inconfondibile di questo regista unico nel suo genere. La trama tuttavia procede a tratti incespicando, soprattutto nel delineare il carattere dei personaggi. Il focus della narrazione è tenuto infatti distante dal branco di cani che aiuta Atari per oltre la metà della durata della storia, per poi essere improvvisamente approfondito solo nelle battute finali. Lo sviluppo di alcune figure inoltre sembra esser unicamente funzionale alla risoluzione degli eventi, facendo sì che il film si allontani progressivamente da quelle che sembravano le sue intenzioni iniziali, ossia il viaggio sull’ Isola della Spazzatura per cercare il cane Spots. Ed è decisamente un peccato, tanto più perché nella storia di Anderson è sotteso un messaggio importante.

Non è una coincidenza che i cani esiliati sull’isola ci ricordino da vicino l’immagine dei rifugiati, girovaghi in un mondo che non vuole accoglierli. Nella realtà descritta da Anderson infatti, da un lato ci sono i cani che si muovono tra rifiuti radioattivi, tsunami e terremoti, mentre dall’altro il perfido Kobayashi si erge a sorta di occhio del Grande Fratello, che tutto scruta e controlla attraverso enormi schermi dai quali si rivolge alla folla.

isle of dogsChi siamo e chi vogliamo essere? – si chiedono i cani e lo fanno perchè sono consapevoli dell’ambiente in cui vivono e conoscono molto bene la loro precaria condizione. La loro dipendenza dagli umani e il loro disaccordo con essi si traduce così in una potente parabola che riguarda la nostra società. E il finale, incentrato sull’inevitabile confronto tra Kobayashi e gli emarginati canini, diventa un momento di riscatto per coloro che agli occhi altrui sono definiti gli emarginati e i “diversi”, anche se ad esserlo sono nella fattispecie delle creatura a quattro zampe.

Isle of Dogs

Un film d'animazione per riflettere - 8

8

Un film d'animazione per riflettere

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Isle of Dogs: curiosità dal film

Isle of DogsIsle of Dogs è il secondo film di animazione di Anderson, dopo Fantastic Mr. Fox. Inspirato allo stile del regista giapponese Akira Kurosawa e a quello del genio dell’animazione nipponica, Hayao Miyazaki, Anderson riesce a infondere vita ai suoi personaggi attraverso una tecnica di stop motion molto simile a quella di Miyazaki. I pupazzi canini sono infatti animati attraverso un processo elaborato, capace di restituire un’efficace illusione del movimento. Ma il film è notevole non solo per le tecniche di animazione, ma anche per le voci scelte per doppiare i personaggi. Bryan Cranston, Edward Norton, Liev Schreiber, Bill Murray, Jeff Goldblum, Scarlett Johansson e Tilda Swinton sono solo alcuni dei nomi che hanno dato la voce ai cani di Isle of Dogs.

Il tutto all’interno di una scelta artistica interessante per quanto bizzarra. In tutto il film sono solo i cani a parlare in inglese, mentre tutti gli esseri umani si esprimono in giapponese e attraverso sottotitoli. Per rendere comprensibile questo aspetto del film, i creatori della storia si sono avvalsi di alcuni trucchi. Ad esempio hanno riportato i sottotitoli all’interno di alcuni dialoghi, oppure li hanno riproposti attraverso le parole di alcuni commentatori TV e studenti di lingua inglese. Il che trasforma Isle of Dogs davvero in un mirabolante viaggio dei capovolgimenti, che rende onore alla creatività di un regista inimitabile come Anderson.

A cura di Susanne Gottlieb

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About Biancamaria Majorana

Scrittrice occasionale, irriducibile amante del cinema e delle serie TV, ma sopratutto curiosa per vocazione. Ho scoperto il cinema che non ero più piccolissima, ma ho fatto del mio meglio per recuperare il gap e oggi consumo voracemente film e serie televisive ogniqualvolta mi sia possibile. Non sono certa di nulla, ma di una cosa sono sicura: abbiamo tanto bisogno di storie, se belle ancora meglio!

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