- scheda e trailer
- recensione
DATA USCITA: 08 giugno 2017
GENERE: Biografico, Drammatico
REGIA: Natalie Portman
NAZIONALITA’: Israele, USA
ATTORI: Natalie Portman, Gilad Kahana, Amir Tessler, Ohad Knoller, Makram Khoury, Shira Haas, Tomer Kapon
Trama: Sognare è Vivere è basato sui ricordi di Amos Oz, cresciuto a Gerusalemme negli anni precedenti alla nascita dello Stato di Israele con i suoi genitori: il padre Arieh, studioso e intellettuale e la madre Fania sognatrice e poetica. La sua era una delle numerose famiglie ebree scappate in Palestina dall’Europa negli anni tra il 1930 e il 1940 per sfuggire alle persecuzioni. Arieh era cautamente ottimista nei confronti del futuro. Fania invece voleva molto di più. Dopo la paura della guerra e della fuga , la noia della quotidianità, opprimeva l’animo di Fania. Infelice della sua vita matrimoniale e intellettualmente soffocata, per rallegrare le sue giornate e divertire suo figlio Amos di dieci anni, Fania inventava storie di avventure, viaggi nel deserto. Amos era rapito quando le leggeva poesie e gli spiegava le parole e la lingua in una modo che avrebbe poi influenzato la sua scrittura e la sua stessa vita. Quando l’indipendenza non portò il rinnovato senso della vita che Fania aveva sperato, la donna scivola nella solitudine e nella depressione. Incapace di aiutarla, Amos deve imparare a dirle addio prima del tempo. Mentre assiste alla nascita di una nazione, deve cominciare ad affrontare un suo personale nuovo inizio.
Sognare è vivere: aspettative e premesse
Premettendo che non ho letto il libro da cui è tratto il film (Una storia di amore e di tenebra), il best seller internazionale scritto dallo scrittore israeliano Amos Oz nel 2004 e pubblicato in Italia dalla Feltrinelli, prima di vedere il film avevo tuttavia seguito Natalie Portman, la sua storia personale e lo sviluppo di questo film.
La Portman, che tanto aveva amato il libro di Amos Oz, è sia sceneggiatrice che regista e interprete protagonista di Sognare è vivere.
In un’intervista ha dichiarato:
Si tratta della nascita di uno scrittore, dovuto al vuoto che sua madre ha lasciato, racconta di un vuoto che lui deve riempire con le parole e storie. C’è una forte tensione tra loro: lei lo spinge a creare ma gli concede anche lo spazio che lui ha bisogno di riempire. Questo abbandono così assurdo è devastante. Ma è anche un’opportunità di crescita e sua madre gli fornisce gli strumenti per coglierla.
È proprio il rapporto tra lo scrittore e sua madre Fania, morta suicida all’età di soli 38 anni, che mi incuriosiva. Amos Oz ha scritto il suo romanzo all’età di sessant’anni e la madre, nei suoi ricordi, è sia musa sia vittima di un passato doloroso. Fania (Natalie Portman) è anche vittima del suo presente e di quella (terra) promessa ancora ostile e precaria. Insomma mi sembrava un film molto catartico, dove il protagonista-bambino, nel rivivere la vita della madre, soppesa anche il suo sviluppo di scrittore, di artista e di israeliano. Temi molto cari alla Portman, nata in Israele e cresciuta negli States. Una storia “edipica” di amore e impotenza, di tenerezza e vulnerabilità.
Sognare è vivere: analisi di regia e sceneggiatura
Devo ammettere che ho molto ammirato l’opera prima di Natalie Portman, la direzione è straordinaria, una fotografia molto poetica e delicata con colori vagamente seppiati e sbiaditi, proprio come delle foto degli anni 40. Il film è molto giocato sui toni di luce e di ombra, spazi chiusi e angusti, case piene di libri e vicoli stretti di pietra, cortili bui e fangosi che aumentano il senso di soffocamento che visse Fania.
La musica di sottofondo un po’ araba, un po’ yiddish, e sopratutto classica, aumenta l’effetto poetico e drammatico di questo film. L’attrice che in versiome originale recita in ebraico, è intensa e al tempo stesso lieve e interpreta un’eroina del tempo, vista con gli occhi – e l’ammirazione – di suo figlio. E’ lei effettivamente l’interprete principale di questo film.
Nonostante la voce senile fuori campo ricordi sensazioni e “fotografie”, piu’ che gli avvenimenti del periodo, nella visione di Amos Oz l’alba del giovane Stato di Israele è coinciso con il tramonto della sua innocanza.
L’autore è rappresentato in tre fasi della sua vita: da bambino durante l’assedio di Gerusalemme, da adolescente quando decise di entrare in un kibbutz, e da anziano nel ricordare le fasi della sua vita. Il padre invece è rappresentato come un ebreo colto ma ottuso, che, troppo preso dal suo lavoro, non riconosce nella moglie i segni della sofferenza. Madre e figlio, uniti nell’amore per la semantica e i significati delle parole ebraiche, raccontano una storia nella storia, in cui la lingua è praticamente un personaggio con un certo spessore.
Sognare è vivere, il mio giudizio
Natalie Portman proprio la sua presenza, così bella e intensa, e per il suo talento notevole ruba la scena a un film che vuole essere momento autobiografico, un ricordo doloroso e terapeutico di un autore che analizza insieme alla storia della sua famiglia, anche il suo destino di scrittore.
La madre di Amos Oz, proveniente da una facoltosa famiglia polacca, era colta ma sottomessa ad una cultura e ad un ruolo familiare che le stava tanto stretto da portarla alla depressione più profonda ed infine al suicidio.
Il punto di vista di Oz-bambino trasmette amore, la compassione e l’empatia nei confronti delle persone che hanno fatto parte della sua vita. È un’esplorazione dei personaggi priva di giudizio.
Ho quindi trovato la presenza della Portman troppo “ingombrante” per raccontare una storia così personale. Laddove la star di Hollywood, seppur impeccabile, ruba la scena a tutti i personaggi che le girano intorno. Attori anonimi e sconosciuti.
Per concludere, Sognare è vivere è dai colori desaturati e virati al seppia (quasi un bianco e nero), rendono il film bello ma pesante. Un film notevole ma “invernale”, da domenica di pioggia insomma…
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Sognare è vivere
Valutazione globale
Un film intimo e colto