Uno dei film più attesi a questa trentacinquesima edizione del Torino Film Festival era sicuramente Morto Stalin se ne fa un altro (The Death of Stalin), e l’attesa è stata ripagata con un film satirico di altissimo livello, recitato da un cast di primordine e che tiene lo spettatore incollato sulla poltrona per le quasi due ore di film, a districarsi tra i retroscena della Storia, ridendo amaramente.
Morto Stalin se ne fa un altro, sinossi
Siamo alla fine dell’epoca del terrore di Stalin e il grande vecchio si trova sul letto di morte. Questa situazione scatena tutti gli avvoltoi del politburò in una serrata lotta alla successione, tra ortodossia di partito, corsa al potere, imbarazzi e residui di un’epoca di terrore e soprattutto meschinità, debolezze umane e comicità involontaria nel vedere tutte queste cose sommate insieme in personaggi solo all’apparenza irreprensibili e di grande statura politica.
Morto Stalin se ne fa un altro, impressioni e commenti
Morto Stalin se ne fa un altro, traduzione un po’ imbarazzante di The Death of Stalin, è un film che affascina, perché la comicità nera di Iannucci, il suo voler descrivere la meschinità dell’essere umano che si cela dietro la facciata dei regimi totalitari è intelligente, divertente e, sfortunatamente, molto rara di questi periodi sia al cinema, sia in televisione.
Il film del regista scozzese tiene l’attenzione dello spettatore altissima per tutto il film, non ci sono pause, il ritmo è forsennato ma tutto si segue incredibilmente bene, tra risate scroscianti e sorrisi amari, che si inseriscono con grande naturalezza tra scene di una violenza incredibile, senza però ridurre quest’ultima a qualcosa di banale, ma inserendo il grottesco nell’orrore si riesce ad ottenere una miscela che non minimizzano la storia, ma minimizza gli uomini che ci sono dietro a questa storia, calandoli dai piedistalli per farli vedere nella loro intera bassezza e cinica debolezza.
Il cast del film è di primordine, con prestazioni superbe tra le quali è difficile citare qualcuno di più bravo degli altri, dalle perle di Steve Buscemi e Jasoon Isaac, da Jeffrey Tambor a Rupert Friend e Michael Palin.
Un film da vedere, per scoprire dettagli dimenticati, per avere una visione più disincantata sui meccanismi del potere e ridere amaramente delle bassezze dell’essere umano.
genioMorto Stalin se ne fa un altro
valutazione globale - 8.5
8.5
Morto Stalin se ne fa un altro, curiosità
Il film, ancora prima di uscire, è stato al centro di molte controversie, rischiando addirittura la censura in Russia dove avrebbe rischiato di provocare molte violenze dovute alle “offese” ai nostalgici di Stalin (purtroppo ogni Paese ha gruppi che rimpiangono i ciarlatani).
Il film è liberamente ispirato a un graphic novel, La morte di Stalin, di Fabien Nury e Thierry Robins, che Iannucci stesso conferma, mentre faceva la sua ricerca sui regimi totalitari del XX secolo, essere stata un colpo di fulmine, non appena letta.
Iannucci inoltre, dice una frase che a nostro parere è decisamente interessante: “in un periodo in cui i Nazisti sono il Darth Vader del cinema moderno, nessuno pensa a quanto successo in Russia, forse un po’ perché comunque eravamo alleati nella seconda guerra mondiale e un po’ si faceva finta di non vedere.” A prescindere dal giudizio storico, per altro condivisibile, è anche interessante notare come in questi ultimi anni si siano prodotti centinaia di film sui nazisti cattivi (che hanno anche un po’ stufato) mentre sul folle regime russo, quasi nulla.
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