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The White Crow: Ralph Fiennes racconta Rudolf Nureyev nel suo nuovo film

The White Crow è il nuovo film di Ralph Fiennes che, dopo Coriolanus (2011) e The Invisible Woman (2013), lavora dietro e davanti alla macchina da presa per raccontare la storia di uno dei ballerini di danza classica più famosi di sempre, il sovietico Rudolf Nureyev.

The White Crow: sinossi

Oleg Ivenko in The White CrowRudolf Nureyev, nato da una famiglia povera su un vagone della transiberiana e cresciuto in un piccolo paesino nella gelida pianura dell’Unione Sovietica, si appassiona fin da piccolo alla danza. Entrato in una prestigiosa compagnia di danza, riesce ad andare a Parigi con i suoi compagni per esibirsi al Palais Garnier. Egli verrà notato dai maestri francesi e riuscirà, nonostante la rigida sorveglianza dei suoi accompagnatori, a socializzare con loro, costruendosi delle grandi, fondamentali amicizie.

The White Crow: le nostre impressioni

La storia di Nureyev interessa ed appassiona anche chi non è esperto di danza classica, è una storia di tenacia e di resistenza ambientata in un periodo storico controverso e difficile. L’Unione Sovietica degli anni ’60 viene mostrata come un sistema che offre delle possibilità, delle vie d’uscita, ma granitica in un meccanismo perverso di “do ut des” che taglia le gambe alle libertà personali e agli slanci individuali, alla trasgressione e all’anormalità. In altre parole, tarpa le ali ai “white crow(s)”, espressione usata, come ci viene spiegato subito, per indicare un individuo che si distingue radicalmente dagli altri, un outsider, un individuo che all’interno del rigido e socialista regime sovietico va tenuto sotto controllo. Se Nureyev balla, lo deve fare per la comunità, quella comunità che gli ha dato modo, nonostante le sue origini, di emergere, di distinguersi, ma solo per essere un illustre e fulgido esempio della patria, ma non per volare via da lei, per volare in cieli stranieri.

Una scena di The White CrowCon grande delicatezza e grazia, Ralph Fiennes, qui interprete come il maestro di danza che dà modo al talento di Nureyev di sbocciare in tutta la sua imperfetta unicità, tesse le fila di un film ben equilibrato e raffinato, caratterizzato da immagini molto nitide che valorizzano la recitazione dei bravissimi interpreti, lui incluso. Fiennes stesso spicca per la sua interpretazione di un personaggio generoso, impostato ma dimesso e fragile, sfoggiando con gran sorpresa un russo decisamente fluido, e molto puntuale è l’interpretazione che Oleg Ivenko dà del personaggio di Nureyev, un uomo dal carattere molto imprevedibile ma sensibile.

Per quanto sia interessante la storia e pulita la regia, il film pecca un po’ di mancanza di ritmo, un difetto che non rende meno difficile la fruibilità dell’opera, ma rende macchinoso il rapporto con i suoi contenuti. Sono molto apprezzabili i flashback e i cambiamenti cromatici che valorizzano le diverse atmosfere portate in scena dall’attore-regista Fiennes, che rispecchiano i sentimenti e gli stati d’animo dei personaggi con grande lirismo, ma senza riuscire ad essere toccanti tanto quanto probabilmente dovrebbero. Veniamo a conoscenza della storia di uno dei ballerini più famosi (se non il più famoso) del XX secolo, ma il racconto scivola davanti ai nostri occhi senza commuovere come vorrebbe.

The White Crow

valutazione globale - 6.5

6.5

Un film pulito ed equilibrato, ma che non appassiona abbastanza

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The White Crow: giudizio in sintesi

Oleg Ivenko in The White CrowRalph Fiennes interpreta e dirige un film che racconta una storia di un artista, di un ballerino che nonostante le sue umili origini e la sua storia difficile è riuscito ad emergere e ad affermare il suo talento nel pesante contesto dell’Unione Sovietica ed a staccarsi da esso. Anche per chi non è esperto di danza classica, si tratta di una storia interessante e che può appassionare. Tuttavia, per quanto la regia sia pulita e con aspetti apprezzabili, che rendono il film un piacevole intrattenimento, il ritmo un po’ stentante non permette di empatizzare totalmente con la storia di Nureyev, di lasciare un segno e di commuovere come (probabilmente) vorrebbe fare. Si tratta di un film composto, ben equilibrato come i movimenti dei ballerini in scena, ma che non rapisce il cuore come faceva veramente Nureyev sul palco.

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