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Oliver Stone

Busan International Film Festival: Oliver Stone a capo della giuria

Chi potrà mai esserci a capo della giuria di un festival particolarmente discusso quale il Busan International Film Festival, se non, quasi per analogia, uno dei registi più controversi di sempre? Ci riferiamo al franco-americano Oliver Stone, recentemente nominato presidente della giuria della competizione internazionale.

Sarà un’impressionante giuria quella che presiederà Stone, se pensiamo che tra i suoi membri ci saranno il regista iraniano Bahman Ghobadi (Il tempo dei cavalli ubriachi, 2000), la direttrice di fotografia francese Agnes Godard (La vita sognata degli angeli, 1998), il regista filippino Lav Diaz (Mula sa kung ano ang noon, 2014) e il regista sudcoreano Jang Sun-woo (Bugie, 1999): in particolare, quella che giudicheranno sarà una selezione di film asiatici nella sezione “New Currents”, pietra angolare del festival.

Oliver StonePer quanto riguarda personalmente Oliver Stone, ricordiamo che il pluripremiato regista ha spesso e volentieri sparato a zero contro governi, avidità, collusione e corruzione, aspetto che rispecchia in tutto e per tutto lo spirito del Busan International Film Festival. Tra i suoi principali riconoscimenti vi sono ben tre premi Oscar, due al miglior regista per Platoon (1986) e Nato il quattro luglio (1989), e uno alla migliore sceneggiatura non originale per Fuga di mezzanotte (1978). Inoltre, ha vinto 4 Golden Globe, l’Orso d’argento per il miglior regista al Festival internazionale del cinema di Berlino, il Leone d’argento alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia, 2 Directors Guild of America Award, un Premio BAFTA e 2 Independent Spirit Awards. I suoi crediti includono anche JFK – Un caso ancora aperto (1991), Wall Street – I soldi non dormono mai (2010) e Snowden (2016).

Il Busan International Film Festival e gli attacchi del governo sudcoreano

Il Busan International Film Festival, comunque, è ancora in subbuglio dopo che, tre anni fa, è stato annullato a causa delle interferenze politiche avanzate dalle autorità cittadine, che hanno agito per vie legali a tutela del nazionalista (e ormai decaduto) governo sudcoreano: la conseguente decisione di proiettare durante l’edizione del 2014 un documentario molto discusso aveva poi portato due dei direttori del festival ad essere perseguitati, compromettendo così la reputazione di coloro che avevano cercato di sistemare la scomoda faccenda.

Anche l’anno scorso alcuni membri dell’industria coreana avevano cercato di boicottare il festival, distruggendo il programma del 2016 e provocando, di conseguenza, un notevole abbassamento dell’audience. Non è ancora chiaro se il risentimento della Corea più conservatrice colpirà anche l’edizione 2017 del festival: noi, ovviamente, speriamo di no e ci auguriamo che l’evento possa svolgersi senza brutte sorprese secondo le date previste, dal 12 al 21 ottobre – con l’Asian Film Market che si terrà dal 14 al 17 dello stesso mese.

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Fonte: Variety

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