Disponibile su Netflix dal 29 marzo, Highwaymen – L’ultima imboscata è il nuovo lavoro del regista John Lee Hancock (Saving Mr Banks, The Founder) con protagonisti Kevin Costner e Woody Harrelson, nei panni dei due poliziotti artefici della cattura e dell’uccisione dei famigerati banditi americani Bonnie e Clyde.
Highwaymen – L’ultima imboscata: la sinossi
Texas: 1934. La coppia di criminali Bonnie Parker e Clyde Barrow, a capo della cosiddetta Barrow Gang, sono evasi di prigione da ormai due anni. Stanno lasciando dietro di sé una scia di sangue ed efferatezze e l’FBI non riesce a farvi fronte, anche perché i due sono osannati dall’opinione pubblica che li eleva allo status di moderni Robin Hood. La governatrice del Texas Miriam “Ma” Ferguson (Kathy Bates) decide così di ripristinare il soppresso corpo dei Texas Rangers, richiamando all’azione l’ex ufficiale Frank Hamer (Costner) per commissionargli la cattura dei due latitanti. Hamer inizierà la caccia con l’aiuto dell’ex collega e amico fraterno Maney Gault (Harrelson).
Highwaymen – L’ultima imboscata: le nostre impressioni
John Lee Hancock rispolvera il progetto nato da una sceneggiatura di John Fusco, che prevedeva inizialmente Paul Newman e Robert Redford come coppia protagonista, scritturando stavolta altri due veterani del cinema di ieri e di oggi, Costner e Harrelson. Il risultato è un contrappunto filmico al celebre Gangster Story (1967) di Arthur Penn, con gli scintillanti Warren Beatty e Faye Dunhaway nelle vesti dei due amanti assassini e rapinatori. Contrappunto perché stavolta la scena è tutta per i due anziani poliziotti autori di una delle cacce all’uomo più memorabili di sempre, e quasi mai citati dalla storia recente.
Il film racconta una vicenda eclatante da un’angolazione diversa, proponendoci un’America fiaccata dalla grande crisi del ’29, una popolazione frustrata, senza reali prospettive e stanca delle istituzioni che la governano, in cerca di nuovi modelli nei quali identificarsi. Proprio all’interno di questo clima di malcontento emergono Bonnie e Clyde, che ottengono il favore del “pubblico”, che sfidano il potere costituito abbattendo tutte le regole, suscitando l’idolatria delle masse al limite del feticismo. Ed è in questo contesto che Hancock accentua sapientemente l’aura mitica dei due criminali – inquadrandoli di spalle o con dettagli, senza mai farne vedere i volti –, spostando poi l’attenzione su Hamer e Gault.
Gli ex Texas Rangers sono due uomini anziani in pensione, disillusi e accantonati dal tempo e dalle vecchie istituzioni cui appartenevano per lasciare spazio a quelle nuove. E qui nasce il primo grande quesito che la storia ci propone: il nuovo è davvero migliore del vecchio? Inoltre, Frank e Maney hanno un passato controverso, entrambi hanno ucciso molti uomini – nel nome della legge – che tornano a tormentarli nei loro incubi, in cambio di medaglie al valore. E allora va da sé il secondo interrogativo: esiste una sostanziale differenza tra bene e male? O meglio, quanto siamo diversi dagli assassini fuori legge?
Dubbi esistenziali che, tuttavia, Highwaymen: l’ultima imboscata non si arroga il diritto di risolvere, preferendo mettere in primo piano i protagonisti, obbligandoli a fare i conti con sé stessi, con ciò che erano prima e ciò che sono diventati adesso, nella società fatta di nuove regole. Ed è scontrandosi con i giovani agenti dell’FBI, con l’ostilità dei cittadini che difendono Bonnie e Clyde, con la diffidenza di chi li ha rimessi al proprio posto pur senza credere in loro che Frank e Maney si districano in questo percorso tortuoso sia a livello geografico che introspettivo.
A nostro avviso, però, anche la pellicola si districa in una serie di chiaroscuri. Costner e Harrelson reggono bene l’impianto filmico grazie alla loro esperienza e presenza scenica, fornendo una prova attoriale convincente – anche se non sublime – amalgamandosi bene nel gioco di coppia. Ciononostante, Highwaymen: l’ultima imboscata risulta un film dalla durata eccessiva (quasi due ore e un quarto) che tende a dilatarsi un po’ troppo nella seconda parte e ha, forse, il grande difetto di soffermarsi poco, o quantomeno di semplificare ai limiti dell’essenziale, tutto il lavoro di indagine svolto dai due poliziotti, lasciando più spazio all’introspezione che all’azione.
Film ben eseguito, ma poco incisivo nella seconda parteHighwaymen - L'ultima imboscata
Valutazione globale - 6.5
6.5
Highwaymen – L’ultima imboscata: giudizio in sintesi
Highwaymen – L’ultima imboscata, ha il pregio di raccontare una storia che valeva la pena di conoscere, una storia di protagonisti mancati, di personaggi non convenzionali passati sottotraccia a causa dell’enorme popolarità dei loro avversari. Il regista, John Lee Hancock, ha voluto raccontare l’altro lato di una vicenda già in parte conosciuta, e la scommessa risulta sostanzialmente vinta, ma con qualche riserva. Il livello qualitativo è decisamente più alto rispetto alla maggior parte dei film originali Netflix, eppure, fra le interminabili strade dello stato texano, ci sembra sia stato lasciato cadere qualcosa.
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