Tramonto è il secondo film da regista dell’ungherese László Nemes, nei cinema italiani solo il 4-5-6 febbraio.
Tramonto: sinossi
Budapest, 1913. Irisz Leiter (Juli Jakab) è una giovane ragazza che arriva nella capitale ungherese portando con sé il sogno di diventare una modista nello storico negozio di cappelli di proprietà dei defunti genitori. Ma il nuovo proprietario non la vede di buon occhio e la caccia immediatamente.
Irisz decide di non abbandonare Budapest per via di un uomo che, presentandosi all’improvviso davanti a lei, dice di stare cercando un certo Kalman Leiter. La ragazza si mette così alla ricerca dell’unica persona che la lega al suo passato in una città che sta vivendo grandi momenti di tensione.
Tramonto: le nostre impressioni
Chi ha visto la potente opera prima di László Nemes, Il figlio di Saul, sa bene che il regista ungherese chiede, anzi pretende un’elevata soglia di attenzione al pubblico nei confronti dei suoi film. Nemes è un regista che non dà precisi punti di riferimento quando narra una storia. Succede così anche per Tramonto, presentato in Concorso all’ultima Mostra di Venezia, dove chi non conosce il suo cinema può rimanere inizialmente confuso e spaesato.
Infatti, precisamente come accade ne Il figlio di Saul anche in Tramonto Nemes segue il protagonista del film (qui una donna) riprendendolo con la tecnica della semi soggettiva, standogli sempre “col fiato sul collo” e non abbandonandolo mai
Dall’incubo del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau del precedente film, l’azione si sposta adesso nella Budapest dell’Impero Austro-Ungarico. La Prima Guerra Mondiale è alle porte e nella città c’è un’atmosfera tesa e claustrofobica, caratteristica che la regia di Nemes inquadra alla perfezione. Irisz, la protagonista di Tramonto,cammina, cammina tanto, fa domande, cerca spiegazioni, scappa, reagisce, corre e ancora fugge e di nuovo cammina, senza quasi mai fermarsi.
Se ne Il figlio di Saul il protagonista cerca di non disperdere la propria dignità di essere umano in uno scenario in cui il concetto di umanità si era completamente smarrito, in Tramonto la protagonista vuole fare luce sul suo passato avvolto nell’oscurità. La memoria è come un bene prezioso da custodire.
László Nemes racconta ancora una volta gli orrori del nostro mondo che questa volta si annidiano ed entrano in contrasto con la bellezza, la sontuosità e l’eleganza delle scenografie dell’interno della cappelleria e dei bellissimi costumi indossati dai protagonisti.
Il risultato è un’opera affascinante e conturbante, e anche se qualche volta la trama si smarrisce come succede spesso a Irisz nella caotica Budapest, Tramonto conferma lo straordinario talento autoriale di László Nemes.
Conturbante e affascinanteTramonto
Valutazione globale - 8
8
Tramonto: giudizio in sintesi
Tramonto, seconda opera del regista ungherese László Nemes, è un film che scava nel profondo dell’anima di una civiltà mettendone in risalto, allo stesso tempo, la bellezza e gli orrori. Come ne Il figlio di Saul, anche in Tramonto Nemes racconta l’esperienza di un essere umano con la ripresa in semi soggettiva. L’ungherese costruisce un film teso e crudo ma anche costellato di suggestioni: Tramonto è un magnete che attrae, affascinando il suo pubblico dalla prima all’ultima scena.
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