Era stato presentato in pompa magna all’ultima Festa del Cinema di Roma, con il tanto atteso sbarco nella Capitale del protagonista Jake Gyllenhaal, per cui si prevedeva una nomination agli Oscar, ma da allora si erano perse le tracce di Stronger, biopic di David Gordon Green con l’attore di Brokeback Mountain nei panni di Jeff Bauman, cittadino americano divenuto eroe dopo i tragici attentati alla Maratona di Boston del 2013. A distanza di svariati mesi il film arriva nelle sale italiane questo weekend, portando in sala qualcosa di diverso da horror e blockbuster in un periodo poco avvezzo al dramma e al cinema impegnato.
Stronger: sinossi
Boston, 2013. Durante la Maratona la città viene colpita da un attacco terroristico di matrice islamica, gettando gli Stati Uniti in un clima di paura e terrore che forse non si viveva dall’indimenticato 11 Settembre 2001. In tale contesto viene narrata la storia di Jeff Bauman, un ragazzo qualunque, lì presente per sostenere l’ex fidanzata da riconquistare, tra le partecipanti alla Maratona. A causa dell’esplosione, il ragazzo ha subito l’amputazione degli arti inferiori. Bauman, però, si è trasformato in un eroe nazionale, essendo stato il primo a identificare gli attentatori.
Stronger: le nostre impressioni
Stronger esamina il vissuto interiore di Bauman dopo l’attentato, la trasformazione della sua vita, del suo status, il contrasto tra l’affetto e la stima ricevuta e il peso della responsabilità di essere un simbolo, di non esser più un semplice ragazzo di Boston, e l’accettazione della sua nuova condizione fisica.
Abbiamo visto il film ben due volte, la prima in anteprima alla succitata Festa capitolina e in sala e abbiamo reagito in modi differenti alle visioni. La prima è stata una reazione più di pancia, forse più coinvolti dalla storia reale che dal film, influenzati probabilmente dal potente racconto in conferenza stampa dello stesso Bauman, presente nella capitale accanto al divo Jake. Nella seconda, sgombri di sentimenti, abbiamo esaminato tutti i dettagli tecnici e non del film, più liberi e sgombri di carica emotiva.
Il progetto Stronger sulla carta ha tutte le carte in regola per funzionare: una storia forte, coinvolgente, un protagonista che da uomo si trasforma eroe, il giusto mix di impegno sociale e di emozione. Gli attentati di Boston del 2013 erano già stati al centro di un altro film, Boston – Caccia all’uomo di Peter Berg, che però raccontava con sfumature più tese la ricerca frenetica da parte delle forze dell’ordine degli attentatori ceceni. Qui si è cercato di volgere al sentimentalismo, al racconto drammatico, all’eroicità dell’uomo comune.
Quel che abbiamo detto è che la potenza di Stronger, però, sta sulla carta. Sullo schermo avviene qualcosa che, purtroppo, rende tutto a tratti poco incisivo, lento, quasi macchinoso. A livello emotivo il film spesso non spicca il volo, rischiando l’effetto per lo spettatore di ritrovarsi in una qualsiasi fiction di Rai Uno, senza particolari sussulti, senza che sia sviscerata l’emotività più profonda della storia.
In un primo momento quello che il regista ci racconta funziona. Lo spettatore si cala inizialmente nella condizione di Bauman innamorato e successivamente nella sua confusione una volta ritrovatosi in un letto d’ospedale (funziona la scena in cui Gyllenhaal si trova a letto e si sovrappongono tutte le voci delle persone che lo circondano).
Da lì, però, il film sembra non decollare. I problemi più rilevanti non si percepiscono nel racconto della sfera privata del protagonista, dai drammi familiari a quelli sentimentali, che coprono numerose fasi del film, ma quanto attiene allo sviluppo di Bauman come figura pubblica. La descrizione resa da Green è la classica propaganda patriottica statunitense dell’eroe della porta accanto, propinataci numerose volte in svariati film di simile fattura, senza che si scavi profondamente sulle complessità della psiche del personaggio. La responsabilità di tale risultato è da riscontrare in una regia priva di guizzi, non scadente, ma molto di servizio, da mestierante.
A convincere, invece, è la buona interpretazione del talentuoso Gyllenhaal che, nonostante la non brillantezza del film, regala una prova convincente, matura e profonda, che eleva leggermente il film da una mediocrità complessiva ma che allo stesso tempo non esplode proprio a causa della piattezza del film.
Stronger
valutazione globale - 6
6
Un'occasione leggermente sprecata, un buon Gyllenhaal non salva un film a tratti piatto
Stronger: giudizio in sintesi
Nonostante le basi narrative del film possano sembrare solide, il film non riesce mai a decollare e a colpire l’emotività dello spettatore. Green realizza un film patriottico di servizio, senza guizzi e senza scendere nel racconto di una persona che si fa eroe. La buona interpretazione di Gyllenhaal solleva leggermente la qualità del film, ma non è sufficiente per imprimerlo nella memoria.
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