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Roberta Torre

Riccardo va all’inferno: la recensione del film di Roberta Torre

Riccardo va all’inferno è il nuovo film di Roberta torre, che propone una versione musical della tragedia shakespeariana di Riccardo III.

Riccardo va all’inferno: la sinossi

Riccardo Mancini dopo anni di terapia intensiva esce dal manicomio psichiatrico quando i dottori pensano di aver curato per sempre la sua schizofrenia. Egli torna dunque nella tanto disprezzata famiglia che lo ha costretto ad una vita di reclusione con l’intento di vendicarsi e impadronirsi del potere regale. Con l’aiuto dei suoi diabolici e folli seguaci egli si macchierà di crimini efferati per portare a termine i suoi piani.

Riccardo va all’inferno: le nostre impressioni

Roberta torre porta sul grande schermo un adattamento che stravolge malamente la bellissima tragedia originale. Come tutte le opere di Shakespeare (o chi per lui), Riccardo III si presta molto Roberta Torrealla resa cinematografica grazie ad un testo che costruisce situazioni e personaggi in modo magistralmente accurato. Per realizzare un adattamento anche decontestualizzato (vedi Romeo+Juliet di Baz Luhrman) a quel punto è sufficiente seguire un’idea interpretativa coerente, lasciando che il testo faccia da sé. Con i dovuti ritocchi è quello che aveva fatto Richard Loncraine con il suo bellissimo Riccardo III ambientato in una semi-fittizia Inghilterra degli anni ’30: così come nell’opera di Shakespeare si è appena conclusa la guerra delle due rose, il film di Loncraine era ambientato all’indomani della prima guerra mondiale e propone l’immagine di un Riccardo di stampo nazi/fascista. Niente di più semplice, niente di più efficace.

Senza spingersi agli adattamenti piuttosto fedeli e medievaleggianti di Laurence Olivier o alle cangianti interpretazioni di Kenneth Branagh, la storia in questione poteva essere adattata con le Roberta Torredovute precauzioni ad una versione musical dark ed anche eccentrica, perché no. La materia shakespeariana permette questo ed altro. Ma non basta coprire i personaggi di glitter, trucco e ciglia finte per fare qualcosa di originale. Costumi e scenografie spudoratamente a metà strada tra il glam rock e Terry Gilliam non fanno che esasperare una diffusa mancanza di sostanza. La recitazione scadente e gratuitamente marcata sfiora le più alte cime del ridicolo caricaturale, creando dei personaggi che perdono di consistenza in una sceneggiatura completamente allo sbando. Come fa Riccardo ad aver una reputazione da serpe sanguinaria quando ha passato gran parte della sua vita in manicomio? Perché far perché proporre per forza personaggi tutti oltre i limiti di un kitsch e con atteggiamenti sessualmente stereotipati e isterici?

Quella duplicità di Riccardo III che emerge in numerose scene fortemente metateatrali in cui spiega i suoi piani, spiega agli altri come recitare la loro parte ecc, che è aspetto cruciale della malvagità del personaggio si perde in una specie di zio Fester schizofrenico con un seguito di bavosi folli.

Riccardo va all'inferno

valutazione - 4

4

gratuitamente esagerato

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Riccardo va all’inferno: un giudizio in sintesi sul film di Roberta Torre

“Despair and die”, purtroppo, povero Riccardo, con questo film la maledizione dei tuoi fantasmi si Roberta Torreavvera. Riccardo va all’inferno di Roberta Torre è un adattamento fatto con poco criterio, celato dietro l’eccentricità estetica e recitativa che prosciugano la tragedia del suo grande spessore. Shakespeare è il primo a fare mélanges di generi e toni nelle sue opere, ma chi ha letto almeno una volta Riccardo III, davanti a Riccardo va all’inferno non può provare altro che fastidio davanti a tanta superficialità.

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