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Avengers: Endgame

Avengers: Endgame: la recensione del capitolo finale dei vendicatori Marvel

Avengers: Endgame, ovvero il gran finale, ecco cosa rappresenta quest’ultimo capitolo della saga dei vendicatori. L’ultimo step, la quadratura del cerchio a un percorso iniziato nel 2008, 21 film fa. Alla luce del terribile finale dato alla prima parte, Avengers: Infinity War, era necessario un ulteriore prodotto per dare risposte, speranze e un finale agro ma che davvero rappresenta la chiusa circolare di un lungo percorso. Diretto da Anthony e Joe Russo, Avengers: Endgame è un prodotto che non delude le aspettative, la degna fine di un lungo percorso.

Avengers: Endgame: la trama

avengers endgame

In seguito all’esecuzione del suo piano di sterminio Thanos (Josh Brolin) è scomparso dai radar. Coloro che sono rimasti in vita, Captain America/ Steve (Chris Evans), Thor (Chris Hemsworth), Vedova Nera/ Natasha (Scarlett Johannson), Hulk/ Bruce Banner (Mark Ruffalo), War Machine/ James (Don Cheadle), Rocket (Bradley Cooper), Ronin/ Clint (Jeremy Renner) e Captain Marvel/ Carol (Brie Larson), raggiunti poi da Iron Man/ Tony (Robert Downey Jr.) e Nebula (Karen Gillian) cercano di affrontare le conseguenze di un mondo ormai molto diverso da prima. A sorpresa, giunge l’aiuto di Ant-Man/ Scott (Paul Rudd), rimasto per 5 anni bloccato nel regno quantico. Forse, in quel mondo così infinitamente microscopico c’è la soluzione per poter invertire il terribile scenario creato dal gesto di Thanos, riportando in vita coloro che non ci sono più. Ma saranno in grado di invertire ciò che sembra inelluttabile?

Avengers: Endgame: le nostre impressioni

Tony Stark Iron Man

Così come tutte le strade portano a Roma, ogni film del vastissimo MCU ha portato ad Avengers: Endgame. Ogni azione, ogni parola, ogni missione, a partire dal primo film del 2008, Iron Man, stava preparando la strada a questo ultimo capitolo corale. Sono molti gli elementi azzeccati, pochi quelli che non funzionano, perciò procediamo con ordine.

Rispetto alla classica struttura delle saghe viste finora, dove i toni si incupiscono e l’azione aumenta mano a mano che la missione giunge alle fasi finali, in questo Avengers: Endgame sembra avvenire esattamente il contrario. Non c’è una diminuzione della carica ironica, che anzi, viene forse gestita con più equlibrio rispetto agli altri film Marvel, dove sembrava ormai impossibile uscire dall’equazione eroi=ironia. A livello di sceneggitura sembra prorio che si sia voluta lasciare la nota più “leggera” ma sempre con cognizione di causa visto il contesto narrativo in cui si muove, più drammatico di prima. Inoltre, la sceneggiatura, la scrittura prende piede in questo Avengers: Endgame, a “sfavore” dell’azione pura, grande elemento in genere dei cinecomics.

Questa svolta verso l’inazione permette di vedere i personaggi sotto una luce ben diversa, dando spazio al lato più umano. In queste 3 ore di permanenza nella sala, dove lo spettatore non ne sente il peso nemmeno per un minuto, vengono sviscerati alcuni lati più intimi ed emotivi degli eroi, sorprendenti e inattesi, basti pensare a Natasha, così fragile e veramente umana, fuori dai panni di pelle e violenza di Vedova Nera. O Steve, capitano senza nessuno da portare in battaglia, che cerca di gestire le novità in un mondo che gli è sempre sembrato estraneo. O Clint che, ormai solo e senza più nessun caro per cui combattere, diventa un vero e proprio vigilante senza scrupoli, vestendo i panni del suo lato più oscuro, Ronin. Una delle grandi sorprese però sta nel ruolo chiave di due personaggi, arrivati relativamente tardi rispetto ai loro colleghi, perciò finora meno rappresentati e conosciuti, ovvero Ant-Man/ Scott e Nebula. Il primo, diventa la chiave di volta della soluzione finale, rimanendo sempre fedele alla sua vena ironica ma muovendosi più a suo agio. La seconda, sebbene di umano le rimanga molto poco, sostituito dal crudele padre Thanos da circuiti e metallo, al di là della sua rabbia trova uno scopo, per vendicarsi di una vita di soprusi e fare, forse per la prima volta, la cosa giusta.

Avengers

In un susseguirsi di scene tecnicamente ben curate, fino all’ultimo dettaglio, con una grafica eccezionale, c’è però un personaggio che spicca più degli altri, che porta si dall’inizio un importante carico narrativo ed emotivo sulle spalle. Stiamo parlando di colui che ha iniziato questo lungo percorso durato 11 anni, colui che può definirsi la base degli Avengers, ovvero Tony Stark/ Iron Man. Il suo personaggio, così come gli altri ma a mio parere più degli altri, ha subito nel corso degli anni il cambiamento più grande. Si è passati dal Tony Stark, genio milionario ironico e cinico, interessato principalmente al profitto, all’uomo maturo e disposto a tutto pur di mettere al servizio di chi ha bisogno le sue conoscenze. Sin dall’inizio di Avengers: Endgame la carica drammatica si è concentrata su di lui, potendo mostrate un nuovo lato della sua personalità, che non voglio svelare ma che è la sintesi naturale della sua cura per il prossimo.

Qualche nota vagamente negativa c’è in questo Avengers: Endgame, che non convincono molto ma che nel complesso di questo canto corale sono piccolezze come la svolta di Thor, ormai disilluso dio ubriacone, ormai più simile al personaggio de Il Grande Lebowski, e Hulk/ Bruce, ormai definitavemente verde e in modalità eccessivamente zen. Che sia una scelta inevitabile nella loro evoluzione vista la piega che questi personaggi avevano già preso in Thor: Ragnarok?

Avengers: Endgame

Valutazione globale - 9

9

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Avengers: Endgame: un giudizio in sintesi

Avengers: Endgame è la perfetta quadratura del cerchio di un lunghissimo percorso narrativo iniziato 11 anni fa. Dopo ben 21 film siamo giunti alla degna conclusione corale di una storia che culmina in un prodotto con dei risvolti inattesi, come la diminuzione dell’azione, che permette alla sceneggiatura di trovare il suo spazio e mostrare alcuni lati della personalità dei personaggi finora nascosti o meno sviluppati. E’ un prodotto lungo in quanto a durata ma che davvero passa senza nessun segno di fatica, questo Avengers: Endgame, un arrivederci sentito e d’impatto.

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About Ilaria Coppini

25, ormai laureata in Letterature e Filologie Euroamericane, titolo conseguito solo per guardare film e serie TV in lingua originale (sulle battute ci sto ancora lavorando). Almeno un'ora al giorno per vedere un episodio la trovo sempre, e Netflix è ormai il mio migliore amico. Datemi del cibo e una connessione veloce e scatenerete la binge-watcher che è in me.

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