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Close

Close: recensione del film Netflix con Noomi Rapace

Close, film Netflix disponibile sulla piattaforma dal 18 gennaio, è diretto da Vicky Jewson e interpretato da Noomi Rapace.

Close: la sinossi

Noomi Rapace

Sam Carlson (Noomi Rapace) è un’abilissima guardia del corpo che non ha più contatti con la figlia, avuta in giovane età. Un giorno viene incaricata di proteggere un’ereditiera, Zoe (Nélisse), la cui vita è messa a repentaglio a causa delle violenze che segnano il Marocco. Rimaste sole, le due donne dovranno sopravvivere ed imparare molto l’una dall’altra.

Close: le nostre impressioni

Close si presenta come un comune film d’azione interamente in rosa: l’action della Jewson conta quasi esclusivamente su personaggi femminili, unici centri gravitazionali della vicenda. Sin dall’inizio lo spettatore familiarizza con la scaltrezza di Sam, guardia del corpo tanto accorta e rocciosa in mezzo ai pericoli ed ai proiettili, quanto fragile nella sfera sentimentale. Zoe, la sua protetta, è il prototipo (o, forse più correttamente, lo stereotipo) della ricca, viziata, indolente figlia dell’alta borghesia, dove abbondano le ricchezze e latitano autentici sentimenti. Anche la ragazza, dietro la coltre degli agi, nasconde un lato sentimentale problematico, acuito dall’impossibilità di condurre una vita normale: ella si ritrova costantemente circondata da guardie del corpo o spiata dalle telecamere a circuito chiuso dei suoi numerosi appartamenti/caserme. A completare il trio di protagoniste c’è la matrigna della ragazza, apparentemente una sua antagonista dopo che il padre di Zoe ha lasciato a quest’ultima tutti i suoi possedimenti.

Noomi Rapace

La scolastica e prevedibile caratterizzazione del trittico femminile di Close ha profonde ripercussioni su una trama altrettanto blanda e con pochi colpi di scena. Sam e Zoe si troveranno coinvolte in macchinazioni, operazioni finanziarie e complotti riguardanti l’impresa economica che la giovane ha ereditato dal padre, e che vede coinvolta la sua matrigna. Questa linea narrativa nulla toglie né aggiunge alla sostanziale “basicità” narrativa ed espressiva. La regista dà l’impressione di aver allestito ogni elemento in fretta e furia, giusto per arrivare al cuore e rassicurare gli amanti del genere. I quali, va riconosciuto, troveranno certamente di loro gusto le scene di azione pura.

Close cerca maldestramente di nascondere il lato action dietro una flebile tessitura sentimentale, che rimane – manco a dirlo – mera facciata. Il rapporto tra la guardia e la sua protetta si configura all’inizio come un rapporto meramente lavorativo, salvo poi evolvere (tardivamente e prevedibilmente) in qualcosa di più profondo; di necessario, in un certo senso, nella misura in cui la reciproca presenza colma un’altrettanto reciproca mancanza. Ma anche questo non basta a rendere Close un film innovativo.

Nella pochezza complessiva, soltanto il ritmo dell’azione impedisce a Close di cadere preda di una noiosissima prevedibilità. È vero, in diverse circostanze si fatica a credere ai propri occhi: si resta increduli dinnanzi alle gesta della protagonista (raramente abbiamo visto degli antagonisti tanto imbranati), e certamente si rimane ancor più esterrefatti di fronte alle insospettabili capacità combattive di una giovane che, nel giro di qualche ora, passa dall’essere una qualsiasi imbranata al ruolo di salvatrice della situazione. Basta talvolta qualche colpo di pistola, una trappola sventata per un soffio o qualche cazzotto a celare ogni insufficienza (allo spettatore poco esigente).

Una scena di Close

Solo Noomi Rapace sembra voler e poter fare qualcosa di significativo all’interno di Close. Il suo personaggio resta per tutta la durata del film razionale, algido e controllato. Eppure a tratti è grondante di sofferenza emotiva, quella stessa sofferenza che la regista sceglie inspiegabilmente di elargire col contagocce, quando proprio pare non poterne fare a meno. Il risultato è un ulteriore “raffreddamento” del personaggio principale, che, già glaciale per necessità, risulta gelido per una scelta narrativa suicida.

Ultima – ma non per questo meno importante – nota di demerito al trucco. Pur con tutta la benevolenza, riesce quantomeno arduo credere che dopo una serie di sparatorie e di colluttazioni, Sam Carlson esibisca una manicure degna dei migliori salotti televisivi.

Close

Valutazione globale - 4.5

4.5

Action rosa sbrigativo e superficiale

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Close: giudizio in sintesi

Una scena di Close

Close è un film d’azione in rosa, in cui si salva veramente poco. Vicky Jewson mostra scarsissimo interesse per lo studio o l’approfondimento psicologico del trittico femminile al centro della vicenda. Piuttosto è il lato action del film a sovrastare nettamente qualsiasi altra componente filmica, ed il vero protagonista è il ritmo – talvolta forsennato – di una narrazione con pochissimi colpi di scena. La narrazione, piana e prevedibile, si unisce ad una fotografia altrettanto scolastica, che non si discosta di un millimetro da altri film del genere. Solo la prova di Noomi Rapace regala qualche bagliore, nonostante la freddezza del suo personaggio regni incontrastata: sia per necessità, sia per scelte narrative suicide. Nota a margine per il pubblico più attento ed esigente: un trucco realmente imbarazzante.

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About Vito Piazza

Tutto inizia con Jurassic Park, e il sogno di un bambino di voler "fare i film", senza sapere nemmeno cosa significasse. Col tempo la passione diventa patologica, colpa prevalentemente di Kubrick, Lynch, Haneke, Von Trier e decine di altri. E con la consapevolezza incrollabile che, come diceva il maestro: "Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato".

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