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Acusada

Acusada: uno sguardo sulla colpa e sulla rappresentazione della verità

Acusada è il film di Gonzalo Tobal, con protagonisti Lali Espósito, Leonardo Sbaraglia e Gael García Bernal presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Acusada: la sinossi

AcusadaLa vita di Dolores (Lali Espósito), ragazza giovane e benestante, è stravolta da un’accusa terribile: quella di omicidio. Unica indagata per la morte di un’amica, avvenuto dopo una festa a base di alcool, ella si trova ad affrontare il processo insieme con tutta la sua famiglia, capeggiata da un padre (Leonardo Sbaraglia) deciso a tutto pur di dimostrare la sua innocenza.

Acusada: le nostre impressioni da Venezia 75

Il film di Gonzalo Tobal compone un thriller giudiziario a tinte rosa, ma dall’andamento e dalla realizzazione canonici. Il regista argentino non dà mai l’impressione di voler spingersi oltre gli stilemi classici del genere, e la sua risulta un’opera piuttosto piatta e senza alcun picco, né dal punto di vista emotivo, né da quello stilistico.

In questo mero svolgimento del compito, va riconosciuto che il materiale messo a fuoco da Acusada potrebbe essere potenzialmente esplosivo. Il titolo rende chiaramente l’idea di fondo della pellicola, che cerca di concentrarsi sui drammi e sulle tribolazioni di una giovane ragazza accusata di un crimine terribile, e che per questo non può più vivere una vita “normale”. Le ex amiche la evitano; i ragazzi la guardano con sospetto; la madre della ragazzina uccisa la accusa; i genitori la circondano di attenzioni ossessive, nutrendo anche loro, tuttavia, più di un dubbio. Dubbi che non vengono mai sciolti, del resto, ma che proprio per questo motivo alimentano i turbamenti non solo della ragazza, ma della famiglia nel suo complesso.

AcusadaLa parte più interessante di Acusada è più che altro un tema secondario alla vicenda principale: la valenza (e la ricerca della) verità. In un mondo immerso nella liquidità e pervasività dei media contemporanei, la Verità pare quasi poco importante. Ad essere decisiva è la rappresentazione dei fatti, la loro percezione da parte del più vasto proscenio pubblico, l’idea che i contemporanei vouyeurs vanno costruendosi delle vicende, a prescindere dalla loro fattualità.

Ciò che lascia perplessi è la generale pochezza della pellicola, che non coinvolge mai completamente e che ripropone sempre le stesse tematiche: prevedibili e ripetitive. Un film tanto monotematico, inoltre, dovrebbe quantomeno cercare di sollevare le proprie sorti con una restituzione scenica degna di un festival. Ma anche in questo caso le (pochissime) aspettative vengono assolutamente deluse, con una messinscena spesso approssimativa, poco curata e mai vagamente interessante. Ad aggravare le cose, una fotografia che in certi momenti sfiora la superficialità offensiva, se non altro nei confronti di un pubblico che il regista dovrebbe supporre essere abituato a ben altri scenari.

L’interpretazione di Lali Espósito risulta abbastanza compassata, mai emozionante ed anzi troppo spesso eccessiva, quasi caricaturale. Un’espressività un po’ più variegata avrebbe certamente giovato ad un personaggio costretto a subire un travaglio interiore tanto intenso.

Acusada

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Acusada: dichiarazioni e curiosità 

Il regista, Gonzalo Tobal, ha dichiarato di esser stato mosso nella lavorazione del film dal desiderio di indagare sul fascino suscitato dai reati. Egli stesso, talvolta, ben conscio di trovarsi di fronte a storie spiacevoli e disturbanti, ha confermato di essere attratto non soltanto dai casi di cronaca, ma anche e soprattutto dalla loro rappresentazione da parte dei media: dal loro modo di narrare e mettere in scena i fatti.

AcusadaA differenza di altri thriller legali, secondo le intenzioni del regista, vi è il desiderio ossessivo di mettere in scena non la verità giudiziaria, ma il dramma vissuto in prima persona da coloro i quali siano coinvolti direttamente in terribili vicende giudiziarie. La verità, del resto, non viene mai rivelata, e questo fa parte di un ampio processo di coinvolgimento del pubblico: lo spettatore dovrebbe tramutarsi in una specie di giudice, costruendosi autonomamente la propria verità a partire dalle espressioni e dai volti dei protagonisti; dai loro silenzi; da ciò che la sceneggiatura mostra, suggerisce od omette direttamente.

Secondo il regista, la componente psicologica del film è totalmente incentrata sul senso di colpa, a prescindere dalla reale colpevolezza dell’imputato e dalla verità oggettiva.

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About Vito Piazza

Tutto inizia con Jurassic Park, e il sogno di un bambino di voler "fare i film", senza sapere nemmeno cosa significasse. Col tempo la passione diventa patologica, colpa prevalentemente di Kubrick, Lynch, Haneke, Von Trier e decine di altri. E con la consapevolezza incrollabile che, come diceva il maestro: "Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato".

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