Il regista di Espiazione Joe Wright spiega come opposti schieramenti politici in America continuino a fare di Winston Churchill il proprio modello politico.
Nel 2007, Joe Wright ha portato al cinema Atonement, il best-seller dello scrittore britannico Ian McEwan sulla Seconda Guerra Mondiale. Il film si incentrava su uno dei momenti topici del secondo conflitto bellico: l’evacuazione dell’esercito britannico in ritirata dalle spiagge di Dunkirk.
Nel suo ultimo film, L’ora più buia (in programma al prossimo Torino Film Festival il 30/11, il 01/12 e il 02/12), Joe Wright ritorna ancora una volta sulla Seconda Guerra mondiale. Ma questa volta ce la racconta attraverso gli occhi di una delle sue figure cruciali, quelli del Primo Ministro inglese, Winston Churchill.
Il film uscirà nelle sale americane il 22 novembre, ma lo studio Focus Feautures ha organizzato un’anteprima del film a New York. In quest’occasione Wright ha parlato dell’incredibile trasformazione di Gary Oldman, delle sue iniziali riserve sul film e di com’è stato capace di portare ancora una volta sul grande schermo un grande evento storico.
Joe Wright descrive Winston Churcill uomo e non solo uomo politico
All’inizio Wright ha confessato di non essersi sentito allettato dall’idea di girare un film sul Ministro Churchill. Ma la sceneggiatura — incentrata più sul Churchill uomo che sul Churchill politico — gli ha fatto cambiare idea.
Churchill è stata una figura cooptata dai due diversi schieramenti politici inglesi. Personalmente, non credo fosse una cosa che desiderasse. Guardando alla sua storia, secondo l’immagine che mi sono fatto, ho creduto che se fossi riuscito a farlo scendere dal piedistallo, avrei potuto capire qualcosa di più su questa figura.
Ha poi aggiunto: “Subito dopo ho pensato a Gary Oldman come interprete e, con mia grande sorpresa, ha detto subito sì.”
Per quanto riguarda la strabiliante trasformazione di Gary Oldman in Churchill, Wright ha raccontato che ci sono volute quattro ore di trucco per completare la trasformazione.
Ma il regista non ha mai avuto dubbi sul fatto che Oldman sarebbe stato capace di portare il “bulldog” inglese sullo schermo. “Gary possiede proprio quell’intensità che stavo cercando per Churchill. Sapevo che dentro di lui ne serbava l’essenza, che è qualcosa molto più difficile da ottenere che una mera somiglianza esteriore”.
Gary Oldam interprete magistrale del Primo Ministro inglese
Per Wright lavorare con Oldman è un sogno che è diventato realtà. “Gary è sempre stato un mio eroe fin da quando avevo 14 anni. Sono molto onorato di aver lavorato con lui”.
I due sono entrati subito in un’ottima sinergia e hanno collaborato per dare vita alla figura di Churchill in ogni suo aspetto, dalla posa alla dialettica. E scavando dentro la vita di Churchill, Wright è rimasto sorpreso di scoprire la complessità umana celata dietro “l’icona dei francobolli postali”.
Churchill è spesso ritratto come una persona scorbutica, mentre il Churchill che abbiamo scoperto è molto ironico. Nel film abbiamo voluto giocare con la sua energia, il suo dinamismo e senso dello humor. Che cosa ci ha sorpreso di più su di lui? Il suo dubbio. Ed è proprio questa la ragione principale per cui ho voluto realizzare il film. Per me questo è un film sul dubbio e sulla importanza per la conquista di una nuova consapevolezza.
Winston Churcill non smette di essere una figura politica di riferimento
Wright si è soffermato inoltre sul rilievo politico di Churchill, immutato ancora a 80 anni di distanza dai fatti raccontati nel film. “C’è stato un botta e risposta tra due politici del Congresso l’altro giorno a Washington, uno era Democratico e l’altro Repubblicano. Entrambi hanno fatto appello alla figura di Churchill. Ho trovato la cosa molto interessante. Churchill è una figura a cui tutti fanno richiamo, appellandosi ai suoi ideali politici. Credo sia una cosa particolare, sulla quale riflettere.”
Ma, a dispetto di quanto possa essere centrale la figura di Churchill nel mondo post-Brexit e post-Trump, Wright ha preferito tenere i riferimenti all’attualità fuori dal suo film. A tal proposito ha dichiarato:
Quando ho deciso di fare questo film, ho deciso di farne una storia su un personaggio ben specifico che ha agito in un preciso momento storico. Lascio al pubblico la libertà di decidere quale idea farsi. Credo che il lavoro di chi racconta storie sia quello di fornire delle domande senza necessariamente dare delle risposte. Ho fiducia nel fatto che il mio pubblico sarà in grado di trovarle da solo.
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Fonte: IndieWire