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Il magnetico An Impossibly Small Object di David Verbeek al RFF13

Tra i film in concorso alla 13 edizione della Festa del Cinema di Roma, An Impossibly Small Object del regista David Verbeek, qui anche protagonista. Un film subliminale di co-produzione olandese-taiwanese, che ricorda le riflessioni metalinguistiche di Michelangelo Antonioni.

An Impossibly Small Object: sinossi

an impossibly small objectDurante un progetto su luce ed ombra, un fotografo scatta una foto ad una bambina nelle strade notturne di Taipei. Tornato nella sua casa ad Amsterdam, l’analisi degli scatti effettuati quella notte si intrecciano con i ricordi della sua infanzia. Un incontro enigmatico con un’anziana donna durante il suo volo di ritorno trasforma il suo progetto in un viaggio iperbolico dove il tempo e lo spazio si intrecciano.

An Impossibly Small Object: le nostre impressioni

an impossibly small objectUna regia frammentaria abbinata a immagini poetiche ed evocative. Il film echeggia le inclinazioni del regista olandese David Verbeek che aveva già espresso un morboso attaccamento per l’alienazione urbana nel suo Shangai Trance (2008).  Le scene, intervallate da fotografie immancabilmente verticali, seguono bambini e adulti nei vicoli poco illuminati e tra i sottoscala di condomini fatiscenti.

Bella la cronologia della luce e dei colori utilizzata. Il bianco e nero durante l’intervista con la commissione che analizza i suoi lavori che sottolinea l’impossibilità comunicativa. Alla domanda su cosa rappresenti lo scatto prescelto per il suo progetto, il fotografo resta infatti in un lungo silenzio. Seguono le scene anguste girate a Taipei dove l’occhio fa fatica a riconoscere i dettagli e i volti hanno i colori dei neon.

Il film prosegue dentro la casa-eremo del fotografo, resa buia anche di giorno e illuminata da monitor e piccole luci. Per terminare finalmente in esterni lussureggianti e fuori dal tempo, intorno all’abitazione luminosa dove vive l’anziana fisica e la rivelazione del mistero, in un crescendo cromatico. I suoni di sottofondo del film che vanno dal rumore industriale alle musiche elettroniche, sottolineano l’alienazione e la solitudine dei personaggi.

Un film che mi ha fatto pensare al cinema di Michelangelo Antonioni, dove le sequenze narrative non hanno una logica causa-effetto, ma puramente cinematografica. Come a dire le immagini prima della storia. Un j’accuse quello dell’autore-regista per chi come me resta catturato dalle immagini fino a perdere il contatto con la realtà, come il fotografo risucchiato dalla sua macchina fotografica.

an impossibly small objectMa se Antonioni dichiarava che “fare un film è per me vivere”, per David Verbeek sembra voler dire: “fare cinema è come sparire in un buco nero”. Tecnicamente tuttavia dovrebbe essere impossibile per la materia scomparire completamente quando entra in un buco nero. Lo dichiarava Stephen Hawking nel suo libro Black Holes and Baby Universes, che si intravede su una mensola a casa dell’anziana donna incontrata in aereo

An Impossibly Small Object

valutazione globale - 7

7

Un film interessante e insolito

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An Impossibly Small Object: giudizio in sintesi

an impossibly small objectAn Impossibly Small Object è un film difficilmente raccontabile ma che rapisce letteralmente lo spettatore dalla sua realtà. Meriterebbe un’analisi approfondita e ravvicinata per poter cogliere tutte le sfumature di suggestioni e di significati, come la teoria dei buchi neri, in questo film narra una cosa abbastanza analoga: quando si è assorbiti da una situazione, da una persona, come accade alla piccola Xiao Han, si rischia di sparire. Ecco, il film di David Verbeek per me ha fatto questo, mi sono lasciata assorbire dalle immagini tanto da diventare, almeno per 100 minuti, un oggetto impossibilmente piccolo. Davvero molto interessante!

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