L’isola dei cani, Wes Anderson
Wes Anderson torna con un meticoloso lavoro in stop motion, un’opera davvero sorprendente che molto deve alla sua consolidata maturità cinematografica. Con un film innovativo, che gioca amabilmente sul cambio di prospettiva, il regista texano sviluppa delle tematiche attuali e importanti, percepibili dietro alla favola che seguiamo sul grande schermo, completamente ipnotizzati dall’estetica, dalle simmetrie e dai dettagli raffinatissimi dei personaggi, tutti aspetti in perfetta armonia con il contesto e la cultura giapponese rappresentata.
(Bianca Friedman)
RecensioneDogman, Matteo Garrone
Un ritratto visionario, che sconfina a volte nell’onirico, della miseria umana. Non sublima ma nemmeno esalta la violenza e il degrado, ma restituisce, anche grazie alla fotografia intensa, un senso di cupa e cruda realtà. Il film che rappresenta l’Italia alle nomination degli Oscar 2019, può senz’altro rientrare tra i migliori film del 2018. Una trama avvincente e esaltata da un protagonista che definire strepitoso è il minimo.
(Andrea Sartor)
RecensioneRoma, Alfonso Cuarón
Un affresco epico ma al contempo intimo e sentito da parte di Alfonso Cuarón, che ha incantato e continua ad incantare. I tecnicismi a cui ci ha abituato nel corso degli anni il regista messicano lasciano presto lo spazio alle emozioni della storia dell’infazia di Cuarón, delineando un film intimo e delicato, ma profondo e folgorante al tempo stesso.
(Daniele Marseglia)
RecensioneMolly’s Game, Aaron Sorkin
È un film avvincente che si fa vedere tutto d’un fiato, senza il minimo calo di ritmo, che diverte e intrattiene con energia sia stilistica sia narrativa tenendo lo spettatore incollato allo schermo. Intrerpretato da una meravigliosa protagonista, il film è diretto da uno sceneggiatore che può essere annoverato tra i migliori di sempre.
(Max Ianna)
RecensioneMektoub, My Love: Canto Uno, Abdellatif Kechiche
Mektoub è cinema allo stato puro. Un flusso di vita capace di travolgere lo spettatore con una semplicità stilistica ed emotiva che ormai è un marchio di fabbrica per Kechiche. Un film intimista in cui, grazie alle sole relazioni fra i personaggi, viene dipinto un affresco quasi nostalgico dell’adolescenza, periodo di forti contrasti emotivi ma, guardandolo a posteriori, frivolo e spensierato.
(Mirko Ballone)
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