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Un affare di famiglia

Un affare di famiglia: recensione del film di Hirokazu Kore’eda vincitore a Cannes

E’ uscito nei cinema italiani il film giapponese Un affare di famiglia (Shoplifters), diretto dal regista giapponese Hirokazu Kore’eda e vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes.

Un affare di famiglia: sinossi

Un affare di famigliaDopo una delle loro sessioni di furtarelli in alcuni negozi, Osamu e suo figlio s’imbattono in una bambina che si trova sul balcone di una casa, esposta al freddo e al gelo. Inizialmente riluttante a prenderla in casa, la moglie di Osamu accetta di prendersi cura di lei. Anche se la famiglia è povera, riuscendo a malapena a fare abbastanza soldi per sopravvivere attraverso i loro piccoli crimini, sembra che tutti riescano a vivere assieme sereni, fino a quando un incidente imprevisto rivela dei segreti che metteranno a dura prova il legame che li unisce.

Un affare di famiglia: le nostre impressioni

Un affare di famigliaChi conosce il cinema di Hirokazu Kore’eda sa quanto il regista giapponese sia propenso nei suoi lavori a mettere in luce alcune delle realtà – solitamente le più difficili – del suo paese, il Giappone. Questa volta, con Un affare di famiglia, Kore’eda prende spunto da alcuni fatti di cronaca legati al traffico di minori utilizzati dagli adulti per commettere dei piccoli furti. Lo si vede già dalla prima scena del film, quando Osamu e il figlio sono intenti a commettere un furto in un supermercato. Ormai i due procedono ad occhi chiusi tante sono le volte che hanno compiuto questo rituale.

C’è ancora una volta la (e il concetto di) famiglia al centro del nuovo film di Hirokazu Kore’eda. Il regista si interroga sul significato dell’essere genitori, indipendentemente dai legami di sangue che intercorrono con la prole. Ma c’è anche la fotografia di una società, quella giapponese, che non fa proprio una bella figura. Una società talmente attaccata alla forma esteriore da trascurare quasi completamente le cose essenziali della vita, che sono lì sotto gli occhi di tutti ma a cui nessuno sembra farci più caso. Kore’eda sembra dirci che le uniche armi che si hanno a disposizione per combattere le ingiustizie sociali e l’ipocrisia dei governanti sono l’affetto e l’amore. I legami sentimentali contro i soprusi subiti.

Un affare di famigliaI personaggi al centro del film, nonostante siano macchiati da questi piccoli reati commessi, trasudano un’umanità che Kore’da riesce ad inquadrare alla perfezione, stando sempre un passo indietro alla storia, non giudicando mai i passi falsi in cui si imbattono ed evitando sapientemente la facile retorica.

Un affare di famiglia conferma, anzi segna un ulteriore step in avanti nella carriera di un regista che sa passare con straordinaria capacità dalla commedia al thriller giudiziario fino al dramma. Meritata la Palma d’Oro conquistata all’ultima edizione del Festival di Cannes.

Un affare di famiglia

Valutazione globale - 8

8

Una favola urbana tenera e delicata

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Un affare di famiglia: giudizio in sintesi

Un affare di famigliaHirokazu Kore’eda mette ancora una volta al centro del suo racconto la famiglia, interrogandosi sul significato del concetto stesso di famiglia, al di là dei legami di sangue che intercorrono tra i vari componenti. E come può sopravvivere una famiglia povera in una società, quella giapponese, che in quanto a giustizia sociale ha più di qualche problema? Hirokazu Kore’eda con Un affare di famiglia tratta tutti questi temi con assoluta maestria e delicatezza, trasformando il film in una moderna favola urbana, a cui non manca verso la fine del film un colpo di scena che metterà tutto in discussione. L’eleganza sopraffina del giapponese è unica in tutto il cinema di stampo orientale e questa pellicola non fa altro che confermare le sue indiscutibili qualità.

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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