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Suspiria: recensione del remake diretto da Luca Guadagnino

Arriva nelle sale l’atteso Suspiria, remake del classico di Dario Argento, diretto da Luca Guadagnino e interpretato da Dakota Johnson e Tilda Swinton. Il film è stato presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia.

Suspiria: sinossi

Dakota Johnson in SuspiriaSusie è una ballerina americana che si trasferisce a Berlino per perfezionarsi presso la famosa scuola Markos. Fin da subito sembra avere un qualche tipo di connessione con la famosa coreografa madame Blanc. Olga, la prima ballerina, ha un crollo emotivo e si allontana dalla scuola. Madame Blanc, colpita dalla bravura di Susie la propone per il ruolo della protagonista per il balletto “Volk”. Nel frattempo, il dottor Klemperer indaga sulla scuola e sui misteri che custodisce.

Suspiria: le nostre impressioni

Sgombriamo subito il campo: questo Suspiria ha ben pochi punti di contatto con il capolavoro di Argento. A parte alcuni spunti della trama, si tratta di un film completamente diverso che va giudicato senza fare paragoni con il modello.

Una scena di SuspiriaFin da subito Suspiria si caratterizza come un film drammatico con venature horror più che come un horror vero e proprio: la sceneggiatura si perde in mille rivoli e la tensione raramente diventa palpabile e, quando succede, viene subito smorzata dal passaggio ad un’altra storia. Le vicende narrate procedono lentamente e scollegate le une delle altre e per troppo tempo si aspetta che si arrivi ad una resa dei conti.

Alcune scene sono suggestive: Guadagnino sa come ottenere la tensione, ma Suspiria è un film ipertrofico (supera abbondantemente le due ore) e non basta qualche scena azzeccata per farlo stare a galla. Poiché tutto il cast – artistico e tecnico – è di prim’ordine, molti aspetti, presi singolarmente, sono più che sufficienti. Il trucco e i costumi sono senza dubbio eccellenti, le musiche di Thom Yorke sono azzeccate, la recitazione di Tilda Swinton è ovviamente eccezionale e perfino Dakota Johnson tolta dal ruolo scialbo di Anastasia Steele è brava e ha uno sguardo penetrante e inquietante. Il problema è che tutti questi ottimi elementi sono affogati in un mare di noia e di grigiume (non solo estetico): Guadagnino sembra interessato solo a girare alcune scene chiave, lasciando da parte tutto il resto. Sebbene ci siano alcune scene che davvero fanno sgranare gli occhi (su tutte: l’omicidio di Olga), tutte le scene di raccordo fanno invece sbadigliare. Guadagnino punta molto sul voler creare una continua tensione sotterranea tra i protagonisti, ma fallisce soprattutto su questo punto creando di conseguenza una serie di scene che lasciano lo spettatore indifferente quando non interdetto.

Dakota Johnson in SuspiriaCome se tutto questo non bastasse, il finale arriva quasi improvviso e cambia completamente registro rispetto al resto del film ed è talmente tanto esagerato, orgiastico e poco credibile che rischia davvero di essere involontariamente divertente; se non lo è, è solo perché si è talmente sbalorditi che si fa fatica a credere a quello che si vede.

In tutto questo fallimento, in mezzo a tutte le storie che ci vengono mostrate, Guadagnino vorrebbe anche fare un discorso sul dualismo delle donne (madri e streghe) ma anche questo è così tanto diluito da risultare totalmente inefficace.

Suspiria è un film non riuscito, fallimentare, inutile e dimenticabile che non trasmette niente e lascia solo fastidio. Suspiria è un horror che non spaventa, un thriller che non crea tensione e un dramma senza sentimenti.

Suspiria

valutazione globale - 4

4

Un fallimentare e dimenticabile remake che non spaventa ma annoia

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Suspiria: giudizio in sintesi

Dakota Johnson e Tilda Swinton in SuspiriaGuadagnino decide di concentrarsi su alcune scene chiave, girando senza ritmo il resto del film che risulta essere uno spettacolare fallimento. Il finale, poi, è completamente scollegato dal resto. Suspiria è un film lento e inutile, con alcuni acuti isolati in una sequenza quasi ininterrotta di scene senza mordente.

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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