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Solo

Solo – A Star Wars Story: la recensione del film di Ron Howard

Solo – A Star Wars Story è il secondo spin-off della saga ideata da George Lucas e racconta il passato di uno dei personaggi più amati della saga spaziale: Ian Solo.

Solo – A Star Wars Story: la sinossi

Solo Ian Solo ha due obiettivi nella sua vita: diventare pilota di una nave spaziale e passare il resto dei suoi giorni con l’amata Qi’ra. Qualcosa, però, va storto nella Repubblica e Ian si trova costretto a dividersi dalla propria amata. Nei successivi tre anni Ian si arruola come pilota e combatte una guerra di trincea. Con la sua arte di imbrogliare e manipolare le persone, vince a carte il Millennium Falcon e parte nella Galassia per tornare a riprendersi Qi’ra.

Solo – A Star Wars Story: le nostre impressioni

SoloSolo – A Star Wars Story, secondo spin-off della saga ufficiale dopo Rogue One, si trova cronologicamente tra l’Episodio III – La vendetta dei Sith e l’Episodio IV – Una nuova speranza e narra le gesta eroiche di un giovane Ian Solo, l’iconico personaggio dell’universo creato da George Lucas interpretato nella saga ufficiale da Harrison Ford. Ian Solo è un giovanotto di belle speranze, tanto furbo e scaltro quanto imbroglione e bugiardo. Il film di Ron Howard ce lo presenta proprio così, intento a sfangarsela in una situazione che lo vedeva quasi con le spalle al muro.

In Solo – A Star Wars Story c’è tutto quello che ci dovrebbe essere in un film di puro intrattenimento: azione, inseguimenti, sparatorie, momenti ironici, guerre stellari. Quello che manca, e non è certo una cosa di poco conto, è una storia che appassioni il pubblico e che si regga da sola sulle proprie gambe per tutte le oltre due ore di durata. Il film, infatti, appare frammentato, senza una ben precisa continuità narrativa.

Solo – A Star Wars Story sembra risentire del cambio in cabina di regia a riprese già avanzate che è passato dalle mani del duo Phil Lord e Chris Miller (fuori per “divergenze creative”) a quelle di Ron Howard, alla prima prova con l’universo di Star Wars. Il regista di Apollo 13 non si sporca le mani fino in fondo e lascia tutto perlopiù in superficie. Howard è molto più attento a rispettare di non tradire la mitologia della saga ideata da George Lucas che a metterci del suo. Tutto questo si traduce con un pathos e un coinvolgimento che stenta a decollare.

SoloLa nascita del cognome Solo, la conoscenza di Chewbecca, il primo incontro con Lando Carlissian sono forse i momenti del film che i fan della prima ora apprezzeranno di più, in un contesto dove a prevalere è invece la noia. Di certo non aiuta alla riuscita del film anche la performance di Alden Ehrenreich, il giovane Ian, che non regge minimamente il confronto con il Ford della prima trilogia. Se la cavano, invece, un buon Woody Harrelson, “maestro” di Ian, e un sempre più lanciato Donald Glover nei panni di un giovane e sornione Lando Carlissian.

C’è chi in questo film ci vedrà un proseguo della marvellizzazione dell’universo di Star Wars da quando quest’ultimo è entrato a far parte della famiglia Disney. Forse potrebbe essere un giudizio troppo affrettato e superficiale, ma il pessimo villan interpretato da Paul Bettany (uno dei personaggi più osceni dell’intero universo di Star Wars) porterebbe a dare un minimo di credito a chi sposa la teoria dell’omologazione dei prodotti marchiati Disney.

Solo - A Star Wars Story

Valutazione globale - 5

5

Privo di pathos e poco coinvolgente

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Solo – A Star Wars Story: giudizio in sintesi

SoloCon Solo – A Star Wars Story, Ron Howard, nel voler cercare di rimanere fedele alla storica saga, manca l’appuntamento con il pathos e il coinvolgimento. Sicuramente il cambio in cabina di regia a riprese già avviate non ha certo aiutato un film che non ha una ben precisa identità e che fallisce a più riprese, grazie anche ad un attore protagonista poco carismatico, nel dare lustro ad uno dei personaggi più rappresentativi e iconici della saga ideata ormai quarant’anni fa da George Lucas.

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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