- scheda e trailer
- recensione
DATA USCITA: 2 febbraio 2017
GENERE: Commedia
REGIA: Sidney Sibilia
ATTORI: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Stefano Fresi, Pietro Sermonti, Paolo Calabresi, Libero De Renzo
Sinossi: Se per sopravvivere Pietro Zinni e i suoi colleghi avevano lavorato alla creazione di una straordinaria droga legale diventando poi dei criminali, adesso è proprio la legge ad aver bisogno di loro. Sarà infatti l’ispettore Paola Coletti a chiedere al detenuto Zinni di rimettere su la banda, creando una task force al suo servizio che entri in azione e fermi il dilagare delle smart drugs.
Agire nell’ombra per ottenere la fedina penale pulita: questo è il patto. Il neurobiologo, il chimico, l’economista, l’archeologo, l’antropologo e i latinisti si ritroveranno loro malgrado dall’altra parte della barricata, ma per portare a termine questa nuova missione dovranno rinforzarsi, riportando in Italia nuove reclute tra i tanti “cervelli in fuga” scappati all’estero.
Visto il meritatissimo successo di pubblico e critica di Smetto quando voglio, era naturale che il regista Sydney Sibilia (classe ’81) decidesse di approfondire le potenzialità narrative che il plot e i fortunati personaggi del suo primo lungometraggio gli offrivano su un piatto d’argento. Quasi “forzato” dalla vitalità della sua creazione, da quella “Banda di ricercatori” in cerca d’autore, Sibilia ha realizzato un sequel che non solo soddisfa le aspettative, ma addirittura le amplifica in quanto presuppone un terzo capitolo, Smetto quando voglio – Ad honorem, di cui il furbo regista ci mostra qualche scena a mo’ d’anteprima nel finale, spiazzante, del film.
La trama: un buon incastro narrativo
Con il felice uso di una tecnica tipica delle serie-tv, il film inizia riprendendo la scena finale di Smetto quando voglio e, con nostra meraviglia, trasformandone il senso narrativo. Capiamo subito che Pietro Zinni (Edoardo Leo), la mente della cosiddetta “Banda di ricercatori”, è ancora in carcere ma per motivazioni diverse da quelle raccontate nel primo film.
Cos’è successo nel frattempo?
A questa domanda Smetto quando voglio – Masterclass dà una risposta che, nel suo dispiegarsi, genera a sua volta una nuova domanda. Innanzitutto, con una buona scelta dei tempi del flashback, Sibilia ci fa assistere alla dinamica dell’incidente automobilistico di Alberto Petrelli (Stefano Fresi) che caratterizza la catastrofe del primo film. Si tratta, in effetti, di una scena molto importante per lo svolgimento di entrambe le pellicole. In secondo luogo apprendiamo che un’ispettrice dell’antidroga di Roma, Paola Coletti (Greta Scarano) ha offerto a Pietro Zinni di rimettere in piedi la banda per contrastare dall’interno il traffico delle nuove smart drugs. Si tratta di una missione segreta che potrebbe garantire a Pietro e i suoi amici una fedina penale pulita. Insomma, un’offerta che non si può rifiutare.
Smetto quando voglio – Masterclass e la pluralità di generi cinematografici
La piega “poliziottesca” presa dalla storia determina l’abbandono della carica satirica del primo film. Messa in secondo piano la critica sociale, la carica comica di Masterclass si mostra piuttosto nell’esasperazione della situazione paradossale in cui versano i personaggi. Nel declinare questa scelta narrativa, il nuovo film di Sibilia, sempre salace e divertente, sconfina con esuberanza nel ricco territorio del cinema di genere. Alla fine del film si ha la sensazione di aver a che fare con una folle crime story.
Ineliminabile resta l’omaggio parodico a Breaking Bad, già caratteristico del primo film: basti pensare al motivo della spericolata rapina al treno. Qualcosa di già visto, direte. Una semplice citazione di una serie americana. E invece no! Perché in Masterclass la reinvenzione ironica, la divertita fusione di generi, eccede il referente citato e mostra vera efficacia comica. Come non ridere quando vediamo i nostri ricercatori universitari inseguire un treno per Roma con veicoli e abbigliamento del Terzo Reich?
Uno stile maturo
Ai pregi di una trama comica iperbolica ed esplosiva va unita la cura per la forma già manifestata da Sibilia nel primo Smetto quando voglio. Dominano le luci intense e colori accesi, elettrici, come nella scena in cui Pietro e Alberto parlano di rimetter su la banda tra le icone sacre che il secondo, in riabilitazione comportamentale, è costretto a realizzare. A suggello dello stile visivo di questo film sta la resa in modalità pastello, ipercromatica, del trip indotto da una potente smart drug.
In conclusione, Masterclass è un film che merita di essere visto e apprezzato. Certo, a fare i pignoli, risulta un tantino più lento del primo, specialmente nei primi trenta minuti, e tende a mettere da parte alcuni personaggi simpatetici: ad esempio, il grosso Alberto Petrelli, il Falstaff del primo film, in questo secondo capitolo diventa, per così dire, un po’ “più serio”. Forse un po’ troppo. Ma giudicare è prematuro. Masterclass non si pone come film autosufficiente: è una storia di raccordo e implica un terzo capitolo. E dall’anteprima che Sibilia ci dispensa tra i titoli di coda ci attendiamo un vero finale col botto. Sarà così?
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Smetto Quando Voglio - Masterclass
Valutazione globale
Un sequel dinamico e ben riuscito