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La linea verticale: recensione della serie Rai con Valerio Mastandrea

La linea verticale, in onda su Rai 3 in quattro prime serate dal 13 gennaio, la serie, creata da Mattia Torre, già autore di Boris, ha un protagonista d’eccezione: Valerio Mastandrea, la cui voce fuori campo racconta ogni pensiero che passa nella mente del protagonista. Nell’inedito formato di otto puntate da 25 minuti, la serie coprodotta da Rai Fiction, Wildside, Direzione Produzione Tv – CPTV Napoli, è anche online su RaiPlay dal 6 gennaio.

La linea verticale: sinossi

In La linea verticale, Luigi, quarantenne felicemente sposato, in attesa di diventare padre per la seconda volta, scopre di avere un tumore e deve operarsi urgentemente: la sua vita si ferma, sospesa tra le corsie di un ospedale. Potrebbe essere l’inizio di un dramma, invece ha inizio una vita nuova, più intensa e in contatto con sé stesso e con gli altri.

la linea verticalePerché l’ospedale nel quale si trova il protagonista, non è un ospedale qualsiasi: è il migliore del mondo, quello che tutti sognano. Attraverso lo sguardo di Luigi entriamo in un mondo di cui tutti conosciamo poco le regole ma che, esplorato in profondità, riserva straordinarie e tragicomiche sorprese. La serie si concentra soprattutto sulle vite dei pazienti, non solo quella di Luigi, ma anche dei suoi improbabili compagni di viaggio: un iraniano dalle convinzioni radicali (Amed), un ristoratore che sa tutto di medicina (Marcello), un prete in crisi (Don Costa), un intellettuale taciturno (Peppe), decine di anziani “cattivi perché in cattività”.

La linea verticale: le nostre impressioni

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Casi clinici o casi umani? Entrambi sono al centro della serie La linea verticale, sempre raccontati in tono surreale e satirico, tratto distintivo della narrazione e della penna di Mattia Torre. Ecco a voi la quotidianità del reparto di urologia oncologica dell’ospedale perfetto. L’aura luminosa e fiabesca gliela dà la figura mitologica del primario, il professor Zamagna: sempre sereno e sorridente, dall’aria totalmente umana. Contraltare smaccato degli odiosi baroni universitari che imperversano nei policlinici italiani.

Tutti, personale e pazienti, lo stimano e lo descrivono come un essere ultraterreno dai poteri divini. “Nulla è impossibile a Zamagni”, si tramanda di corsia in corsia. Così il chirurgo geniale che vola dall’altra parte del mondo per operare e salvare vite, diventa protagonista inconsapevole dei sogni di Luigi (un Mastandrea di grande allure), che è convinto di averlo incontrato prima dell’operazione.

la linea verticaleLa storia tragicomica è raccontata dal punto di vista dei pazienti che, tramite uno stile narrativo libero e spregiudicato, alternano momenti divertenti e drammatici in un mix sapiente e mai scontato. Altra figura positiva, che assiste con amorevoli cure suo marito, è Elena (interpretata da Greta Scarano). Ogni giorno va in ospedale col suo pancione e lo consola, cercando di capire dai medici se il suo Luigi guarirà. Ma il mantra di infermieri, dottori e pazienti che condividono la stessa esperienza, è sempre uguale: “Occorre fare un passo alla volta, piano piano”. Non è facile aspettare, far scorrere le giornate attaccati a una flebo, a volte senza la possibilità di muoversi. Ed ecco che scopriremo come tutti i protagonisti, pazienti o personale, troveranno soluzioni “alternative” di sopravvivenza.

La linea verticale

Valutazione Globale - 8

8

Prossimamente cult

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La linea verticale: un giudizio in sintesi

Scaturito da un’esperienza autobiografica di Mattia Torre, che ne ha scritto anche un libro edito da Baldini & Castoldi, la serie La linea verticale ha, allo stesso tempo, una verve comica trascinante e una tragicità sconfinata. Impresa che già abbiamo visto compiere all’autore di Boris, esempio indiscusso di una serialità italiana di grande appeal.

la linea verticaleE non è un caso che si avvalga di buona parte del suo cast, rodato da tempo ai ritmi dei dialoghi incalzanti e surreali dello script. Accanto ai veterani Ninni Bruschetta, Antonio Catania, Paolo Calabresi, si aggiungono attori del calibro di Giorgio Tirabassi, Gianfelice Imparato, Babak Karimi e Greta Scarano, per non parlare di un Valerio Mastandrea misurato nel lasciarsi andare alla sofferenza, quanto all’ironia. Mai la dimensione della malattia e il clima di sospensione delle corsie di un ospedale sono state rappresentate con tanta surreale leggerezza: ci voleva una serie Made in Italy per cogliere nel segno e magari inaugurare una nuova serie cult.

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