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La Profezia dell’Armadillo: la recensione del film di Emanuele Scaringi

La profezia dell’armadillo è il film presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 75, tratto dall’omonimo fumetto di Zerocalcare.

La profezia dell’armadillo: sinossi

profezia dell'armadilloRebibbia, Roma. Zero (Simone Liberati) è un grafico ventisettenne che vive alla giornata, continuamente sobillato dai commenti della sua logorroica coscienza, incarnatasi in un goffo armadillo di gommapiuma (Valerio Aprea).

Un brutto giorno Zero viene informato della morte di Camille (Sofia Staderini), vecchia amica di gioventù e forse qualcosa di più, e decide di recarsi al suo funerale a Tolosa assieme all’amico Secco (Pietro Castellitto).

Il viaggio sarà anticipato da una lunga fase di autoanalisi per Zero, un momento per tirare le somme rispetto agli ideali su cui aveva giurato da bambino proprio con Camille e gli inevitabili compromessi dell’età adulta.

La profezia dell’armadillo: le nostre impressioni

profezia dell'armadilloL’attesissima trasposizione del celeberrimo lavoro d’esordio del fumettista Zerocalcare arriva nelle sale dopo una travagliata gestazione, che aveva visto in cabina di regia inizialmente Valerio Mastandrea (accreditato ora come sceneggiatore) per poi passare nelle mani di Emanuele Scaringi, regista dipendente della casa di produzione Fandango.

Le difficoltà produttive purtroppo si riverberano anche sul prodotto finito, evidenti soprattutto con la sceneggiatura a otto mani (lo stesso Zerocalcare, il già citato Mastandrea, Oscar Glioti e Johnny Palomba) che non da una direzione precisa al film, aprendo molti fronti ma senza far emergere un tema portante, ma appoggiando un piede in tutte le direzioni possibili (la morte degli ideali punk di ribellione, la nostalgia per l’adolescenza spensierata, l’estraniamento dalla società, il precariato giovanile, l’ingresso nell’età adulta, l’assenza di comunicazione tra genitori e figli, l’accettazione del lutto ecc.).

Non era un’operazione semplice data la complessa stratificazione temporale e contenutistica della graphic novel, ma in ogni caso la trasposizione risulta riuscita a metà, capace sì di identificare tono e interpreti ma non di dare dignità cinematografica al materiale di partenza.

Uno spettatore estraneo all’immaginario di Michele Rech alias Zerocalcare assiste ad uno spettacolo senza arte né parte, realizzato sì professionalmente ma senza suscitare alcun tipo di emozione o curiosità.

Un rimedio forse sarebbe stato incardinare il progetto sul lavoro di un unico sceneggiatore guidato dalla voce di Zerocalcare, in modo da regalare un esordio più omogeneo e riuscito a questa realtà del fumetto italiano contemporaneo.

profezia dell'armadilloQuello che di buono resta è il cast ben assemblato (domina su tutti il Secco di Castellitto, fisicamente perfetto e capace di toccare alte vette di comicità surreale) sebbene lo Zero di Liberati non abbia particolare profondità, rimanendo ancorato a quanto vediamo nell’incipit del film; nel resto del cast appare sacrificata Laura Morante nel ruolo della premurosa madre di Zero ma rimane invece impagabile il cameo di Adriano Panatta nel ruolo di sé stesso.

Incommentabili i due segmenti di animazioni dell’incipit e del finale.

La profezia dell'armadillo

valutazione globale - 5.5

5.5

Un’occasione mancata di sorprendere il pubblico italiano con un’opera fresca e ben fatta

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La profezia dell’armadillo: giudizio in sintesi

armadillo5La profezia dell’armadillo purtroppo è un film che non lascerà il segno e sarà ricordato come un’occasione sprecata di tradurre in un prodotto di ampio consenso la celebre graphic novel di partenza.

Il risultato finale rimane infatti quello di un film innocuo che lascia indifferenti i fan e non emoziona chi si avvicina per la prima volta alla Rebibbia romanzata da Zerocalcare.

Un trionfo di buone intenzioni che purtroppo rimangono largamente inesaudite; tuttavia è sempre da apprezzare il tentativo e c’è da sperare che i produttori italiani facciano tesoro delle debolezze di quest’opera per predisporre future trasposizioni più efficaci del nostro patrimonio fumettistico (la Bonelli Entertainment è avvertita).

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About Giulio Mantia

Sono un immoderato consumatore di film improvvisatosi recensore amatoriale. Cerco di scrivere di cinema nei limiti delle mie conoscenze ed evitando di farla fuori dal vaso. Accetto volentieri critiche, osservazioni e confutazioni. Il mio film preferito è senza dubbio Dal Tramonto all'Alba di Rodriguez/Tarantino, un'allegra miscela di delirio e badassment che riesce sempre a rallegrarmi.

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