A distanza di soli due mesi da The Post, arriva nelle sale Ready Player One il nuovo film di Steven Spielberg, tratto dall’omonimo romanzo di Ernst Cline del 2010.
Ready Player One: la sinossi
Nel 2045 il Pianeta Terra non se la passa tanto bene: inquinamento, guerre, povertà e crisi energetica mettono sotto scacco un mondo completamente allo sbando. Per sfuggire alla triste realtà, il milionario James Donovan Halliday crea un mondo virtuale, OASIS, ispirato alla cultura pop degli anni ’80 dove chiunque sia armato di visore e guanti aptici può accedervi. Il giovane Wade, affascinato dalla figura di Halliday, attraverso l’avatar Parzival tenta di scovare gli indizi all’interno di OASIS disseminati dal creatore prima di morire che porteranno dritti a mettere le mani su un Easter Egg. Chi se lo aggiudica diventerà proprietario del programma di realtà virtuale. Ma Wade dovrà fare i conti con gli uomini della IOI, una potente multinazionale che vuole appropriarsi senza alcuno scrupolo di OASIS.
Ready Player One: le nostre impressioni
Una delle tematiche che sta più a cuore a Steven Spielberg nella seconda parte della sua carriera (che più o meno possiamo far partire da A.I. – Intelligenza Artificiale del 2001) è il racconto della contemporaneità. Non importa se la storia che si ritrova tra le mani ingloba elementi che appartengono ad universi immaginari. Quel che interessa al settantunenne regista di Cincinnati è restare il più possibile in sincronia con la società odierna, sia se la storia è ambientata nella redazione di un giornale quasi cinquant’anni fa, sia se lo è in un futuro non troppo distante dal nostro come accade in Ready Player One.
Riprendendo l’omonimo romanzo di Ernst Cline (qui anche sceneggiatore insieme a Zak Penn), Spielberg ci introduce in un mondo ormai alla canna del gas dove anche una superpotenza economica come gli Stati Uniti è ridotta ad un’immensa baraccopoli. La realtà è troppo brutta, deprimente, angosciante e l’unica boccata d’ossigeno è rappresentata da una realtà virtuale, quella di OASIS, dove ognuno può assumere l’aspetto e l’identità che vuole, senza distinzione di razza, sesso e quant’altro. E’ una realtà, se vogliamo, forse ancora più sincera di quella reale dove ci si può persino innamorare tra avatar senza conoscere l’aspetto reale di quella persona.
Ready Player One, senza tanti preamboli, entra fin dalle prime battute all’interno della storia. Si potrebbe affermare con assoluta certezza che il film rappresenti una fonte di estrema gioia e goduria per quella generazione che è cresciuta con tutti quei miti anni ’80 appartenenti ad universi immaginari come film, videogiochi e serie tv. Quando il film si farà via via sempre più scatenato e chiassoso, ci sarà una gara a riconoscere il maggior numero di citazioni possibili che, vi assicuriamo, sono veramente tante.
Il film non manca però di alcuni passaggi un po’ troppo superficiali, come il mancato sviluppo delle relazioni tra i protagonisti che si ritrovano a dover spiegare alcuni passaggi della loro avventura. Avrebbe necessitato sicuramente un maggior peso il personaggio di Halliday, interpretato dall’ottimo Mark Rylance, relegato invece ad una manciata di scene. Il suo personaggio è l’emblema della storia che sta alla base del film, colui che ha progettato un nuovo mondo migliore di quello reale. Se ci pensate bene, è un po’ anche la cifra stilistica degli universi fantastici creati da Spielberg nel corso della sua carriera.
Dove sta, allora, la contemporaneità di cui parlavamo poco fa? Sta nella capacità, da parte di Spielberg, di parlare un linguaggio diretto e comprensibile a quella categoria di persone, i nerd, che, con un occhio alla cultura che li ha plasmati, o che i più giovani hanno riscoperto a ritroso, vivono le loro passioni (videogame in primis) condividendole con altri loro ‘simili’ in giro per il mondo.
Ready Player One
Valutazione globale - 7
7
Ultrapop
Ready Player One: giudizio in sintesi
Ready Player One è un tripudio a livello visivo. A tratti fracassone e saturo, Steven Spielberg, dal maestro del genere, confeziona un film che prima di tutto compie la sua missione, quella di intrattenere il grande pubblico. Ma è anche un film che parla ad una fetta di pubblico che, come il regista, non ha mai smesso di sognare mondi migliori del nostro e si rifugia in realtà virtuali dove tutto è possibile. E’ un film che deve essere visto possibilmente sul grande schermo per esaltare la sua potenza visiva.
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