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Notti magiche

Notti magiche: recensione dell’ultimo film di Paolo Virzì

Paolo Virzì, dopo l’esperienza americana di Ella & John, torna in Italia con Notti magiche per raccontare il declino del cinema italiano in cerca di una nuova identità dopo il crepuscolo dei grandi maestri.

Notti magiche: sinossi

Notti magicheRoma, esatate 1990. Sono gli ultimi attimi dell’Italia ai mondiali. L’Argentina di Maradona, ai rigori, batterà gli azzurri eliminandoli definitivamente dal torneo. In quel preciso momento un’auto precipita nel Tevere. Al suo interno viene ritrovato morto il noto produttore cinematografico Leandro Saponaro (Giancarlo Giannini). I carabinieri sospettano di tre giovani ragazzi, aspiranti sceneggiatori: Antonino, Luciano ed Eugenia. Messi sotto torchio al Comando per tutta la notte, i tre ripercorreranno l’ultimo mese delle loro vite fino alla sera del presunto omicidio del produttore.

Notti magiche: le nostre impressioni

Il cast di Notti MagicheCon Notti magiche, Paolo Virzì mette la firma ad un film che, fin dalle sue intenzioni, appare come un atto d’amore e di riconoscenza nei confronti del Cinema. Coadiuvato dai fidi Francesca Archibugi e Francesco Piccolo alla sceneggiatura, il regista livornese sceglie come cornice alla sua storia il genere giallo per dipingere un ritratto che evidenzia un periodo storico in cui il cinema italiano si trovava ad un bivio: rinascita o (quasi) morte. La fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 hanno registrato il lento e inesorabile declino dei grandi maestri del cinema, a cui però non si era affiancato quel ricambio generazionale che molti speravano. Un momento di caos, di incertezza per il cinema nostrano, che andava di pari passo con quello in cui si trovava l’Italia politica che di lì a poco avrebbe visto l’esplosione dello scandalo di Tangentopoli.

A cercare di dare una svolta positiva al cinema italiano arrivano in quel di Roma tre giovani di belle speranze con il loro carico di sogni, voglia di fare e progetti da sottoporre a chi il cinema lo mette in moto, dal produttore allo sceneggiatore. I tre ragazzi si ritrovano insieme in quanto finalisti dell’ambito Premio Solinas che premia ogni anno le migliori nuove sceneggiature. Antonino è un ragazzo che proviene dalla Sicilia, il classico secchione un po’ sfigatello; Luciano, invece, è il classico farfallone in arrivo da Piombino dove ha lasciato la sua ragazza con un figlio piccolo; Eugenia proviene da una famiglia molto ricca, è ipocondriaca e perde la testa per un attore francesce. I tre attori che interpreatano questi giovani, fin dalla loro descrizione abbastanza stereotipati, peggiorano la situazione andando il più delle volte in overacting, diventando ben presto delle macchiette difficli da sopportare per le oltre due ore di film.

il cast di Notti MagicheIl giocoso affresco messo in atto da Paolo Virzì, sebbene affascini per essere capace di farti respirare appieno l’aria di quel periodo di decadenza, mostra evidenti limiti anche nello svolgimento di una storia che si perde tra trame e sottotrame incapaci di dare una precisa identità al film. Sembra quasi che Virzì sia più interessato a divertirsi a citare più o meno esplicitamente i mostri sacri del cinema – da Scola alla sagoma di Fellini, da Suso Cecchi d’Amico a Cesare Zavattini – che a portare avanti la componente gialla del film e risolvere il mistero dell’omicidio di Saponaro, interpertato da uno spumeggiante Giancarlo Giannini.

Paolo Virzì dà il meglio di sé quando fa tornare il personaggio di Luciano nella sua Piombino. Solo in quel frangente si ritrovano i tratti caratteristici della nuova commedia all’italiana che il regista de La pazza gioia ha saputo riportare in auge dopo quegl’anni di appannaggio raccontati con grande sentimento ma con scarsa convinzione in Notti magiche.

Notti magiche

Valutazione globale - 5

5

Un film senza una precisa identità

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Notti magiche: giudizio in sintesi

I tre protagonisti di Notti magicheNotti magiche rappresenta un punto di stop nella fin qui ottima carriera di Paolo Virzì. Intendiamoci, niente di castastrofico. Ma con un’idea così ambiziosa ci si aspettava sicuramente di più che un banale giallo senza grandi colpi di scena, di più che un gioco al citazionismo di questo o quel personaggio appartenente al mondo del cinema, di più che tre personaggi disegnati con l’accetta e difficili da sopportare per essere troppo macchiettistici. Sul prinicipio degli anni ’90, in una Roma che affascina e allo stesso tempo mette soggezione, il cinema italiano cerca una nuova identità che faticherà a trovare. La stessa cosa che accade a questo film di Paolo Virzì.

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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