Non sono un assassino è il film di Andrea Zaccariello, un crime thriller con Riccardo Scamarcio, Claudia Gerini e Alessio Boni.
Non sono un assassino: sinossi
Puglia, oggi. Chi ha ucciso il giudice Giovanni Mastropaolo (Alessio Boni)? Le indagini degli inquirenti sembrano aver trovato come unico presunto colpevole proprio il miglior amico della vittima, il commissario Francesco Prencipe (Riccardo Scamarcio). Man a mano che procedono le indagini emergono sempre elementi più pesanti a carico dell’imputato, e il Pubblico ministero Paola Maralfa (Claudia Gerini) riduce sempre più le flebili riserve sulla sua innocenza. Il processo sarà segnato da colpi di scena e rivelazioni sui trascorsi tra vittima e imputato, segnati da numerosi interrogativi.
Non sono un assassino: le nostre impressioni
In una Puglia gelida e umida, una versione forse mai ammirata al cinema, Andrea Zaccariello (Ci Vediamo Domani) gira questo ambizioso ma parzialmente riuscito legal-thrillertratto dal romanzo omonimo di Francesco Caringella.
In un momento di massima esposizione, Riccardo Scamarcio torna nuovamente in sala con un ruolo ambiguo e oscuro, dopo le interpretazioni affini viste in Lo Spietato, Il Testimone Invisibile e Loro. Sembra averci preso gusto nel proporre personaggi complessi e odiosi e, con il commissario Prencipe, forse raggiunge uno dei vertici della sua carriera da antieroe. Zaccariello, infatti, tocca le corde giuste per renderlo luciferino e illeggibile fino all’ultimo minuto del film, ma lo stesso purtroppo non si può dire del resto del cast.
Ad eccezione del protagonista molti dei comprimari sono di fatto completamente fuori ruolo, a partire da Boni e Gerini. Il primo, infatti (presente quasi solamente nei flashback), non è mai credibile come magistrato pugliese autoctono e non c’è alcuno sforzo per renderlo tale; Claudia Gerini, invece è messa alla prova con un personaggio acido e rancoroso con cui non riesce a brillare, ostacolata anche da un improbabile cadenza siciliana richiesta dal copione.
È proprio dalla sceneggiatura che viene l’ostacolo principale per un film che aveva tutte le carte per prendere il volo e imporsi come solido prodotto di genere contemporaneo. L’intricato enigma che muove il racconto è di fatti assolutamente avvincente e stimolante, con una soluzione finale che ammicca a Profondo Rosso di Dario Argento. Tuttavia, la struttura narrativa arranca non solo per il casting non troppo oculato (a parte i già citati, anche Edoardo Pesceè sprecato con un avvocato alcolista e scapestrato, protagonista di una micidiale scena nonsense a bordo di un autobus) e anche di un inserimento non sempre impeccabile dei flashback (con doppiaggi improbabili per le versioni giovanili dei protagonisti) che appesantisce a dismisura il procedere del film. Inoltre, proprio i salti temporali sono la maggior fonte di confusione, e l’appena accennato make-up su Scamarcio non aiuta a distinguere le scene nel passato da quelle nel presente.
Il film è poi gravato dai troppi personaggi, con alcuni del tutto superflui (emblematico, in tal senso, il ruolo di Sarah Felberbaum), che minano un potenzialmente brillante e serratissimo thriller. Quello che è mancato, infatti, è un prezioso lavoro di limatura necessario per la compattezza del racconto cinematografico; sembra che, per la complessità di trama e quantità di personaggi, si avesse in mente un soggetto per una serialità che, probabilmente, sarebbe stata un alveo ideale dove articolare questa bella crime story. Tuttavia, non sono pochi i momenti all’altezza, come la splendida sparatoria iniziale realizzata con meticoloso realismo e il durissimo prefinale con colpo di scena.
Avvincente thriller indebolito da una sovrabbondanza narrativa e un casting non troppo oculatoNon sono un assassino
valutazione globale - 5.5
5.5
Non sono un assassino: giudizio in sintesi
Non sono un assassino è un’occasione in parte mancata per riportare in auge il genere crimenel cinema italiano, nonostante nella serialità in prodotti come Gomorra e Suburra incontri enorme fortuna anche all’estero. Questo film sembra confermare come la complessità e le sfumature di un racconto che tocchi i rapporti tra Stato e criminalità organizzata abbia bisogno di rigore e asciuttezza per essere raccontato al meglio con il medium cinematografico. L’opera di Zaccariello, nonostante ottime intenzioni a volte portate a compimento, soffre di questa sovrabbondanza narrativa e di cast, risultando un lavoro fatto con passione ma troppo confuso. Resterà in ogni caso la prova di Scamarcio, cui Zaccariello riesce a tirar fuori una prova oscura e finalmente imprevedibile.
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