A due anni dal successo di A casa tutti bene torna in sala Gabriele Muccino con un altro film corale, Gli anni più belli. Protagonisti del film sono Micaela Ramazzotti, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart. Supportato da un battage pubblicitario notevole, con trailer trasmessi ovunque e numerose ospitate televisive del cast e del regista, Il film, uscito lo scorso giovedì in sala, ha subito agguantato la vetta del box office tricolore con un incasso vicino ai tre milioni.
Gli anni più belli: sinossi
Giulio, Paolo e Riccardo sono amici fin dall’adolescenza, dai primi anni ’80. Ai tre si aggiunge Gemma, ragazza complicata, da subito innamorata di Paolo. Il film affronta 40 anni di vita dei quattro ragazzi, tra amori, incomprensioni, successi, delusioni e compromessi, raccontando allo stesso tempo l’evolversi e le tappe più importanti della storia del Nostro Paese e non solo.
Gli anni più belli: le nostre impressioni
Non è semplice trovare il modo per commentare e recensire questo film. Partirei dal lato puramente istintivo ed empatico, prima di esaminare gli aspetti, cinematograficamente parlando, più tecnici. Muccino è un regista che carica i suoi film di una grande forza emotiva, a volte in modo vincente, come nel bellissimo La ricerca della felicità, a volte in modo esagerato, come nell’ultimo esperimento americano Padri e figli e nell’ultimo A casa tutti bene.
Rispetto alla penultima opera, in questo nuovo film Muccino sembra aver osato un po’ di più, grazie anche ad un effetto nostalgia, dovuto all’excursus storico compiuto, e ad una maggiore profondità e complessità delle storie dei protagonisti. Questo effetto, scandito dagli eventi storici che hanno scandito gli ultimi 40 anni del mondo e rimarcato dalla colonna sonora che omaggia il grande Claudio Baglioni, autore del brano omonimo, riesce a coinvolgere il pubblico, ad emozionarlo, complice uno script scorrevole e abbastanza leggero, per quanto prevedibile.
Perchè prevedibile? Nel bene e nel male, Muccino, all’interno dei confini italiani, fa il solito Muccino. Per lui e Ferzan Ozpetek sembra non esser mai trascorso il 2000, anno di grande successo per i due registi, anno in cui uscirono nelle sale L’ultimo bacio e Le fate ignoranti, le opere che li hanno resi cineasti di grande fama. Entrambi sembrano essere ancorati al porto sicuro e alle dinamiche costruite e cementate 20 anni fa, come se non ci fosse stata un’evoluzione. Questo può anche essere un qualcosa di positivo, in quanto è possibile vedere una personalità e uno stile, ma anche negativo, perchè l’utilizzo degli stessi topoi porta alla noia e alla stanchezza di un pubblico che chiede sempre di più.
Andando nel particolare, in Muccino ritroviamo un solito dramma amoroso, un’emotività a volte sopra le righe, un prendersi e lasciarsi continuo, che porta a capire dove sta il vero amore e le urla e l’insoddisfazione dei personaggi assolute protagoniste. Chi conosce la filmografia di Muccino, può facilmente prevedere l’evoluzione dei personaggi principali, un po’ troppo ingabbiati in un classico stereotipo.
Il cast sicuramente garantisce delle performance buone, seppur limitati dalla costruzione dei personaggi, che spesso ricalcano ruoli già vestiti da questi (è facile rivedere delle somiglianze tra la Gemma della Ramazzotti e la sua Anna in La prima cosa bella, per quanto si parli di livelli assolutamente differenti). Il più convincente sembra essere Santamaria. I complimenti vanno anche al lavoro di casting, vista le scelte azzeccate sul cast “giovane”, in particolare i giovani Gemma e Paolo, mentre un po’ meno riuscito il voler, tramite il trucco, rendere i protagonisti dei credibili ventenni. La presenza più chiacchierata è stata sicuramente quella di Emma Marrone, alla prima prova cinematografia. La cantante salentina nel ruolo di Anna se la cava degnamente per non essere un’attrice professionista.
Il solito Muccino con un pizzico di cuore in piùGli anni più belli
Valutazione globale - 6
6
Gli anni più belli: commento in breve
Il film di Muccino coinvolge emotivamente grazie ad un effetto nostalgia che ripercorre gli ultimi 40 anni della nostra storia. La sceneggiatura è godibile, per quanto prevedibile. Muccino sembra un po’ essersi cristallizzato nei suoi standard, ritornando nei suoi topoi. Gli attori regalano delle performance buone e convince anche Emma Marrone, comprimaria, alla prima prova sul grande schermo.
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