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Il Traditore: una scena del film

Il traditore: recensione del film di Marco Bellocchio

Il Traditore, nuovo film di Marco Bellocchio è in sala dal 23 maggio. Unico film italiano in concorso al 72esimo Festival di Cannes, la pellicola ha per protagonista Pierfrancesco Favino, oltre a Luigi Lo Cascio, Fausto Russo Alesi, Fabrizio Ferracane e Maria Fernanda Candido.

Il traditore : la sinossi

Palermo, 1980. Nel giorno di Santa Rosalia Tommaso Buscetta (Favino), il boss dei Due mondi, importante esponente della Cosa Nostra prima maniera, partecipa alla celebrazione della pax mafiosa tra la fazione palermitana che fa capo a Stefano Bontate e quella corleonese di Totò Riina. Allo scoppio della guerra di mafia, che vedrà la presa del potere da parte di Riina, Buscetta dal Brasile, dove gestisce un traffico di droga e ha costruito una nuova famiglia insieme alla compagna Cristina (Candido), assiste all’uccisione dei maggiori rappresentanti del suo gruppo e di suoi diversi familiari. Arrestato in Brasile ed estradato in Italia, Buscetta decide di collaborare con il Giudice Giovanni Falcone (Russo Alesi), che proprio in quel periodo sta istruendo il primo maxi processo a Cosa Nostra, illustrando la struttura organizzativa e i piani dell’associazione mafiosa. Sarà anche attraverso le preziose rivelazioni di Buscetta e di Contorno (Lo Cascio) che Falcone riuscirà ad ottenere una sentenza di condanna per i maggiori boss mafiosi.

Il traditore: le nostre impressioni

A distanza di tre anni da Fai bei sogni, Marco Bellocchio torna al suo pubblico scegliendo di raccontare una storia che solo lui poteva raccontare. Del resto la ormai cinquantennale carriera del Maestro di Bobbio è costellata da pellicole mai banali, mai scontate, mai rassicuranti, mai consolatrici, mai assolutrici, mai semplicistiche, e Il Traditore si inserisce con coerenza in questo filone.

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In questo senso il Buscetta costruito da Bellocchio e Favino che troviamo al centro de Il Traditore non è un eroe, è un uomo che crede fermamente in alcuni (dis)valori, i suoi valori mafiosi, e non ne accetta il tradimento da parte dei corleonesi; è un conservatore, un restauratore di quei valori perduti, ma non si accorge che questa sua sete di restaurazione finisce con l’innescare una vera rivoluzione che porterà alle condanne del maxi processo. È talmente determinato nel suo ritorno al passato che per sanare un tradimento accetta di passare a sua volta da traditore agli occhi degli uomini della Mafia.

Eloquenti sono le parole che il traditore Buscetta pronuncia davanti al giudice nell’aula bunker dove si celebra il maxi processo: “Io sono stato e resto un uomo d’onore. Sono entrato in Cosa nostra con uno spirito e dentro di me quello spirito non è cambiato. Sono loro che hanno tradito gli ideali di Cosa Nostra. Per questo, Signor Presidente, io non mi considero un pentito”.

Il Traditore: una scena del film

Il film trova la sua forza maggiore proprio nelle scene che ricostruiscono lo svolgimento del maxi processo di Palermo, nella protervia e nell’arroganza dei boss rinchiusi che assistono alla deposizione del traditore Buscetta, e soprattutto nella sequenza del confronto tra Buscetta e Calò: attraverso un serrato botta e risposta fatto di menzogne e verità, ciascuno considera l’altro un traditore, un infame, non c’è più amicizia, non c’è più appartenenza, sono due uomini che quasi fuori dal tempo e ridotti al loro stato primordiale si sfidano senza esclusione di colpi a dispetto di tutto e di tutti; solo la verità processuale metterà un punto definitivo.

Naturalmente il film è pregno di segni, linguaggi, codici e (dis)valori mafiosi, ma qui non passano in maniera più o meno sottintesa contribuendo a creare il mito del mafioso/eroe; ne Il Traditore Bellocchio realizza un grandissimo film antimafia raccontando la storia di un grandissimo mafioso. Ci riesce da una parte smontando quella insopportabile retorica legata ai (dis)valori mafiosi che andrebbero misericordiosamente in soccorso di quella che Buscetta continua a chiamare “povera gente” (“Ma ci crede veramente? Non fa onore alla sua intelligenza. Ammazzare carabinieri e giudici, rovinare con l’eroina migliaia di ragazzi. Le cronache sono piene di delitti atroci, la vecchia e nobile mafia è una leggenda. Basta!” sbotta Giovanni Falcone durante uno dei primi interrogatori). Dall’altra mostrando in maniera asciutta, scarna, essenziale la vera natura del fenomeno mafioso, la sua efferatezza, la sua bestialità, attraverso la scena di Pippo Calò che strangola a mani nude il figlio di Buscetta.

Il Traditore: una scena del film

È un continuo gioco di specchi: Buscetta, figlio di un vetraio, guarda Calò e non riconosce più se stesso,vede un traditore e si sente considerato tale; allora nella ricerca di uno nuovo specchio incontra lo sguardo di Giovanni Falcone, uomo delle istituzioni, incarnazione del suo opposto, e capisce di poter instaurare un rapporto franco improntato dal rispetto reciproco, sebbene da posizioni diametralmente opposte; lo sguardo di Bellocchio sapientemente lo sottolinea, indugiando su quella stretta di mano alla fine del loro ultimo incontro.

Il film riesce credibile perché credibili sono le interpretazioni che il cast ci regala: splendido Pierfrancesco Favino, intelligente nell’interpretare Buscetta e non nell’imitarlo; ottimo Luigi Lo Cascio, naturalmente a suo agio nei panni di un personaggio tutto palermitano, Totuccio Contorno; misurata e mai melodrammatica Maria Fernanda Candido, nelle vesti di Cristina, compagna brasiliana del traditore Buscetta; Fausto Russo Alesi nei panni di Giovanni Falcone ci regala una interpretazione seria,composta, senza enfasi, senza retorica, quindi perfetta; Fabrizio Ferracane è il vero antagonista, Pippo Calò, mellifluo e al tempo stesso spietato e doppiogiochista.

Il traditore

valutazione globale - 7.5

7.5

Grande film, tipicamente "bellocchiano"

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Il traditore: giudizio in sintesi

Con Il Traditore Marco Bellocchio fa l’ennesimo centro della sua lunga carriera. Il film si può a pieno titolo inserire nel lungo solco del grande cinema italiano di impegno civile, di cui Bellocchio è stato ed è un importantissimo esponente. È un film che, per tema, linguaggio, costruzione, messa in scena capita raramente di vedere nel cinema italiano di questi anni a parte qualche rarissima e splendida eccezione. Se in Buongiorno, notte Bellocchio si concedeva il lusso di mostrare l’onirica liberazione di Moro, ne Il Traditore mette in mutande Giulio Andreotti: potenza del mezzo cinematografico quando è in mano ad un artista intellettualmente onesto e libero da qualunque ansia conformistica.

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