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A casa tutti bene

A casa tutti bene: la recensione del nuovo film di Gabriele Muccino

Dodici anni dopo il suo sbarco in America, Gabriele Muccino torna a dirigere un film in Italia, A casa tutti bene, con un cast che raccoglie il meglio del cinema italiano e che va da Stefano Accorsi a Pierfrancesco Favino e da Carolina Crescentini a Stefania Sandrelli.

A casa tutti bene: la sinossi

A casa tutti beneLa trama vede una famiglia imbarcarsi col traghetto per una piccola isola con l’intento di trascorrere una giornata con i genitori Pietro e Alba e festeggiare le loro nozze d’oro. Ci sono delle coppie: Carlo e Ginevra, Beatrice e Sandro, Sara e Diego, Luna ed Edoardo, due adolescenti che sono però solo amici, e due single, Paolo e Isabella, che ha una figlia, oltre all’anziana Maria. Il maltempo bloccherà i traghetti per il ritorno e li costringerà a fermarsi più a lungo sull’isola. Sarà l’occasione per far emergere conflitti irrisolti e dinamiche che covano sotto la cenere.

A casa tutti bene: le nostre impressioni

Muccino parte dall’idea inflazionata ma sempre intrigante di sfruttare una riunione di famiglia per descrivere tipologie umane e come esse si compongono in un quadro più generale. Purtroppo però puntando troppo su soluzioni facili e luoghi comuni. Le scene abbondano di pianti, strepiti e concitazione, richiamando alla mente format televisivi piuttosto fastidiosi ma di vasto seguito. In questo modo la drammatizzazione inevitabilmente si appiattisce e fatica ad oltrepassare la superficie dello stereotipo di genere. E’ ovvio che se nelle riunioni famigliari tutto andasse liscio non avrebbe senso farci su un film, come insegna il Vintenberg di Festen ma anche il Monicelli di Parenti Serpenti.

A casa tutti beneMa non basta evidentemente puntare sul ritmo e sull’emotività per realizzare un buon film, anche se hai in squadra attori di spessore come Favino, Marescotti e la Sandrelli. Anche perché stereotipi e banalità si rintracciano pure nella stesura dei personaggi e delle dinamiche. Quello di Accorsi, un artistoide incapace di impegnarsi, è decisamente trito e noioso, sguazza nella tardo adolescenza infinita che affligge quasi tutti i maschi di Muccino, con buona pace delle femmine le quali, come dice la Sandrelli in una scena, “sono fatte per sopportare il peso del mondo”. Anche quello interpretato da Tognazzi non spicca e ricade nella categoria maschile suddetta.

La dinamica più interessante è forse quella che lega Carlo (Favino), Ginevra (Crescentini) e la loro figlia con la ex di lui Elettra (Solarino), che a sua volta ha avuto una figlia da Carlo. La nevrosi e l’insicurezza di Ginevra, rese come è nel suo stile purtroppo eccessivamente agite e parossistiche da Muccino, e la paura di essere seconda rispetto all’amore che ha legato il marito alla compagna precedente e lo lega nel presente all’altra figlia, potevano essere un humus interessante. Qualche accenno di malinconia e rimpianto di Elettra e ciò che avviene tra lei e Carlo nei brevissimi momenti in cui interagiscono, mette in campo dei dubbi su questa situazione rimanendo però una pista non sfruttata dal regista.

A casa tutti benePoco di buono viene poi dalle altre due coppie presenti nel film: i ragazzi rappresentano l’ideale di purezza e facilità di rapporto che chiude il cerchio della visione di Muccino, nella quale l’ideale è sempre l’adolescenza e ciò che viene dopo sempre un sostanziale rimpianto di essa, poiché poi le cose si complicano e i personaggi non hanno le risorse e la maturità per venirne a capo. Neppure Sandro e Beatrice aggiungono molto perché il dramma che dovrebbero mettere in scena non pare abbastanza credibile. Tutto da buttare quindi in A casa tutti bene? Quasi. Sono soltanto pochissimi infatti i momenti in cui si intravede brillare qualche luce sotto la coltre di difetti. A volte si ha la sensazione che Muccino riesca a dare la sensazione della coralità di voci che sta rappresentando, sulla scia del meglio del cinema nostrano, e altrove che in qualche misura colga la poesia dell’amore, ma si tratta solo di qualche inquadratura. Veramente troppo poco.

A casa tutti bene

Valutazione globale - 5

5

Troppo superficiale e stereotipico, non si salva quasi niente

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A casa tutti bene: giudizio in sintesi

A casa tutti beneGabriele Muccino ha fatto un film molto nel suo stile, forse troppo: emotività e conflitti sono estremizzati a discapito dell’approfondimento. Troppi luoghi comuni anche nella sceneggiatura e nella caratterizzazione dei personaggi. Si salva poco in questo film, al più qualche inquadratura in grado di dare il senso della pluralità di voci che si stanno rappresentando, secondo una tradizione del cinema italiano che però Muccino in questo film spreca.

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About Tommaso Perissi

Scopre la magia del cinema d'autore verso la fine degli anni 90 grazie ad una videoteca vicino alla stazione di santa maria novella che offre titoli ancora in vhs...poi frequenta saltuariamente vari cineforum in giro per la città

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