What You Gonna Do When The World’s On Fire è l’ultimo lavoro di Roberto Minervini presentato nell’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Il documentario ritrae nell’intimo della propria quotidianità i membri di una comunità di afro-americana del sud degli Stati Uniti, scossa da una serie di cruenti omicidi durante l’estate del 2017.Tre storie parallele di individui che ogni giorno lottano per la giustizia, la dignità e la sopravvivenza, con la consepovelezza di appartenere ad una razza che non ha mai smesso di essere oggetto di sfruttamento, discriminazione e violenza dai tempi dello schiavismo.
Presente alla 59^ edizione del Festival dei Popoli a Firenze, che, oltre a proiettare in anteprima il suo ultimo film, gli ha dedicato una retrospettiva, ci ha concesso il piacere a rispondere ad alcune nostre domande.
Di seguito un estratto dell’intervista
Come nasce questo tuo ultimo lavoro What You Gonna Do When The World’s On Fire?
Volevo raccontare una storia che partisse dalla musica folk afroamericana che è il link fra la musica africana e la musica nera americana.
Per tale ragione iniziai a viaggiare per il sud della Luisiana ed incontrai Judy Hill che è il personaggio femminile principale del film. Lei è portatrice di una tradizione musicale che si perde nella notte dei tempi. Il padre è uno degli esponenti del Blues di New Orleans.
Abbiamo vissuto insieme un paio di anni prima di pensare ad un progetto che fosse diverso, che incorporasse la tradizione musicale ma che si incentrasse sulle dinamiche delle comunità nere americane di New Orleans. Poi ci siamo spostati fino ad arrivare al Tennesee.
Ci sono stati dei problemi nella lavorazione del film. Ci sono state anche delle sparatorie
Innanzitutto ci muovevamo in quartieri violenti, per una questione non di razza ma di classe.
Abbiamo assistito, anzi ci siamo trovati in mezzo a delle sparatorie. C’è stata una volta, si vede anche nel film, in cui siamo stati parte integrante di una sparatoria con la polizia che ha aperto il fuoco sui manifestanti. A quel punto mi sono reso conto di cosa significhi non avere scelta. Lottare, manifestare e protestare perché si è con le spalle al muro. Avere le spalle al muro porta anche ad avere coraggio, la mia paura derivava dal fatto, in quanto bianco americano di estrazione europea, di non essere con le spalle al muro. In quel momento ho compreso la differenza fra me e loro.
Quando uscirà il film e quali progetti hai per il futuro?
Il film uscirà a fine marzo. Conosco la data esatta ma lascio al distributore il compito di annunciarla. Per il futuro, professionalmente mi aspetterei un po’ di riposo ma credo che sia una cosa che probabilmente non accadrà. Come cittadino del Mondo e americano mi aspetto di vedere una stagione ancora più dura per l’America.
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