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The Square: la recensione del film vincitore della palma d’oro a Cannes

The Square, film del regista svedese Ruben Östlund, è stato premiato con la palma d’oro per il miglior film all’ultima edizione del Festival di Cannes ed è stato selezionato per rappresentare la Svezia per le prossime nomination agli Oscar. Ha inoltre ricevuto ben cinque nominations agli European Film Awards.

The Square: la sinossi

Christian è il curatore del museo di arte moderna e contemporanea di Stoccolma, dentro quello che era stato il Palazzo Reale. Si occupa della gestione degli spazi per una nuova installazione, “the square”, il quadrato, all’interno del quale le persone sono invitate alla condivisione e ad un atteggiamento altruista. Un giorno Christian soccorre assieme ad un passante una donna che sembra essere aggredita; dopo essere intervenuto però si ritrova senza più il portafoglio e il telefono. La sua reazione sarà piuttosto scomposta e porterà a dei risultati caotici.

The Square: le nostre impressioni

The Square racconta il disagio di un paese e di una città dilaniata dalle sue contraddizioni: l’eleganza, la ricchezza, l’intellettualismo da un lato e la miseria, la povertà, il degrado dall’altro. Gli the squarespazi spogli e dai colori spenti trasmettono un’atmosfera fredda e vedono susseguirsi una serie di episodi e dialoghi che sia singolarmente sia nella loro successione veicolano sempre una patina di nonsense. A tratti questo nonsense genera situazioni comiche, ma ciò (purtroppo) si verifica solo nella prima parte del film. Dico purtroppo perché il cinema nordico con l’algida compostezza che lo caratterizza è in grado di creare situazioni molto divertenti, cosa che viene però soltanto abbozzata in The Square. Sono certa che chi conosce la capitale svedese ed i suoi problemi sociali sia in grado di apprezzare molto di ciò che viene mostrato nel film, che incede in modo troppo claudicante però agli occhi di chi non si è mai spinto a quelle latitudini.

Gli sbalzi di tono da una colonna sonora aggressiva a una melodia cantata a cappella, le riprese raffinate ma spesso troppo concettuali, la presenza di un protagonista che ha fatto carriera ma che vacilla nella sua autorità, una sintesi tra grande raffinatezza (pseudo)intellettuale delle persone che the squaregravitano attorno al museo e la grande miseria dei mendicanti nella città mi ha fatto vagamente pensare a La grande bellezza, o meglio, ad una sua versione decontestualizzata dall’ambiente romano e trasposta in una città del nord Europa. Tuttavia se il film di Paolo Sorrentino si concentra su un approccio più centripeto nei confronti della soggettività del protagonista, The Square cerca di dipingere un atteggiamento sociale diffuso e pieno di contraddizioni e ipocrisie. In una Stoccolma come quella rappresentata dal film, i buoni sentimenti devono essere concettualizzati in un’installazione di arte contemporanea per essere presi in considerazione e messi in pratica; si ricercano emozioni forti in un esotico primitivismo (vedi la scena della cena con la performance di un artista che si finge un primate nella giungla) senza però accettarne le conseguenze; non si fa caso alla miseria umana, la quale però può tornare utile per una campagna pubblicitaria.

The Square offre diversi spunti di riflessione, ma finisce per non andare verso una direzione precisa. Si preferisce calcare sul nonsense generale della storia, delle azioni e delle reazioni umane che spesso sono al limite del ridicolo, senza però far ridere davvero. E’ un esempio di un cinema the squarefreddo che è in grado di raccontare mantenendo un certa distacco, cosa che però non permette allo spettatore di entrare sufficientemente contatto con le problematiche proposte. Se da un lato i lunghi silenzi e le riprese spesso “a vuoto” sulla mobilia spoglia o sulle stanze del museo (tutte tendenzialmente grigie), il ritmo lento delle riprese e la mancanza di uno sviluppo narrativo forte  costruiscono esteticamente una rappresentazione critica di Stoccolma e della sua società, purtroppo non permettono allo spettatore di creare un qualche grado di empatia con il soggetto rappresentato e con i personaggi. E di conseguenza anche la fruizione e lo slancio analitico verso un film piuttosto concettuale come questo ne risentono parecchio.

The Square

valutazione globale - 5.5

5.5

un po' perso nel suo stesso nonsense

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The Square: un giudizio sintetico

Chi conosce la Svezia, Stoccolma e ha avuto modo di vedere con i propri occhi i problemi sociali, economici e culturali che le caratterizzano, potrà apprezzare maggiormente The Square ed il ritratto decadente e nonsense che ne propone. Tuttavia non credo che rispecchi giudizi come “esilarante” o “da morire dalle risate” che si leggono sulle locandine e nel trailer: lo è per brevissimi tratti, intervallati da momenti troppo lenti e faticosamente fruibili. Certo, rispetto ad una selezione di Cannes decisamente discutibile e criticata come quella di quest’anno, forse sarà stato il culmine della comicità… forse però i critici si sono già dimenticati della comicità tagliente de L’altro volto della speranza, del regista finlandese Aki Kaurismaki…

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