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The Night of: l’intervista a John Turturro sul futuro della serie

Quando lo vedi per la prima volta sullo schermo in The Night Of, sembra proprio il classico avvocato di medio-basso livello, uno dei tanti che inseguono le ambulanze a New York, un uomo di mezza età, con più fallimenti che trionfi alle spalle, con un nome anonimo, John Stone, ma poi, piano piano abbiamo conosciuto questo avvocato, che assume il caso di questo bravo ragazzo pakistano-americano ragazzo del Queens accusato di omicidio, e il fascino è stato irresistibile.

Ma all’inizio non lo si nota. “La signora che lavora a casa nostra, era in metropolitana e, visto il manifesto con la mia faccia, si fermò a scattare una foto” dice Turturro, che vive a Brooklyn, a Variety. “Un ragazzo, la guarda e le chiede ‘ma lei lo conosce quel tizio?’ e lei risponde ‘ Sì, io lavoro per lui,’ e l’altro ribatte ‘Ah, ma è un buon avvocato?'”

Si è detto che The Night Of potrebbe tornare, magari seguendo la storia di John Stone che si prende un altro caso. Nessun aggiornamento?

night ofVedremo. Stanno parlando con Richard [Price] e Steven [Zaillan], e sono cose che riguardano veramente loro, è il loro lavoro. Possiamo comunque dire che è un grande show. Sono sempre stato un po’ impaurito dal diventare dipendente da qualcosa, prima, ma mi è piaciuto molto lavorare con Steve e Richard e il resto del cast. Se potessimo mantenere il livello qualitativo, mi piacerebbe continuare a lavorare a The Night Of.

Questa stagione è stata veramente specifica su una cosa particolare. Cosa hai imparato sul sistema di giustizia penale che non conoscevi prima?

Se sei accusato di un crimine e le persone coinvolte non sono pronte ad andare a processo, tenderanno a far ritardare le cose, e non conta come, e se non sei in grado di pagare la cauzione, sei veramente in balia del sistema, senza nulla a cui appigliarti. Ho letto un fantastico articolo del New Yorker su Kalief Browder, che mi ha veramente stregato a riguardo.

Sei in quella zona dove le cose, a volte, non hanno senso, e quando ce l’hanno, è una specie di miracolo. Le persone che fanno questo lavoro (quello di John Stone in The Night Of, n.d.r.), sono sovraccarichi, non hanno soldi. Un sacco di persone che ho incontrato, che hanno questo tipo di relazioni, finiscono per cadere a pezzi e si perdono in questo mondo a parte.

Che ricerche hai fatto per questo ruolo?

Avevo fatto un sacco di ricerche anni fa per “Clockers”, e una parte di quelle non le ho mai dimenticate. Il mio ruolo, all’epoca, fu tagliato, ma mi ricordo tutte le ricerche, ed era stato incredibilmente affascinante. All’epoca ero con i detective della Omicidi; questa volta con gli avvocati, ma si va sempre sulla scena del crimine. Ero “il ragazzo fortunato” con la squadra omicidi, c’era sempre qualcuno morto quando ero nei paraggi.

night of Ho visto un ragazzo rapinare un distributore di benzina con una pistola ad acqua e, dopo, l’ho rivisto disteso a terra, morto, ma sempre con quella pistola ad acqua in mano. E i poliziotti stavano scherzando, facevano “black humor”. Anche questo è importante: come fanno le persone a sopravvivere? Come fai a lasciare certe cose fuori dal tuo cervello, o anche fuori dal tuo naso? Le scene del crimine … è l’odore quello che ti rimane.

Per essere un buon avvocato difensore bisogna saper controllare il tempo e lo spazio, è un po’ come la fisica quantistica. È necessario presentare una realtà. Preparando The Night Of, ho parlato molto con un avvocato, Kenneth Montgomery, e lui mi diceva questo, lui è l’avvocato che John Stone avrebbe potuto essere. Ma ha anche un costo. Sono sempre stato interessato a questi casi che non vengono mai risolti, le persone sono ossessionate da queste cose. Si vede quello che fa alla gente. Potrebbero essere un grande avvocato, ma non vogliono trattare con i potenziali conseguenze di avere la vita di qualcuno nelle loro mani.

Quanto tempo era necessario per fare il trucco per l’eczema ai piedi?

night of Non mi rendevo conto di quanto durasse in realtà, forse un paio d’ore. Abbiamo comunque osservato molti veri casi; è stato strano, un po’ come la sensazione di essere nello studio di un ginecologo.

Però non mi dispiaceva girare in quelle condizioni, anche se faceva freddo. La gente mi fissava, oppure distoglieva lo sguardo, perché sembrava decisamente reale. Mi guardavano come se fossi un animale. La persone venivano da me in continuazione, pensando fosse tutto vero, e continuavano a chiedermi “come vanno i piedi?”.

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Fonte: Variety

About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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