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Juliette Binoche e Vincent Macaigne ne Il gioco delle coppie

Il gioco delle coppie: la recensione dell’ultimo film di Olivier Assayas

Il gioco delle coppie, l’ultimo film di Olivier Assayas interpretato da Juliette BinocheGuillaume Canet e Vincent Macaigne, è già uscito in alcune sale italiane il 28 dicembre. Dopo un tour festivaliero che l’ha vista debuttare alla settantacinquesima edizione del Festival di Venezia, passando poi per Toronto e New York, l’opera del regista parigino sarà in tutte le sale italiane a partire dal 3 gennaio.

Il gioco delle coppie: la sinossi

Juliette Binoche ne Il gioco delle coppieAlain (Canet), editore affermato, è alle prese con il passaggio del mondo dell’editoria al digitale. A differenza della moglie Selena (Binoche), attrice e traditrice, egli è decisamente restio a pubblicare l’ultima opera di Leonard (Macaigne), che reputa l’ennesimo romanzo-confessione di uno scrittore con la tendenza a rivelare nei suoi scritti i propri tradimenti e le proprie sconcezze, nonché a presentare sotto mentite spoglie persone con le quali intrattiene relazioni clandestine. Tra insospettabili legami sentimentali, tradimenti e tardive confessioni, le vicende dei tre protagonisti si intrecceranno in modo sorprendente ed esilarante.

Il gioco delle coppie: le nostre impressioni

All’interno della produzione di Olivier Assayas, Il gioco delle coppie segna al tempo stesso un prosieguo poetico/prospettico ed un punto di rottura “estetico”. In relazione al primo aspetto, è evidente che il regista parigino si situi nello stesso identico solco di Sils Maria e Personal Shopper, offrendo un’altra lucidissima, acuta e penetrante pellicola che guarda a certi temi della contemporaneità. Assayas sceglie a tal proposito il campo dell’editoria, sempre più soggetta al processo di sviluppo (ma non necessariamente di progresso) verso il mondo digitale. Un nucleo tematico, questo, già affrontato sotto altre prospettive nei due film precedenti, e che conferma l’urgenza del regista di dire la sua riguardo alla comunicazione mediale contemporanea e ad altri corollari: il tempo che scorre, la fluidità dei confini che il mondo virtuale impone alle nostre categorie mentali, sentimentali e fisiche.

Juliette Binoche e Guillaume Canet ne Il gioco delle coppiePer un altro verso, Il gioco delle coppie segna anche un’importante punto di rottura con tutta la precedente filmografia di Assayas, sancendo il suo sostanziale esordio in grande stile nel campo della commedia pura. L’allontanamento dal dramma e dal thriller, generi prediletti e più volte battuti, non genera alcun trauma nello spettatore affezionato. Il regista sembra perfettamente a proprio agio anche in questa nuova veste, mostrando estrema disinvoltura con i canoni del genere. Lo sguardo è ironico ed a tratti spassoso, il ritmo concitato, e tutto scorre con estrema fluidità.

La vicenda si svolge come di consueto all’interno dell’amata borghesia cittadina, lì dove la macchina Da presa indugia alla ricerca di tensioni e contraddizioni, con uno spirito che può sicuramente essere ricondotto al miglior Woody Allen (su tutti, viene a mente lo spassoso Harry a pezzi).  Non esiste un unico protagonista in questa vicenda, che va intesa come un’opera corale nella quale il regista sviluppa un discorso armonico e mostra una cura maniacale nello sviluppo psicologico dei personaggi. Che rimangono, tutti ed invariabilmente, a metà strada tra la vittima ed il carnefice  in quel meccanismo delle “doppie vite” (come recita il titolo originale: Doubles vies) che pare rimestarli senza tregua. Goffi, impacciati, mentitori: nessuno, nel coro di Assayas, pare in grado di padroneggiare con piglio e decisione una vita non solo doppia, ma complessa, ben oltre il ristretto campo delle relazioni sentimentali che intrattengono.

Vincent Macaigne ne Il gioco delle coppieCon Il gioco delle coppie, quindi, Assayas parte da un microcosmo per affrontare questioni ben più rilevanti: la menzogna, il tradimento, il narcisismo. Egli si chiede se avranno ancora un ruolo i libri cartacei. Se sia plausibile ravvisare nella maggiore accessibilità ai testi letterari su piattaforme digitali una nuova e più autentica forma di democratizzazione del sapere. Se esista ancora una verità, o se tutto non sia solo effimera percezione. Alla fine non ci saranno risposte, e l’inesorabile scorrere del tempo, con le sue nuove tendenze, non celerà i vecchi vizi umani. Le doppie vite non sono che lo specchio tangibile del cambiamento inevitabile ed anzi già in atto.

In un film che vive quasi esclusivamente di dialoghi, e che per questo pare più vicino ad un’esperienza teatrale che filmica, è evidente sin da subito la metodicità e l’estrema cura e studio in fase di sceneggiatura: compatta, equilibrata, con scambi di battute fini e mai sgarbate, a volte dichiaratamente intellettuali ma che non appesantiscono mai la narrazione. Più che convincente  la prova di tutto il cast. Una menzione speciale per la Binoche e Vincent Macaigne, a nostro giudizio magnificamente espressivi. Del resto, la scelta poetica di Assayas si incentra totalmente su piani ravvicinati e primi piani, regalando una ripresa poco spettacolare ma sapientemente calibrata sulle espressioni degli interpreti. Tutti, senza eccezioni, sempre in parte, e magistralmente diretti.

Il gioco delle coppie

Valutazione globale - 7

7

Acuta e spassosa riflessione contemporanea

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Il gioco delle coppie: giudizio in sintesi

Juliette Binoche ne Il gioco delle coppieIl gioco delle coppie registra l’approdo di Assayas alla commedia pura. Il film, tuttavia, ha il pregio di avvicinarsi alla miglior poetica di Woody Allen, coniugando sarcasmo e comicità a temi radicali ed universali. Assayas si fa intransigente scrutatore delle spassose contraddizioni e debolezze della borghesia cittadina, dirigendo un’opera corale nella quale ogni personaggio svela vizi, virtù, ipocrisie, vane speranze. Al centro della vicenda filmica, il mondo del digitale. L’opera, che vive quasi esclusivamente di dialoghi concitati, battute fini e spesso dichiaratamente intellettuali, ritmi serrati e primi piani, regala una buona prova attoriale complessiva, con una Binoche ed un Macaigne in splendida forma.

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About Vito Piazza

Tutto inizia con Jurassic Park, e il sogno di un bambino di voler "fare i film", senza sapere nemmeno cosa significasse. Col tempo la passione diventa patologica, colpa prevalentemente di Kubrick, Lynch, Haneke, Von Trier e decine di altri. E con la consapevolezza incrollabile che, come diceva il maestro: "Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato".

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