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House of Cards: la recensione dei primi due episodi della quinta stagione

Prima di cominciare…

house of cardsDopo un’attesa trepidante, ha fatto ritorno sugli schermi televisivi House of Cards che, giunta ormai alla quinta stagione, sembra percorrere sempre quello stesso binario del successo che ha imboccato nel 2013, anno del debutto. Il 31 maggio Netflix ha rilasciato la stagione intera, composta da 13 episodi in cui, già dai primi episodi, sembra evidente che la parola chiave sia “attesa”. Ho avuto questa impressione sin dal primo momento in cui ho visto il trailer, uscito qualche mese fa per la gioia dei numerosi fan: i colori cupi in contrasto con il tono di voce rassicurante di Frank Underwood, interpretato dal ‘mostro sacro’ Kevin Spacey, fanno venire i brividi.
Con sottofondo la frase-motto della coppia presidenziale “There’s nothing to be afraid of”, noi spettatori siamo entrati in una spirale di attesa spasmodica del ‘peggio’, che aveva già fatto capolino negli ultimi episodi della stagione precedente: un uomo, padre di famiglia e veterano di guerra, viene decapitato in diretta nazionale dopo esser stato rapito da due giovani americani radicalizzatisi una volta che si sono convertiti all’Islam. Lo shock è enorme, incredibile: la figura dell’americano medio, padre, lavoratore, con un passato militare, viene violato e colpito alle basi, gettando il paese nel terrore assoluto, anni dopo l’11 Settembre.

House of Cards: un lavoro sottilmente diretto, dall’atmosfera cupa

House of CardsAlla regia dei due primi episodi della stagione 5 di House of Cards troviamo Daniel Minahan, che è riuscito a rendere in modo magistrale l’atmosfera cupa, soffocante che regna in questo inizio di serie. Tutti i personaggi, e gli spettatori compresi, sono portati a sentirsi sempre sul filo del rasoio, in attesa che qualche eventi di varia natura accada, alla luce di quelli drammatici che hanno chiuso la stagione precedente. I colori in questa nuova stagione si fanno ancor più freddi, distanti, a partire dai capelli di Underwood, sempre più grigi: che siano il simbolo delle pressioni che sente su di sé per la carica di Presidente, o i sensi di colpa per il suo operato poco onesto si stanno facendo più pesanti? Questo non ci è dato sapere, visto che il sapiente gioco di riprese fatto dalle telecamere riescono a ritrarre varie angolature del personaggio di Frank, che è da sempre stato capace di saper fingere per poi rivolgersi direttamente in camera per esprimere ciò che pensava davvero, spesso contraddicendo le sue stesse parole.
I personaggi sono alle prese con una evidente crisi interna sotto vari punti di vista: il terrore dilaga nel paese, e Frank pensa di poter sfruttare questa atmosfera cupa per il suo tornaconto, nonostante l’opinione pubblica lo accusi dell’omicidio del veterano e di quello di Zoe Barnes, giornalista ambiziosa che ha usato finché non gli è diventata scomoda.
Il Congresso gli è contro, i cittadini lo spalleggiano: insomma, Frank sembra essere più solo che mai, fatta eccezione di Claire, First Lady, a breve Vice Presidente. Anche il fedele Doug rispetto alle prime stagioni sembra essere più distante, come se fosse in atto un cambiamento: un elemento che mi ha colpito molto è che sembra indossare addirittura abiti più chiari rispetto al passato, come a voler simboleggiare il suo distacco da Frank. Anche le sue azioni sembrano indicare un sottile doppio gioco, volto a soddisfare gli interessi di un ignoto.
La musica, composta sostanzialmente dal solito motivo che ha caratterizzato sin dall’inizio House of Cards, è sempre presente: la forza di tale sottofondo sta nel fatto che può adattarsi ad ogni situazione, dalle più complesse e intricate fino a quelle dove è evidente il successo delle macchinazioni di Frank.

Un giudizio finale

House of CardsHouse of Cards si conferma, sia per un fedelissimo della serie che come per un ‘novizio’, uno show che fa restare sempre a bocca aperta, disseminando la narrazione di turning-point inaspettati che rendono accattivante anche i punti un poco più ‘lenti’.
I primi due episodi di questa quinta stagione presentano questo aspetto, in particolare l’inserimento di elementi che colgono nuovamente l’attenzione dello spettatore: a mio parere questo è stato necessario poiché in questi episodi si devono riallacciare le fila della storia, dovendo in parte soffermarsi quindi su aspetti che possono sembrare scontati.
Frank e Claire si confermano come la coppia di villain dal cuore tenero che, di fronte ad una minaccia come quella del terrorismo, non perdono l’occasione di sfruttare la situazione per il proprio rendiconto. Ad ogni modo, vengono svelati i punti deboli dei personaggi, introdotti da eventi di minore o maggiore portata: basti pensare alla relazione velatamente clandestina tra Claire e Tom, che sembra soffrire la pressione del dover tenere celata la natura del loro rapporto, o la scomparsa di Tim, amico di lunga data di Frank, la cui amicizia sembra accennare ad un elemento ‘altro’, più torbido forse.
Nel complesso, posso dire di aver gradito molto questi episodi d’introduzione: mi hanno fatto sentire come quando da bambini si è su una giostra in attesa che parta la corsa, con quel nodo allo stomaco che è sia piacevole che fastidioso. Concludo dicendo che mi sarà difficile riuscire a togliermi dalla testa l’espressione ironica di Frank mentre ripete “Non c’è niente di cui avere paura”… vedremo se sarà così nei prossimi episodi.

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Hosue of Cards - premiere della 5 stagione

Valutazione globale

Scene cariche di suspense

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About Ilaria Coppini

25, ormai laureata in Letterature e Filologie Euroamericane, titolo conseguito solo per guardare film e serie TV in lingua originale (sulle battute ci sto ancora lavorando). Almeno un'ora al giorno per vedere un episodio la trovo sempre, e Netflix è ormai il mio migliore amico. Datemi del cibo e una connessione veloce e scatenerete la binge-watcher che è in me.

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