Glory, non c’è tempo per gli onesti: la sinossi.
Glory è il prezioso l’orologio che il protagonista del film, Tsanko Petrov (Stefan Denolyubov), ha ricevuto da suo padre e che usa per svolgere al meglio il suo lavoro da ferroviere. Ambientato in Bulgaria ai giorni d’oggi, un modesto ferroviere balbuziente si trova suo malgrado coinvolto in un episodio che stravolgerà la sua vita. In un atto di estrema onestà si vede costretto a separarsi – per poi perdere, il suo prezioso orologio Glory in cambio di un orologio più moderno ma privo di storia. E di anima.
Tempi duri per gli onesti di una Bulgaria allo sbando, legata ai retaggi del socialismo e perduta nelle contraddizioni dell’arrivismo più moderno. Preso come baluardo dell’onestà dal Ministero dei Trasporti al centro di recenti scandali di corruzione, e allo stesso tempo usato dal giornalista scandalistico per denunciare lo stesso Ministero, il nostro eroe si vedrà la vita rovinata, e il suo bel orologio perduto. Ma attenzione all’epilogo a sorpresa.
Glory, non c’è tempo per gli onesti: le mie impressioni.
Il budget limitato emerge nelle inquadrature lunghe con telecamera a spalla dove il protagonista entra e esce dalla messa a fuoco, in un intento artistico ma poco convincente. L’assenza totale di musica inoltre rendono alcune scene più drammatiche del necessario. A metà tra un grottesco Forrest Gump e un lungo-lungometraggio alla Laars Von Thiers, Glory è tuttavia un film che vale la pena vedere. Merito dei registi e dell’originale sceneggiatura: un l’intreccio di personaggi che seppur grotteschi, rendono incisivo il messaggio di denuncia: la corruzione dei costumi e nelle persone in Bulgaria come potrebbe accadere in qualsiasi altro paese.
Il passato glorioso e onesto seppur umile è rappresentato dal ferroviere Tsanko, e il presente moderno degno della PR arrivista, Julia Staikova (Margita Gosheva), che destreggia il suo iPhone mentre utilizza le persone (incluso il marito) con metodi da Gestapo. Bella ed elegante lei nei suoi abiti succinti e acconciature sempre impeccabili, contro un ferroviere che sembra uscito da un film di Sam Peckinpah: sudato e sporco, spesso in mutande e inseguito da mosche.
L’orologio Glory o Slava (dal russo: слава) è l’oggetto simbolo del tempo, del ricordo perduto e anche del rincorrere qualcosa di irragiungibile: un padre scomparso, un passato glorioso, un figlio che non arriva. Come il fucile di Babèl (Alejandro González Iñárritu, 2006), la “ricerca dell’orologio perduto” diventa il pretesto per dipingere la realtà in più dimensioni.
Glory, Non c’è tempo per gli onesti
Valutazione globale - 7
7
A metà tra Forrest Gump e Laars Von Thiers
Glory, non c’è tempo per gli onesti: perché vederlo.
Gli stessi filmmaker che hanno portato sullo schermo il terribile film bulgaro “The Lesson” (2014) ci portano questo film molto scuro, pieno di umorismo e satira. Glory ha già ricevuto diversi riconoscimenti in Festival come a Locarno e al Biografilm Festival e figura nella selezione ufficiale del Premio LUX 2017 del Parlamento Europeo.
A mio avviso Glory è film in grado di mostrare la debolezza dei diversi poteri, dalla politica alla stampa, e come l’avidità spinge a prendere scorciatoie, che ovviamente travolgono – come treni – vittime inermi. Mi ha ricordato molto Toni Erdmann, sia per le ambientazioni, le tematiche e per il genere dramatico-umoristico. Mentre però nel primo l’intento era di divertire e l’amaro arrivava sul finale, qui avviene tutto il contrario. Non perdetevelo!
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