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Emilia Clarke in Game of Thrones

Game of Thrones: recensione dell’episodio 8.05 The Bells

La recensione dell’episodio 8×05 di Game of Thrones – The Bells. Attenzione! L’articolo contiene spoiler!

Game of Thrones 8.05 – The Bells: la sinossi

Dopo la morte del suo secondo drago Rhaeghal, e dopo della consigliera Missadrei, Daenerys si appresta ad attaccare Approdo del Re. Sempre più proiettata verso una deriva folle e corrosiva, detta anche della “minaccia” Jon Snow, Daenerys pare sempre più intenzionata a un approccio frontale, senza più tenere conto dei consigli dei vari Varys e Tyrion. Con tutto il suo esercito e con decine di balestre giganti assiepate sulle mura della Capitale, Cersei attende la rivale asserragliata all’interno della Fortezza Rossa.

Game of Thrones 8.05 – The Bells: le nostre impressioni

Maise Williams

Partiamo dalle note positive. Non ci metteremo troppo. Dopo la 6.09 e la 8.03 possiamo dire che sia una garanzia: Miguel Sapochnick lascia ancora il segno in Game of Thrones. La sua regia è ancora una volta dettagliata, immersiva, dinamica e mai banale. Lo spettatore entra nelle vicende nella narrazione accompagnato da una fotografia davvero di grande livello. Da film più che da serie tv. Due fattori che, ancora una volta, sono gli unici a non affondare in quella nave alle deriva che ormai è lo show scritto dai Benioff e Weiss.

Il problema è tutti lì: la sceneggiatura. Banale, prevedibile, sbrigativa, a tratti imbarazzante. Da oltre due stagione Benioff e Weiss hanno dato prova di non essere, senza il sostegno dei libri, minimamente all’altezza degli standard che Game od Thrones richiede. Ovvero: plausibilità nelle scene, forte caratterizzazione dei personaggi, colpi di scena ragionati (non casuale come la morte di Rhaegal), sviluppo dei protagonisti. Hanno accorciato tutte le linee narrative per arrivare a questa ultima stagione e assestare il più grosso “calcio in culo” dai tempi del finale di Lost. Quella di The Bells è ancora una trama pigra e priva di approfondimenti. La sensazione che arriva allo spettatore è quella di una trama arrangiata. A tutto questo, risultano evidenti forti incongruità tra una puntata e l’altra. Ma, andiamo con ordine.

Daenerys nella 8.04 sembrava chiaramente in svantaggio numerico. Talmente tanto che Drogon non è riuscito a sputare fuoco contro la flotta di Euron per paura di essere colpito. Con The Bells, Daenerys in 20 secondi distrugge, solo con un drago, tutta la flotta e tutte le decine di balestrini sistemati sulle mura di Approdo del Re. Senza contare che, sempre nella 8.04, gli sceneggiatori ci avevano fatto capire che le forte Targaryen sopravvissute al Re della Notte fossero pochissime. Una puntata dopo erano presenti anche quei Dothraki che, teoricamente, dovevano essere stati eliminati. La rappresentazione della follia di Daenerys ci sta. La Khaleesi ha sempre avuto momenti di “crudeltà”, ma vederla passare dalla Distruttrice di Catene a “Burn them all” nel giro di tre episodi stona parecchio. Un cambiamento del genere meritava ben altre lentezza e complessità.

The Bells ha letteralmente mandato in frantumi stagioni di percorso personale dei protagonisti. E l’esempio di Daenerys è quello più “accettabile”. Il capolavoro Benioff e Weiss lo hanno fatto, infatti, con la figura di Jaime, uno dei personaggi meglio evoluti nel panorama di Game of Thrones. Dopo la 8.04 pensavamo che sarebbe andato a uccidere Cersei per portare a termine il suo coerente arco narrativo. Invece gli sceneggiatori hanno la brillante idea di mandare in fumo tutto un percorso interiore di redenzione e di consapevolezza per donarci questo finale da soap opera. “A me non è mai interessato della gente comune” dice Jaime a Cersei. Peccato che il suo personaggio inizio proprio con l’uccisione del Re Folle, per proteggere la gente comune. La loro fine è la metafora perfetta di una stagione intera. O forse di un’intera serie.

Una scena di The Bells

Altro personaggio profondamente rovinato: Jon Snow. Da due stagioni sostanzialmente unitile e capace, da quattro episodi, di dire le stesse due battute: “E’ la mia regina” e “Io non voglio essere re”. L’ultima puntata difficilmente lo riabiliterà. Pure Tyrion esce malconcio, un personaggio completamente svuotato di tutta la complessità che lo ha eletto a figura migliore di Game of Thrones per molti. Interessante la gestione e l’importanza della tanto annunciata Campagnia Dorata. Tempo di presenza nell’ottava stagione: 10 secondi.

Unica gioia il Cleganebowl. Tralasciando l’assurda immortale della Montagna (un altra chicca buona per The Walking Dead. Forse Benioff e Weiss non ha ancora capito che Game of Thrones è altra cosa) la sequenza è stata emozionante e la fine della Montagna la più sensata dell’intero episodio.

Game of Thrones 8.05 - The Bells

Valutazione globale - 4.5

4.5

La regia è ottima, ma con una sceneggiatura che rasenta l'imbarazzo.

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Game of Thrones 8.05 – The Bells: giudizio in sintesi

Il quinto episodio di Game of Thrones quindi è il climax di una tendenza negativa. Una parabola certificata pure da Rotten Tomatoes. Con il 49% di gradimento The Bells è l’episodio peggiore della storia della serie. Un prodotto ormai buono per il pubblico generalista, completamente estraneo a certe complesse e strutturate dinamiche narrative. Benioff e Weiss hanno portato a termine il loro scopo. Per chi ha adorato l’essenza vera che sta dietro al successo di Game of Thrones non resta che sperare nei libri che usciranno e aprire una petizione online per rifare almeno la settima e ottava stagione. Rimettendole in mano adeguata.

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