Dopo il successo del classico della Disney uscito nel 1941, torna nelle vesti di live action l’elefantino più amato del cinema: Dumbo di Tim Burton torna a farci sognare, con un cast d’eccezione composto da Colin Farrell, Danny DeVito, Michael Keaton e Eva Green.
Dumbo: sinossi
Nell’America di fine Ottocento, il circo dei fratelli Medici organizza una tournée, cercando di fronteggiare un periodo non particolarmente felice e redditizio. Dopo il ritorno di Holt Farrier, che finalmente si ricongiunge ai suoi amati figli, la famiglia del circo si ritrova ampliata da un giorno all’altro. L’elefantessa di recente acquistata da Max, direttore del circo, partorisce un piccolo elefantino molto diverso dagli altri, con due enormi orecchie. Deriso ripetutamente dal pubblico e disprezzato per il suo difetto fisico, però, con l’aiuto dei due bambini scoprirà di essere capace dell’impossibile: volare.
Dumbo: le nostre impressioni
Dopo i passi falsi fatti con Alice in Wonderland, Dark Shadows e in parte anche con Miss Peregrine, Tim Burton torna a raccontare con tenerezza quei “mostri” cui la sua opera è quasi interamente dedicata. La sua predilezione per il “mostro”, l’individuo strano e rifiutato dal mondo si concilia perfettamente con una storia cui grandi e piccini sono ormai affezionati e che riesce a commuovere tutt’oggi. Dumbo è un personaggio-simbolo dell’alterità incompresa e rifiutata, della vittima di una società rapace e pronta a prendersi gioco dei suoi difetti senza alcuna considerazione delle sue qualità e della sua sensibilità.
Il riguardo affettuoso per questo tipo di personaggi, da Edward mani di forbice a Ed Wood, dal protagonista di Big Fish ai ragazzini speciali di Miss Peregrine, traspare chiaramente nella rilettura che Tim Burton offre del classico della Disney, che a posteriori, ad anni di distanza dalla prima visione, risulta piuttosto brutale, in confronto a questo remake. Per quanto gli animali non dominino purtroppo più la scena, la contestualizzazione più precisa della storia e il subentro di un gran numero di personaggi umani permette di veicolare un ulteriore livello di analisi che avvalora l’idea originaria di Dumbo come simbolo dell’individuo “difettoso” e, pertanto, rifiutato. Se nell’originale era l’elefantino a scoprirsi (con l’aiuto del topolino) come individuo capace di qualcosa di straordinario, nel remake burtoniano Dumbo viene aiutato da un gruppo di umani particolarmente sensibili che lottano per la sua libertà contro altri umani spietati ed egoisti. Il rapporto tra umani e animali diventa una tematica preponderante, che si riallaccia coerentemente con il discorso sull’alterità tanto caro a Tim Burton, ma anche alla critica del mondo dei circhi e ad un più ampio discorso di denuncia animalista che culmina in un apprezzabile finale rivisitato, quello che tanti speravano di vedere da bambini già anni fa, quando invece vedevamo l’elefantino allontanarsi tutto contento a bordo di una lussuosa carrozza del treno circense.
L’esperienza che il pubblico ha della personalità animale è agevolata da un lavoro ammirevole sugli effetti speciali, con i quali le sfaccettature delle emozioni di Dumbo e di sua madre emergono nei minimi dettagli in modo molto realistico, permettendo un maggiore coinvolgimento emotivo da parte degli spettatori. Tale tridimensionalità del personaggio-animale si rispecchia anche nella costruzione dell’insieme dei personaggi umani, non più relegati nella bidimensionalità malvagia dei clown dell’originale che sono soltanto in grado di dire “elephants are made of rubber” e che pertanto non sono capaci di provare emozioni. Da un gruppo molto ristretto, l’empatia nei confronti del piccolo elefantino si diffonde nella famiglia circense e non solo, in contrasto con i veri scellerati e approfittatori. Per quanto l’immagine dell’antagonista dalla mentalità fortemente capitalistica sia un po’ stereotipata, il personaggio di Michael Keaton e la sua cerchia di imprenditori ben fotografano quelle personalità avide e sfrontate che sfruttano o opprimono insensibilmente le minoranze, animali e umane.
Il Dumbo di Tim Burton dunque rimane fedele parzialmente all’originale (tranquilli, ci sono anche gli elefanti rosa!), il quale diviene però un nuovo punto di partenza per una serie di riflessioni collaterali e ulteriori particolarmente coerenti con l’opera del regista in generale. L’urgenza dei messaggi che il film tenta di veicolare trova un positivo riscontro nel grande impatto visivo del film, che si avvale di riprese ricolme di comparse, dettagli, scenografie sgargianti, ma anche di inedite soggettive che invitano, con quel tocco di ingenuità con cui l’uomo tenta di ricreare letteralmente il punto di vista degli animali, a guardare con gli occhi del “mostro” indifeso.
Un remake attento, ben riuscito e di intrattenimentoDumbo
valutazione globale - 7
7
Dumbo: giudizio in sintesi
Il Dumbo di Tim Burton è un remake ben riuscito, arricchito con tematiche collaterali profonde e coerenti con la poetica cinematografica di uno dei registi contemporanei che più di tutti ci hanno insegnato a rivalutare la figura dei “mostri”. Si tratta di un film che riempie gli occhi e il cuore, che intrattiene grandi e piccini raccontando in una nuova chiave una storia importante, che al giorno d’oggi era doveroso riscoprire. Per quanto il mondo circense del film non sia paragonabile ai freaks che tanto avevamo amato nell’indimenticabile gioiello di Big Fish, Dumbo si lascia piacevolmente guardare dal grande pubblico, in quanto buon compromesso tra prodotto commerciale e film personale e impegnato.
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