Presentato al Festival di Cannes 2017, Doppio Amore (L’amant Double) scritto e diretto da Fraçois Ozon, è arrivato nelle sale italiane.
Doppio amore: la sinossi
Chloé (Marine Vacht) ha venticinque anni, è disoccupata ed ha un passato da modella. Bellissima e malinconica, la ragazza vive sola con il suo gatto Milou. Chloé è infelice. Si sente ‘vuota’ e, da qualche tempo, è affetta da un cronico dolore alla pancia, al basso ventre. Appurata la natura psicosomatica del suo malore, decide di affidarsi alle cure di uno psicoterapeuta, il comprensivo e rassicurante Paul Mayer (Jérémie Renier). Non solo la terapia sembra funzionare, ma una forte attrazione affettiva lega il medico alla paziente. Chloé, grazie alla terapia, ritrova la fiducia in se stessa e, poco dopo, anche un impiego come guardiana al museo di arte contemporanea. Apparentemente, tutto sembra aver trovato una direzione nella vita della ragazza; ma questo stato di felicità si rivelerà presto effimero e illusorio.
Doppio amore: le nostre impressioni
Liberamente ispirato al romanzo della scrittrice americana Joyce Carol Oates, Lives of the Twins (1987), Doppio amore s’inserisce con grande coerenza nella filmografia di François Ozon. La rappresentazione dell’universo femminile e dei suoi fantasmi, così come la descrizione del rapporto donna-uomo, restano le tematiche predilette dal cineasta parigino.
In questo thriller erotico e psicologico, la femminilità è infatti il punto di partenza per una riflessione sulla morbosità del desiderio di amare e essere amati. Morbosità che in Doppio Amore sfocia nel patologico. La pellicola si propone infatti come un viaggio vertiginoso nell’inconscio femminile, nella nevrosi e nel sensualissimo, corroborato da inquadrature suggestive di una Parigi trompe l’œil. Un viaggio che però richiede la partecipazione attiva dello spettatore, costretto ad orientarsi in un intricato dedalo di specchi e di simbolismi, spesso ridondanti e spinti fino al parossismo.
Ozon, eterno esteta, riesce a distillare elegantemente l’antico tema del doppio malefico: in Doppio Amore erotismo, onirismo, immagini surrealiste e visioni urbane s’intrecciano in un’atmosfera sulfurea per raccontare gl’intrighi amorosi di Chloé e di questi moderni Menecmi. La narrazione che segue la (non)logica dei sogni, è puntualmente intervallata dalle frequenti scene in cui la ‘camera voyeur’ viola l’intimità del trio Chloé-Paul-Louis. Il corpo della donna, nella sua nuda perfezione, è infatti protagonista indiscusso della pellicola, rispecchiando la volontà del realizzatore di restituire al personaggio femminile tutta la sua carnalità, fragilità e umanità.
Bisogna però ammettere che la duplicità è — per l’appunto — un’arma a doppio taglio. L’estetica del doppio, resa tramite un opulento simbolismo, finisce per soffocare la suspence e rallentare il ritmo narrativo. Ora, questa lentezza comporta due rischi. In primis, quello di negligere la narrazione in funzione della valorizzazione dell’immagine. Forse, anche in ragione di questa negligenza, la trama tende spesso a cadere nei clichés appartenenti al topos della duplicità amorosa. Inoltre, si rischia di trovare coup de théâtre finale leggermente prevedibile, entrando in piena contraddizione con i precetti del thriller, genere che non dovrebbe mai negare al suo pubblico la sorpresa del colpo di scena finale.
Doppio amore
valutazione globale - 6.5
6.5
Un thriller erotico ricco di suggestioni ma povero di pathos
Doppio amore: un giudizio in sintesi
Doppio Amore è un thriller dell’interiorità femminile. Le pulsioni, le paure, il pericolo vengono dall’interno, dal ventre. Quest’interiorità turbata si riflette in una distorta e simbolica rappresentazione della realtà, realtà che la giovane Chloé vive per metà amando teneramente Paul e per metà concedendosi con voluttà a Louis. Il virtuosismo di Ozon sta proprio nel offrire al pubblico un film che a sua volta si propone come doppio: da una parte facendoci accedere alla tormentata interiorità di Chloé, dall’altra mostrandoci l’evoluzione delle sue relazioni con i gemelli. Ma questa duplicità calcata, resa con eccessivo simbolismo, lascia alla fine con alcune domande senza risposta. Doppio Amore grazie al repertorio d’immagini studiate e sofisticate è senza dubbio una gioia per gli occhi, peccato che alla cura estetica non corrisponda la qualità della narrazione.
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