Wash Westmoreland, dopo il successo di Still Alice, torna al cinema con Colette per raccontare la storia di una delle figure più controverse e affascinanti della Belle Époque parigina. A dare lustro al film, un cast stellare con Keira Knightley e Dominic West (The Affair).
Colette: sinossi
Parigi, 1893. Gabrielle Sidonie Colette (Keira Knightley) ha appena vent’anni quando sposa l’editore, critico letterario e viveur Henry Gauthier-Villars (Dominic West), noto nel bel mondo parigino come Willy. Introdotta nel salotti della capitale, Gabrielle si rivela fin da subito una donna arguta, di cui il marito inizia a sfruttare il talento letterario. Gabrielle comincia a mettere per iscritto i suoi bucolici ricordi d’ infanzia, portando al successo la serie di romanzi dedicati alla figura di “Claudine”, senza però potervi apporre la propria firma. A cavalcare il suo successo è infatti il marito, dalla cui ombra l’energica Gabrielle riesce ad affrancarsi grazie all’incontro con Missy, non convenzionale aristocratica francese dai costumi maschili. È l’inizio di una nuova vita all’insegna dell’emancipazione sessuale e della libera espressione artistica.
Colette: le nostre impressioni
Dopo il successo di Still Alice, che valse un Oscar a Julianne Moore, il regista Wash Westmoreland torna al cinema firmando un biopic incentrato su Colette, una delle più controverse e affascinanti figure femminili della letteratura francese. A incarnarne i tratti l’attrice Keira Knightley, sempre più a suo agio nei film in costume, questa volta accanto a Dominic West. A essere portato sullo schermo non è l’intera vita di Colette, ma uno spaccato preciso della sua esistenza, corrispondente agli anni trascorsi al fianco del marito Henry Gauthier-Villars. Giovanissima sposa, trasferitasi a Parigi, Colette firma una serie di romanzi dedicati alla figura di Claudine che conoscono un enorme successo commerciale, ma di cui è il marito a prendersi il plauso, apponendovi la propria firma. È questo rapporto di dipendenza di Colette dal marito, fatto di sessioni di lavoro estenuanti e di continui e ripetuti inganni e tradimenti, a essere ricostruito anno per anno nel film. Solo nella parte finale viene data allo spettatore la possibilità di intuire il futuro successo artistico di Gabrielle che, lasciato per sempre il nido dell’infanzia, e con esso gli abiti di Claudine, è pronta con spregiudicatezza a compiere da sola i suoi primi passi da protagonista nel mondo.
Ottima performance di Keira Knightley, il cui volto spigoloso si adatta perfettamente a quello di Colette, conferendo a questa figura, simbolo dell’emancipazione femminile, la giusta calibratura, senza mai cadere in eccessi. Dominic West, nei panni dell’agente letterario Henry Gauthier-Villars, è il giusto contraltare di Colette. Eccessivo, sopra le righe, bugiardo di professione, ci da un’immagine credibile di quanto potesse essere difficile per una donna a quel tempo liberarsi dall’ombra ingombrante di un marito che del matrimonio aveva fatto un contratto di lavoro.
Non basta però un cast stellare a colmare l’assenza di una forza espressiva che vada al di là dei più classici confini del biopic in costume. Ottima la fotografia, raffinatissimi gli abiti e altrettanto affascinanti le ricostruzioni d’ ambiente, ma tutto resta troppo pulito, troppo lineare e prevedibile per carpire davvero la portata rivoluzionaria della figura di Colette. Per una donna così anticonvenzionale e precorritrice dei tempi ci si sarebbe immaginati una messa in scena capace di dare maggior forma alla sostanza della sua protagonista. Wash Westmoreland ha invece preferito rimanere nei binari della tradizione, senza indagare mai fino in fondo la psicologia di questa eroina moderna.
Ciò che ne risulta è un film nel suo complesso godibile, esteticamente piacevole e ben realizzato, ma che non mostra nulla di diverso da quanto già visto in altre pellicole dello stesso filone. Se alcune scene sono particolarmente ben riuscite, come quella della seduttiva danza di Colette a teatro, altri aspetti restano forse troppo in superfice. Colette è un film apprezzabile a cui però manca quel guizzo creativo proprio del volto femminile di cui descrive genio e spregiudicatezza.
Buone intuizioni per un biopic che non si vuole allontare dalla tradizione.Colette
Valutazione globale - 7
7
Colette: giudizio in sintesi
Un classico biopic segna il ritorno alla regia di Wash Westmoreland con Colette, film in costume sulla figura di Gabrielle Sidonie Colette. Un genere molto diverso dal precedente, in cui il regista, se da prova di ottime capacità in termini di tecnica registica, non fa altrettanto in termini d’ innovazione di genere. Se la storia di per sè è molto interessante e quanto mai attuale nel periodo storico che stiamo vivendo, ciò che manca alla narrazione filmica è quel guizzo creativo e anticonvenzionale che tanto ha caratterizzato la vita dell’eroina di cui descrive parte dell’esistenza. Al di là della scelta linguistica, che al francese ha preferito un perfetto accento british, Colette è un film a tratti troppo didascalico e convenzionale, da cui ci si sarebbe apsettati forse di più. Godibile, girato con maestria, ma con qualcosa di lasciato in sospeso che intrattiene ma non conquista fino in fondo.
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