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Thelma – la recensione del nuovo film di Joachim Trier

Presentato al Toronto International Film Festival del 2017, Thelma, ultima pellicola di Joachim Trier, è uscito ieri nelle sale italiane.

Thelma: la sinossi

thelmaLa giovane Thelma (Eili Harboe) si è da poco trasferita ad Oslo per frequentare l’università. Cresciuta dai genitori all’insegna delle rigide regole della religione cattolica, si trova per la prima volta ad affrontare il mondo da sola: gli amici, le feste, la vita quotidiana. Un giorno, immersa nello studio, sembra patire un attacco epilettico, proprio mentre degli uccelli, inspiegabilmente, paiono impazzire ed urtare contro le vetrate degli edifici. Da quel momento ogni cosa sarà diversa. Thelma dovrà affrontare inaspettate ed inquietanti verità, riesumando un terribile quanto misterioso passato. Ma soprattutto, dovrà crescere, affrontando la parte più nascosta di sé. Ad ogni costo.

Thelma: le nostre impressioni

Joachim Trier cattura immediatamente l’attenzione degli spettatori, aprendo il film con una scena enigmatica ed inquietante: un uomo che punta un fucile contro una bambina. Un lago ghiacciato. Neve tutt’intorno. Muto e spiazzante, terribilmente inspiegabile ciò che vediamo. Si tratta di una perfetta dichiarazione d’intenti da parte del regista norvegese, che riesce per buona parte della durata della pellicola ad ammaliare, a stuzzicare l’occhio (più che la mente) dello spettatore con qualcosa di estremamente disturbante.

thelmaPerché, suo malgrado, il regista svela un po’ troppo presto il tema portante della pellicola, e per di più con quella che ci sentiamo di definire un’”ingenuità” di sceneggiatura: una ragazza che guarda fugacemente – e con una certa vergogna – una coppia omosessuale, ha già palesato più del dovuto. Almeno se, come sembra, il film vorrebbe ammantarsi dell’aura di thriller psicologico. Questa precoce messa in scena (in senso letterale) dell’impostazione complessiva, depotenzia un po’ la struttura generale di Thelma, che comunque sviluppa un discorso fondato, convincente ed a suo modo originale circa il tema dell’omosessualità, dell’accettazione di sé e dei vincoli sociali che soffocano l’Es.

L’interpretazione freudiana è fin troppo ovvia, e, per quanto plausibile, da sola rischierebbe di inglobare e soffocare un film che rielabora in maniera dinamica ed attuale temi quali il rimosso, l’imposizione sociale, il senso di colpa e l’affrancamento mai semplice dalla famiglia d’origine. La sceneggiatura, che a tratti sembra tracimare il film, si spinge a volte un po’ oltre il nucleo tematico del film, con superficiali, approssimative e malriuscite incursioni nel dibattito tra scienza e fede.

È nella restituzione dell’immagine, nell’impatto scenico delle sue sequenze che Thelma convince maggiormente. Dai titoli di testa alle scene finali, veniamo subissati di scene visivamente astute ed inquadrature accattivanti, quando non eleganti e disturbanti. I malesseri di Thelma, erroneamente scambiati per attacchi epilettici, nascondono molto altro rispetto ad una sessualità soffocata. Lo spettatore si trova trascinato in un vortice di luci intermittenti durante i controlli clinici ai quali si sottopone la giovane protagonista; in ralenti magistrali, quando ha un primo, timido approccio simil-sessuale con la collega Anja, e durante il quale un serpente dagli eloquenti connotati nefasti sembra soffocarla e strisciarle in bocca; in inspiegabili avvenimenti ai limiti del soprannaturale, con prolessi ed analessi d’impatto assicurato che sembrano suggerire gli incredibili poteri di una ragazza che è più pericolosa di quanto non sembri. Che pare in grado di piegare anche le leggi del tempo, della fisica e della biologia al suo devastante potere interiore, sebbene questo sia un tema che, a nostro avviso, si sposa in modo un po’ forzato al tema cardine del film. Ancora una volta, è la resa del dissidio, più che il dissidio stesso, ad affascinare.

Eili Harboe è la giovane protagonista del film, che interpreta in maniera impeccabile una ragazza sofferente ma al tempo stesso dotata di un’anima dalle potenzialità tanto spaventose quanto taumaturgiche. Un personaggio, quello di Thelma, che vive quasi soltanto negli sguardi della giovane attrice norvegese, le espressioni della quale riescono ad inquietare a più riprese.

thelmaThelma risulta alla fine un film pienamente scandinavo, che conferma la secolare maestria di quel cinema (e, nello specifico, del direttore della fotografia Jakob Ihre) nell’impiego di una luce ed una fotografia inconfondibili, che hanno segnato sin dall’origine la settima arte. Per i cultori di generi affini, Trier ha inoltre disseminato il film di citazioni più o meno esplicite: si passa con disinvoltura da certi stilemi di Lynch fino al Personal Shopper di Olivier Assayas.

Impossibile, infine, non rendere omaggio alla splendida ed a tratti dirompente colonna sonora di Ola Fløttum, sempre ben integrata alla componente psicologica della pellicola.

Thelma

valutazione globale - 6.5

6.5

Precoce svelamento, ma grande impostazione scenica

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Thelma: un giudizio in sintesi

thelmaThelma è un’opera che parla di una giovane ragazza costretta ad accettare le propria sessualità, dovendo a fare i conti con una famiglia il cui credo cattolico mal si concilia con la sua natura. Ma dietro questo nucleo tematico, sono molti i fili che si intrecciano nell’opera di Trier: poteri soprannaturali, crisi psicogene e misteri inconfessabili. A cavallo tra horror, thriller psicologico e dramma, Thelma sconta l’unica pecca di svelare molto presto il proprio obiettivo, il che rischierebbe di depotenziarne la portata complessiva. Il film, tuttavia, rimedia con una restituzione scenica assolutamente azzeccata ed a tratti imponente. Tra colte citazioni stilistiche e tematiche, Thelma rapisce lo spettatore in un vortice inquietante di immagini e scene disturbanti, che da sole garantiscono la buona riuscita della pellicola.

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About Vito Piazza

Tutto inizia con Jurassic Park, e il sogno di un bambino di voler "fare i film", senza sapere nemmeno cosa significasse. Col tempo la passione diventa patologica, colpa prevalentemente di Kubrick, Lynch, Haneke, Von Trier e decine di altri. E con la consapevolezza incrollabile che, come diceva il maestro: "Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato".

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