The Punisher era la serie Marvel che molti attendevano, proprio per l’esigenza di spezzare il monotono tran-tran degli altri show del gruppo dei Defenders e nel pilot sembra essere riuscito a iniziare qualcosa di diverso.
The Punisher, la trama

The Punisher, il pilot, le nostre impressioni
L’avvio di The Punisher è una boccata di aria fresca per il binomio Marvel-Netflix, perché finalmente usciamo dalla solita e consueta routine nella quale erano state impostate quasi tutte le stagioni dei membri dei Defenders (pessimo team-up compreso), perché Frank Castle è un personaggio molto interessante di suo e soprattutto perché è diverso.

The Punisher è un anti-eroe, e non siamo certo qui a giudicare se faccia bene o male in quello che fa, ma siamo qui per dire che almeno vediamo una cosa che, pur aspettandocela, non è la fotocopia di qualcos’altro.
L’avvio di questa serie, dopo i primi minuti che vogliono essere un apertura ad impatto forte, rallenta molto, perché in questo esordio si cerca di farci entrare nella testa del protagonista, un uomo che preferirebbe essere morto al momento, un uomo che continua a vivere in un loop nefasto, con le immagini della felicità perduta che lo svegliano ogni notte, un uomo che, come viene forse troppo didascalicamente spiegato in alcune scene, sta in fondo ad una buca e non solo non sa come uscirne ma non ne ha nessuna intenzione.
Spiegoni random a parte, questo tipo di introduzione è strutturato abbastanza bene, grazie all’utilizzo del flashback onirico, e grazie ad un Jon Bernthal molto in parte nell’inscenare quest’uomo tutto mugugni, e poi la serie improvvisamente accelera, non appena si palesano le svolte narrative e fuoriesce, nuovamente, tutta la violenza di The Punisher.
The Punisher - pilot
valutazione globale - 6.5
6.5
Una buona introduzione
The Punisher, il pilot, un giudizio in sintesi
L’avvio, se gestito come introduzione, ha una buona struttura, resta da vedere, nei prossimi episodi, se la svolta narrativa ha impresso un ritmo diverso alla narrazione o, come altre volte succede nelle serie Marvel-Netflix, per colpa dell’elevato numero di episodi, si tende a concentrare una parte più movimentata sul finale mentre l’episodio in sé tende a essere maggiormente introspettivo.

La costruzione dell’immagine ricorda molto quella apprezzata in Daredevil, soprattutto nella prima stagione, aggiungendo cupezza ad una trama più cattiva e riuscendo a farci percepire molto bene la dicotomia tra felicità e disperazione, tra sanità mentale e pazzia. Manca forse un po’ di cura nei personaggi secondari, seppur appena introdotti, che vanno resi però un po’ più tridimensionali, per far si che la figura del vigilante non si muova sola nel deserto.
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