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L'angelo

L’angelo: recensione del film Netflix di Ariel Vromen

La recensione di L’angelo, la spy story prodotta e distribuita da Netflix per la regia di Ariel Vromen, disponibile sul catalogo dal 14 settembre.

L’angelo: sinossi 

L'angeloEgitto, 1967. L’esercito egiziano, congiuntamente a Siria e Giordania, attacca Israele con esiti disastrosi: una sconfitta umiliante e la perdita della penisola del Sinai. Questo evento frustra profondamente Ashraf Marwan (Marwan Kenzari), giovane sposato con Mona (Maisa Abd Elhadi), figlia del presidente egiziano Nasser, e, approfittando della posizione privilegiata, non perde occasione per insistere con il suocero sull’inizio di una politica più pacifista e meno nociva per la stabilità del Paese. E’ talmente animato dal desiderio di offrire un futuro pacifico al proprio Paese da stabilire una rapporto confidenziale con un agente del Mossad (Toby Kebbell), a cui fa rivelazioni sulle strategie militari egiziane, benché Marwan sia diventato consigliere nel neopresidente Sadat. Marwan si dimostra un abile doppiogiochista, ingannando anche lo spettatore sulle sue reali intenzioni e riuscendo a lasciare un segno indelebile nella storia delle relazioni diplomatiche mediorientali.

L’angelo: le nostre impressioni

L'angeloAriel Vromen, dopo il folle delirio fantascientifico di Criminal, torna a dirigere un biopic come lo era The Iceman, andando a raccontare anche qui la storia di un uomo dalla doppia esistenza; Michael Shannon in The Iceman era sia uno spietato killer della mafia sia un marito e padre premuroso, qui Marwan si ritrova al contempo consigliere del presidente egiziano Sadat e spia per conto dei servizi segreti israeliani. Ne emerge una seconda volta il ritratto di un uomo risoluto, disposto anche a sacrificare la vita famigliare per onorare le proprie nobili convinzioni.

Tuttavia, nonostante si tratti di una storia poco nota e piena di riferimenti all’attuale instabilità delle nazioni arabe, il film è raccontato in maniera molto convenzionale e con una debole costruzione della tensione, facendo scorrere il racconto in maniera sì fluida e precisa ma del tutto insipida.

Altro problema è la prova di Kenzari, che interpreta un personaggio riconosciuto come molto carismatico e persuasivo, ma tali qualità non sono del tutto evidenti per lo spettatore che assiste alla controllatissima performance del protagonista.

Sono sicuramente da riconoscere una gran cura nella ricostruzione storica e la misura delle interpretazioni secondarie, ma ciò non aiuta il film ad emergere della patina compassata che contraddistingue i prodotti televisivi; non che questo sia necessariamente un difetto, ma di certo non fa risaltare più di tanto l’opera tra le proposte di Netflix.

L'angelo

Valutazione globale - 6

6

Un buon prodotto televisivo per conoscere una storia di spionaggio

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L’angelo: giudizio in sintesi

L'angeloSi poteva raccontare in maniera molto più incisiva e incalzante questa avvincente spy story in salsa arabeggiante molto vicina ai luoghi narrativi di John LeCarrè; quello che ne risulta è un dignitoso prodotto televisivo raccontato senza particolare tensione o suspence. Sembra quasi che Vromen volesse fare rimettere insieme i pezzi dopo i deliri di Criminal per tornare ad un racconto curato e convenzionale; tuttavia la sensazione che resta è quella di aver assistito ad una storia straordinaria raccontata come un discreto episodio di una serie televisiva di spionaggio, ben lungi da raggiungere il tenore narrativo di un’opera cinematografica. Da riconoscere tuttavia il buon servizio che fa il film nello spolverare una storia di spionaggio poco nota alla massa ma di assoluto interesse, sebbene raccontata come un bignamino.

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About Giulio Mantia

Sono un immoderato consumatore di film improvvisatosi recensore amatoriale. Cerco di scrivere di cinema nei limiti delle mie conoscenze ed evitando di farla fuori dal vaso. Accetto volentieri critiche, osservazioni e confutazioni. Il mio film preferito è senza dubbio Dal Tramonto all'Alba di Rodriguez/Tarantino, un'allegra miscela di delirio e badassment che riesce sempre a rallegrarmi.

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