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Il metodo Kominsky, Alan Arkin, Michael Douglas

Il metodo Kominsky: recensione del primo episodio della serie Netflix con Michael Douglas

Il metodo Kominsky, nuova serie originale con Michael Douglas e Alan Arkin, è disponibile su Netflix dal 16 novembre, ideata e prodotta dal creatore di The Big Bang Theory, Chuck Lorre.

Il metodo Kominsky: sinossi Il metodo Kominsky, Michael Douglas, piano americano

Sandy Kominsky (Douglas) è un uomo sulla soglia dei settanta, con un breve passato da attore, ed un presente da illustre insegnante di recitazione. Circondato da giovani allievi che pendono dalle sue labbra, incontra spesso il suo agente e miglior amico Norman Newlander, che sta affrontando la grave malattia di sua moglie. I due uomini anziani si troveranno a fronteggiare insieme le difficoltà della vita che li rende sempre più soli, e l’inevitabile scorrere del tempo.

Il metodo Kominsky: le nostre impressioni

Chuck Lorre torna a collaborare con Netflix dopo Disjointed, serie che non ha riscosso i consensi del pubblico, subendo la cancellazione dal palinsesto già dopo la prima stagione. La sua nuova creazione, tuttavia, sembra avere premesse diverse.

Discostandosi apertamente dal suo più grande successo – nelle prime battute dell’episodio, infatti, Sandy “insulta” apertamente gli attori di The Big Bang Theory – ne Il Metodo Kominsky Lorre vuole andare più a fondo, parlare di vita, di paure, del desiderio di continuare a rimettersi in gioco anche quando il tempo si avvicina alla data di scadenza. Tutto senza lasciare mai da parte una gustosa ironia, apparentemente disincantata.

Il metodo Kominsky, Michael Douglas, Alan ArkinE la scelta dei due attori premi Oscar, in questo senso appare azzeccatissima. Douglas e Arkin vestono con elegante scioltezza i panni dei due “vecchietti” cinici e un po’ burberi che quando si incontrano si punzecchiano senza pietà con spassosi siparietti alla Jack Lemmon e Walter Matthau. Ma dietro il loro black humor, si nasconde ben altro.

Il personaggio di Sandy (forse un omaggio al grande maestro di recitazione Sanford “Sandy” Meisner, che ha sfornato dalla sua scuola celebri stelle di Hollywood, tra l’altro citate nell’episodio) è un uomo che ha accettato il suo passato di attore di secondo piano, e vive la sua carriera da insegnante con entusiasmo e dedizione. Ma la sua vitalità cela una tremenda paura della morte. Difatti, quando l’amico gli chiede di passare a trovare la moglie Eileen (Susan Sullivan), ridotta in fin di vita da un male incurabile, lui prende tempo, inventa scuse, per non dover scendere a patti con ciò che, prima o poi, è ineluttabile per tutti.

Dal canto suo Norman (eccezionale Alan Arkin) in poche scene e battute mostra tutto il suo amore per la compagna di una vita, prendendosene ostinatamente cura, pur accettando quello che Sandy fa finta di non vedere.

Emerge infine anche il rapporto fra Sandy e sua figlia Mindy (Sarah Baker) da cui si intuiscono gli equilibri precari, conseguenze di un padre non troppo presente nell’adolescenza della ragazza, e che presumibilmente gli episodi successivi avranno modo di approfondire.

Valutazione globale - 7

7

Ironico, tenero, riflessivo. Un inizio interessante

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Il metodo Kominsky: giudizio in sintesi Alan Arkin, Il metodo Kominsky

In questo primo di otto episodi complessivi, abbiamo già un’idea abbastanza chiara di quali potranno essere i temi e i toni dell’intera stagione. Il metodo Kominsky incuriosisce lo spettatore per la leggerezza da commedia con cui affronta argomenti drammatici e intimisti, poggiandosi sulle convincenti interpretazioni dei due protagonisti, ottimamente calati nei ruoli e ben calibrati nella loro complicità, e sullo sfondo dell’ambiente televisivo e cinematografico della Los Angeles dei giorni nostri, come interessante spunto meta testuale. Il rischio, forse, è quello di cadere nel “già visto”, ma al momento, la godibilità e la qualità del prodotto, tengono al riparo dai possibili cliché.

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