La prima (e unica?) stagione di Erased si è rivelato un buon tentativo, con degli spunti interessanti ma sviluppato a metà dalla coproduzione tra Netflix e la giapponese Kansai TV, con una stagione sostanzialmente di breve durata (6 ore scarse) ma interessante solo a tratti.
Erased, prima stagione: sinossi
Satoru è un ragazzo timido e introverso, a cui piacerebbe riuscire a scrivere un Manga, ma nella vita si barcamena consegnando pizze. Ma a Satoru capitano anche cose strane, ossia, quando sta per accadere qualcosa di brutto nel posto in cui si trova, viene riportato indietro nel tempo di qualche minuto, per risolvere la cosa. La situazione però si complica quando trova la madre morta e viene riportato indietro di ben 18 anni, alla quinta elementare, per cercare di risolvere un mistero che, verosimilmente, ha dato origine a tutto. Da qui si sviluppa una storia che però resta quasi totalmente ancorata a questa seconda linea temporale perdendo un po’ la dimensione del fantasy.
Erased, prima stagione: le nostre impressioni
Ad inizio stagione, nei primi episodi, Erased sembrava puntare molto sulla componente fantascentifica, con questa possibilità data al protagonista di saltare avanti e indietro nel tempo, ma poi questa particolarità della storia si è andata via via spegnendo, accantonando praticamente la prima linea temporale che è diventata a tutti gli effetti solo una “causa scatenante” ma con relativo influsso sul resto della narrazione, se non per minimi flash per Satoru.
In questo modo, parzialmente, la serie ci perde o, quantomeno, dà l’impressione di un opportunità colta solo a metà, perché quello che ne segue è un normale (normale per essere giapponese) crime drama, che si dispiega, saltando quindic’anni a piè pari, su un arco ventennale con i bravi studenti, detective improvvisati, che cercano di contrastare il malvagio predatore di bambini innocenti. Insomma, tolta la parte più innovativa, rimane qualcosa di decisamente già visto.
Le scelte narrative, inoltre, creano due tipologie di serie molto differenti, mentre la prima, sicuramente più riuscita, è una cosa che è molto in voga ultimamente, ossia una sorta di revival anni 80 con ragazzini protagonisti (Stranger Thinng, misto a Goonies, misto a manga giapponesi a caso), la seconda parte assomiglia molto di più ad un La Signora in Giallo in salsa nipponica, con tanto di stratagemma finale alla “dobbiamo far confessare il cattivo”.
La parte “etica” poi, tipica della narrazione giapponese più classica, con iperboli sul valore di amicizia, onestà, dignità, rispetto, rendono la storia forse un po’ troppo melensa per il nostro gusto occidentale. Non che sia insopportabile, perché comunque la serie anche grazie alla breve durata si fa guardare, però rimane un retrogusto amaro in bocca, anche per via di una rara pochezza tecnica soprattutto negli ultimi episodi.
Erased - prima stagione
Valutazione globale - 6
6
Si perde per strada
Erased, prima stagione: un giudizio in sintesi
Il concept della serie ha delle potenzialità sfruttate solo in parte e nella doppia narrazione, che si differenzia anche in stile espositivo, solo una metà funziona, mentre l’altra cade nel banale e, purtroppo, questa è proprio quella che porta alla conclusione della storia.
Lo show vive una sua evoluzione particolare, quindi: affascina all’inizio, intriga e intrattiene nella parte centrale, si perde nel finale in cui si continua a guardarlo giusto per vedere come si conclude, ma niente di più, anzi, lasciando la sensazione che vedere una stagione di Erased va bene, due già diventerebbero troppe.