Don’t Worry è l’ultimo film di Gus Van Sant con Joaquin Phoenix, presentato in anteprima alla Berlinale di quest’anno.
Don’t Worry: la sinossi
John Callahan, durante una notte brava che lo ha visto alzare un po’ troppo il gomito insieme al suo compagno di bevute, subisce un incidente che gli provocherà una paralisi dalla testa in giù per il resto della sua vita. Per un soggetto come lui, dedito alle scorribande e all’alcolismo, potrebbe essere l’inizio della fine. Ma grazie ad una forte volontà d’animo, John troverà la giusta occasione di riscatto frequentando gli alcolisti anonimi e scoprendo un talento speciale.
Don’t Worry: le nostre impressioni
Con Don’t Worry (il titolo originale prosegue con He Won’t Get Far on Foot, ovvero “non andrà molto lontano a piedi”), Gus Van Sant prosegue il discorso della lotta dell’essere umano ai propri demoni interiori, che è stato un po’ una sorta di fil rouge in gran parte della sua filmografia. Lo è stato anche con il precedente film, La foresta dei sogni, ma il risultato è stato alquanto deludente, per non dire pessimo. Discorso inverso, invece, per Don’t Worry, un film che doveva vedere la luce già vent’anni fa quando Robin Williams acquisì i diritti dell’autobiografia di John Callahan, senza poi farne di niente (e, per come è andata a finire per l’attore de L’attimo fuggente, si capiscono molti dei motivi per il quale Williams si era interessato a questa storia).
Don’t Worry è un film che evita sapientemente e con astuzia ogni forma di pietismo e di piagnistei. La situazione nel quale si ritrova John Callahan, paralizzato su una sedia a rotelle, poteva dirottare il film verso un registro più cupo, buio. Invece no, non accade niente di tutto questo. Perché la vita del protagonista è una di qulle che vanno raccontate con leggerezza e sorriso sulle labbra, proprio come John Callahan aveva deciso di affrontare il suo secondo tempo. Inutile piangersi addosso, inutile continuare nel tunnel senza uscita dell’alcolismo. E’ lungo il rettilineo da affrontare, ma vale pur sempre la pena arrivare al traguardo per vedere cosa c’è dopo. Gus Van Sant riesce a cogliere esattamente il messaggio trasmesso da Callahan e a restituire un film che fa della sua positività il pregio migliore.
Bravo, ma non c’erano poi molti dubbi a riguardo, Joaquin Phoenix che offre un’interpretazione misurata e contenuta di John Callahan. La vera rivelazione, però, è Jonah Hill, nelle vesti dello sponsor di John. Un personaggio sofferente e intenso, e molto fondamentale per la svolta di Callahan, che oltre alla ‘terapia’ degli alcolisti anonimi decide di affrontare la nuova vita con il sarcasmo. Un sarcasmo che veicola tramite alcune vignette che comincerà a disegnare per dei quotidiani provocando reazioni contrastanti tra l’opinione pubblica. Alcune delle scene con Callahan che cerca l’apprezzamento alle sue vignette dalla gente fermata per strada sono a tratti esilaranti e molto azzeccate.
Don't Worry
Valutazione globale
Estremamente positivo
Don’t Worry: giudizio in sintesi
Don’t Worry di Gus Van Sant, fregandosene del politically correct, è un film sincero e trasparente, come il protagonista John Callahan. La vita gli ha tolto l’uso delle gambe, ma non la forza di reagire, di cercare quell’appiglio che lo tenga lontano dai fantasmi del passato. Non sempre è tutto positivo, certo. Ma la lezione che ci dà Callahan – e di conseguenza il film – è che dopo ogni caduta c’è sempre una risalita. E che non importa se il percorso non è sempre piano. Laddove c’è un ostacolo che ti fa cadere, c’è anche qualcuno pronto a darti una mano a ritirarti su. Senza pregiudizio alcuno. Astenersi per chi cerca una storia rassicurante e melodrammatica.
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