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Watchmen: da Damon Lindelof nuovi dettagli della storia che sarà originale

Una volta preso atto dei molti rumours relativi all’uscita della serie Watchmen, lo sceneggiatore Damon Lindelof (LostThe Leftovers) ha deciso di condividere su Instagram una lunga lettera di cinque pagine, in cui spiega ai fan le ragioni che lo hanno portato a non fare della graphic novel di Alan Moore e Dave Gibbons un semplice adattamento.

Attualmente in fase di sviluppo, lo show targato HBO proporrà infatti una storia nuova, “remixata” per citare lo stesso Lindelof: “Non abbiamo alcun desiderio di adattare i dodici numeri che Mr. Moore e Mr. Gibbons hanno creato trent’anni fa. Quei numeri sono un terreno sacro e non saranno né modificati, né riprodotti, né ripresi per farne un reboot. Ad ogni modo, saranno remixati”.

Un approccio contemporaneo alla graphic novel Watchmen

Lo sceneggiatore ha spiegato che è come se i dodici numeri originali fossero il Vecchio Testamento: il progetto a cui stanno lavorando, rispettivamente rappresentato dal Nuovo Testamento, non cancellerà la storia precedente e allo stesso tempo non sarà un sequel, ma offrirà un approccio inedito e contemporaneo dell’opera di Moore e Gibbons, con nuovi personaggi, nuove maschere e tematiche legate all’attualità.

watchmenEcco le sue parole: “La creazione. Il Giardino dell’Eden. Abramo e Isacco. Il Diluvio Universale. È successo tutto. Le cose andranno così anche per Watchmen. Il Comico è morto. Dan e Laurie stanno insieme. Ozymandias ha salvato il mondo e il Dr. Manhattan lo ha lasciato dopo aver disintegrato Rorschach nel freddo pungente dell’Antartide”.

Ambientata nel 1985, in vista di una guerra nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, quella di Watchmen si presenta come una storia distopica e satirica, in cui i protagonisti sono un gruppo di supereroi dichiarati fuorilegge da un decreto amministrativo che prendeva atto del crescente malcontento popolare nei loro confronti.

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Ciò che ha reso la graphic novel di Moore e Gibbons un’opera del tutto innovativa è il fatto di aver presentato dei supereroi nel loro aspetto più umano e personale piuttosto che in quello straordinario e avventuroso, decostruendo così l’archetipo del supereroe convenzionale.

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Fonte: Deadline

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