Quant’è difficile avere 13 anni? E’ il periodo dell’esistenza umana dove siamo più vulnerabili, in quel limbo tra adolescenza ed età adulta. A 13 anni si possono fare tante stupidaggini, come ha ricordato a Indiewire l’attore Andrew Rannells che presta la voce ad uno dei personaggi di Big Mouth, il cartone per adulti sbarcato su Netflix lo scorso 29 settembre:
“Se quando avevo 13 anni ci fosse già stato Facebook avrei fatto così tanti video e foto stupide”
I creatori di Big Mouth lo dicono chiaro e tondo: da quell’età ci siamo passati tutti. Sì, proprio tutti. Dalla ragazza che ha il suo primo ciclo durante una gita scolastica, all’acne che ‘impesta’ i visi di maschi e femmine. L’obiettivo della serie è proprio quello di aiutare tutti loro.
Big Mouth segue la pubertà di tre compagni di scuola: Nick, Andrew e Jessi. Dando ai tredicenni la giusta importanza che si meritano, la serie animata animata di Netflix non è solo puro intrattenimento, ma normalizza prima di tutto il comportamento tenuto dai quegli adolescenti che si trovano in una fascia d’età che da adulti giudichiamo come imbarazzante.
I punti di forza di Big Mouth
Il punto di forza di Big Mouth non è tanto lo stile d’animazione che ricorda American Dad o I Griffin, quanto le storie raccontate in ciascun episodio che corrispondono alla vera realtà vissuta dai tredicenni.
“L’idea mi è venuta quando in un’intervista stavo parlando di quella volta quando sono venuto nei pantaloni durante il ballo scolastico”, afferma il produttore esecutivo Andrew Goldberg sul processo di ideazione della serie.
Passare attraverso i cambiamenti vissuti da un adolescente non è nient’altro che un’esperienza trionfante, per cui la squadra di autori si è prefissa un tema che etichettasse l’intera serie con una frase come “è ok avere 13 anni”.
“Abbiamo creato uno spazio dove tutti possiamo parlare di quella che è stata la nostra esperienza a quell’età e di cosa abbiamo imparato, e quello che abbiamo imparato è che non eravamo i soli a provare sensazioni come paura, ansia e insicurezza”, dice il produttore esecutivo Mark Levin parlando del processo creativo della serie. “Quello che credevo fosse un horror privato, nei fatti era un horror universale.”
Le pubertà raccontata dai protagonisti della serie
Nick Kroll, uno degli autori di Big Mouth, si augura che la serie possa essere vista insieme da figli e genitori, presumendo che quest’ultimi siano di mentalità aperta e che i più giovani siano maturi abbastanza. L’attrice comica June Diane Raphael, che presta la voce a Queen Bee Devin, ha condiviso la sua esperienza nel dormire a casa di altri quando era un’adolescente:
“Mi ricordo di quando ho dormito a casa di amiche in quinta elementare. Era il periodo in cui cominciava a crescerci il seno e ci mettevamo per gioco a classificare tutti i nostri seni dandogli i voti. Voglio dire, era una cosa orribile”.
La ribellione adolescenziale era normale tra tutti i componenti del cast di Big Mouth, sebbene Jessi Klein (la voce di Jessi) invece di andare a qualche pigiama party a casa di amici sgattaiolava nelle strade di New York:
“Io e alcuni miei amici, senza il permesso dei nostri genitori, andammo a vedere la cover band dei The Doors a Bleecker Street e stemmo fuori oltre le 1 di notte. Mio padre uscì di casa per cercarci, e onestamente penso che lui fu più imbarazzato nel vederci ascoltare una cover band dei The Doors che trovarci fuori a quell’ora tarda della notte”.
La serie animata Netflix presenta un accurato ritratto di cosa vuol dire attraversare la pubertà ai nostri giorni, e per la maggior parte è quello che accade ai personaggi di Big Mouth. Ad esempio, nell’episodio 3, Matthew afferma che “nessuno è al 100% gay o etero. E’ uno spettro.”
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Fonte: Indiewire