Il 31 agosto è sbarcata su Netflix la seconda stagione di Ozark, la serie originale che narra le vicende della famiglia Byrde, in un arco narrativo di dieci episodi da 60 minuti.
Ozark: sinossi

Ozark: le nostre impressioni
La seconda stagione di Ozark si riallaccia alla prima senza salti temporali, e gravita attorno al macro-obiettivo che scandisce l’andamento e le vicende dei dieci episodi: la costruzione del Casinò. Anche in questa occasione Marty e sua moglie Wendy (Laura Linney) si ritrovano fra l’incudine e il martello: da una parte i messicani, rappresentati dalla gelida e spietata avvocatessa Helen Pierce (Janet McTeer), dall’altra i coniugi Jacob e Darlene Snell (Peter Mullan e Lisa Emery), spacciatori locali di eroina con cui Marty ha dovuto scendere a compromessi e includere nell’affare.

Sullo sfondo della coppia, hanno grande rilievo le storie personali degli altri personaggi che costellano la serie. I figli dei Byrde, Jonah (Skylar Gaertner) e Charlotte (Sofia Hublitz), consapevoli e partecipi delle azioni criminali dei genitori, oscillano sempre di più fra un’adolescenza perduta troppo presto e una maturità impostagli dall’alto. Significativo in questo senso il momento in cui Charlotte rivendica la sua emancipazione, gesto di ribellione e rifiuto verso una vita che non le appartiene.
Come dimenticare Ruth Langmore (Julia Garner), forse uno dei personaggi più riusciti di tutta la serie. Diventata collaboratrice stretta di Marty nella gestione dei suoi affari, anche lei è un’adolescente maturata troppo presto, anche lei ha commesso delle azioni terribili, pur di proteggere e garantire un futuro a suo cugino Wyatt 
Rutt lotta infatti proprio contro la sua stessa famiglia, specialmente contro il padre Cade, appena uscito di prigione e ossessionato dal rubare a tutti i costi i soldi di Marty.
Quelli di Ozark, sono personaggi tormentati, dal passato angoscioso e un senso di profonda solitudine nell’anima. Questo senso di solitudine si riscontra in un’altra dicotomia, il rapporto di collaborazione forzata tra Rachel (Jordana Spiro) e l’agente infiltrato Roy Petty, anche lui con la sua ossessione personale di inchiodare Marty, e con i mostri del passato che vessano il suo presente. Petty costringe Rachel a indossare un microfono per raccogliere prove sulla famiglia Byrde, in cambio di droga estorta ai pusher locali. Lei è una donna sola, innamorata di Marty, che ha trovato riparo nella tossicodipendenza, ed è quindi facilmente ricattabile.
Ozark offre dunque un quadro che non lascia posto né agli eroi né alla redenzione, ma solo a chi ha il peso sullo stomaco di sopravvivere, e la destrezza necessaria per rimanere a galla in uno scenario marcio e corrotto. Un insieme di stati d’animo tangibili anche grazie ad una scenografia cupa e una fotografia che predilige toni freddi e scuri.
Ozark - Seconda stagione
Valutazione globale
Cupo, intenso. Forse poco spregiudicato.
Ozark: giudizio in sintesi

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