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Normal: la recensione del film di Adele Tulli

Normal: recensione del documentario di Adele Tulli

Normal è il documentario di Adele Tulli, presentato alla 68° edizione della Berlinale nella sezione Panorama.

Normal: sinossi

Quali sono le abitudini sociali e comportamentali che distinguono i generi? Fin dalla più tenera età, maschi e femmine vengono abituati a specifici modi di fare, esperienze, estetica, abbigliamento e tanto altro ancora affinché la distinzione di genere sia ben visibile e riconoscibile. Adele Tulli affronta l’argomento in un documentario che analizza come tale differenza venga imposta e sia presente dalla tenera età all’età adulta in diversi aspetti della vita degli individui.

Normal: le nostre impressioni

Normal: la recensione del film di Adele Tulli

Adele Tulli affronta con grande attenzione e freddezza la fenomenologia sociale del binarismo di genere, così come attualmente radicato e visceralmente sentito in innumerevoli contesti del nostro paese. Senza offrire particolari tipi di commenti in voce over, che potrebbero talvolta guidare lo spettatore, la regista ha scelto di lasciar che le immagini spiazzino lo spettatore e che parlino da sole, siccome quello che viene proposto sullo schermo è considerato nella società italiana contemporanea, appunto, “normal”. Tale scelta risulta ancora più efficace nell’intento di dimostrare proprio il contrario: ogni rituale sociale, gesto, dialogo, evento che viene mostrato deve apparire grottesco, a tratti imbarazzante, perché grottesca (e senza compromessi) è l’imposizione sistemica di specifiche performance di genere.

Normal: la recensione del film di Adele Tulli

I quadretti e le situazioni sociali che vengono proposte sono diversi, da quei gesti apparentemente innocui come il fare il buco alle orecchie ad una bambina a contesti decisamente più spinti come lo spettacolo di pole dance sulle moto da corsa. Normal ripropone un ventaglio estremamente variegato di situazioni quotidiane (come si vestono uomini e donne, quali sport vengono praticati, come si relazionano con l’altro sesso…) o eccezionali (addio al nubilato, matrimonio, feste in spiaggia…) in cui è possibile vedere come il binarismo di genere maschio-femmina, che ci viene inculcato fin dall’infanzia, influenza le nostre pratiche abituali. Le bambine giocano in un certo modo, i bambini in un altro; le ragazze hanno certe abitudini che i ragazzi non si sognerebbero mai di fare; le donne dedicano attenzioni ed energie a fare determinate attività, così come gli uomini coltivano tutt’altri interessi. Normal mostra come la performance di genere sia radicata nella vita delle persone e ramificata in una serie sorprendente di contesti, in cui tendenzialmente veniamo abituati a non problematizzare nulla di ciò che accade. Chi è disposto a riconoscere il potenziale coercitivo e oppressivo del binarismo categoriale, che tutti abbiamo conosciuto più o meno (in)consapevolmente sulla nostra stessa pelle nel corso degli anni, rivedrà e rivivrà delle situazioni familiari così come verrà istruito sull’esistenza di altre realtà sorprendenti che la Tulli riesce a mostrare in tutto il loro essere grottesche, ridicole, brutali.

Normal: la recensione del film di Adele Tulli

Si ride rimanendo sbalorditi e, se si è disposti a dar spazio ad una riflessione più approfondita, anche molto preoccupati: perché non esiste una Barbie-meccanico, ma solo Barbie-principessa o Barbie-casalinga? Perché le bambine vengono vestite da fatine e truccate coi brillantini mentre i bambini vengono abituati fin da piccoli giocare con piccole ruspe di plastica? Non esistono vie di mezzo, o sei rosa o sei azzurro, e devi comportarti come si addice al colore che ti è stato assegnato dall’infanzia. E si tratta di un processo cui la maggior parte delle persone si attengono, poiché la società lo impone come incontestabile, normale. La normalità del binarismo di genere ha la sua ragion d’essere proprio nelle pratiche quotidiane, nelle abitudini cui non facciamo quasi caso e trova la sua forza nella sua condivisione sociale come valore ontologico fondamentale.

Normal: la recensione del film di Adele Tulli

Il risultato ultimo, per chi è disposto a osservare con sguardo critico le questioni di genere, è un film che diverte e disturba, che riesce a rispolverare anche solo alcuni tratti di esperienze che molti possono aver vissuto in prima persona, riportando una notevole quantità di esempi e verosimilmente limitandosi soltanto ad alcuni all’interno di un corpus potenzialmente inesauribile. Finalmente un documentario coraggioso e tratto da dati e storie non inventati si destreggia con grande agilità e intelligenza nel raccontare le varie manifestazioni della “normale” ed angosciante dell’eteronormatività, dimostrando che queste domande hanno delle conseguenze sociali e comportamentali, troppo spesso e volentieri ai limiti dell’assurdo e dello psichedelico. Coraggioso perché è tanto scomodo quanto potenzialmente esplosivo tematizzare criticamente la normalità, lasciando che essa parli per sé, senza bisogno di commenti espliciti.

Normal

valutazione globale - 7.5

7.5

Un documentario straniante, disturbante e coraggioso

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Normal: giudizio in sintesi

Normal esplora situazioni sociali, scene di vita, eventi, interazioni interpersonali e luoghi che illustrano come le convenzioni di genere condizionino la vita delle persone, come le identità di genere “normali” siano costruite da una serie di rituali e convinzioni sociali largamente condivise. È un documentario che offre uno sguardo puntuale, disincantato e cinico sulla questione del binarismo di genere radicato nella società italiana contemporanea. Attraverso il dispiego di una lunga serie di esempi di situazioni e abitudini sociali che vengono lasciati scorrere sullo schermo senza commenti di alcun tipo, Normal mostra le aberrazioni generate dall’imposizione di determinate performances di genere, visibili a chi è disposto a non vedere quelle pratiche come qualcosa di, appunto, normale, ma socialmente costruito.

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